100 Sindaci per la Bellezza e il Paesaggio

“Il nostro petrolio è la bellezza
La bellezza ci fa pensare alto
E noi la buttiamo via come se fosse danaro
dentro tasche bucate
La bellezza grida i suoi dolori in modo silenzioso.
Bisogna curare le orecchie di chi comanda
Perché riescano a sentirla
La bellezza è il nutrimento della mente
La bellezza in Italia puoi anche incontrarla per strada
e ti riempie subito di stupore

Ma nei piccoli mondi c’è tanta bellezza che sta morendo.
Se noi la salviamo, salviamo noi”.
Tonino Guerra

La bellezza e il paesaggio, la ricchezza e la qualità del patrimonio artistico, archeologico e architettonico, la originalità e l’importanza della ricerca culturale e della tradizione musicale, teatrale, della moda e in genere della creatività fanno dell’Italia un Paese unico al mondo.
Il diritto alla bellezza e la tutela del paesaggio non sono un’attività ‘fra altre’ per la Repubblica, ma una delle sue missioni più proprie, pubblica e inalienabile

per dettato costituzionale e per volontà di una identità millenaria.
L’articolo 9 della nostra Carta fondamentale, recita: “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
La stessa Costituzione prevede inoltre al 1° comma dell’art. 33 che «l’arte e la scienza sono libere e libero ne è l’insegnamento».
Il diritto alla bellezza e al paesaggio è dunque un obbligo statale finalizzato al sostegno e alla realizzazione del valore della libertà dell’uomo.
Ma tali principi sono scolpiti soprattutto nella coscienza di ciascuno di noi e a ragione si può affermare che la nostra identità nazionale si basa anche sulla consapevolezza di possedere,  dover custodire e valorizzare un patrimonio culturale ricchissimo,  frutto di arte e scienza, espressioni della genialità umana, individuale e collettiva.
E’ dunque necessario un impegno prioritario a partire dalle “città della bellezza e del paesaggio” che in questo momento di crisi sociale ed economica, sono costrette a ripensare forme e modi dello sviluppo sostenibile.
“100 città della bellezza e del paesaggio” intendono  guardare alla cultura del territorio come risorsa e come valore, investendo in questo settore con  scelte consapevoli e coraggiose, in controtendenza rispetto alle politiche nazionali.
Dal federalismo fiscale, ai temi della perequazioni e della giustizia sociale e culturale, si aprono nuovi spazi di confronto con lo Stato e le Regioni che permettono di definire nuovi fabbisogni e costi, dai servizi ecologici, economici e culturali, ai sistemi perequativi per il trasferimento e l’allocazione di beni e servizi.
Il presupposto di questa scelta è un concetto di cultura  ampio, che ricomprende i beni e le attività culturali e ambientali, le imprese verdi e creative, l’innovazione proveniente dalla tradizione, la cura e la manutenzione del territorio e  tutti gli ambiti di produzione di contenuti e di valorizzazione materiale ed immateriale di storie e beni di eccellenza. Esperienze queste accomunate  dall’essere aperte a una ricerca di bellezza e di verità che rende positivamente inquieti, aperti, creativi.
Sono tutti ambiti che producono valore economico, identità, coesione e sicurezza sociale, ma soprattutto valore in termini di sviluppo complessivo di un territorio e di una comunità.  Esiste una  fortissima relazione  tra cultura e innovazione, tra accesso culturale e qualità della vita, tra formazione permanente, istruzione,  occupazione e sviluppo,  tra patrimonio culturale e attrazione internazionale degli investimenti.
I progetti per lo sviluppo della cultura del territorio dovranno contenere precise indicazioni di sostegno alla ricerca e all’innovazione, dovranno orientarsi verso la crescita di una società che fa della conoscenza un terreno fondamentale di impegno, dovranno dimostrare capacità di produrre buona e nuova occupazione, dovranno favorire lo sviluppo della moderna impresa, dovranno, infine, avere la capacità di connettersi con altri settori, a partire dalla ricerca, la formazione e il turismo.
Indispensabili sono, in tal senso,  un comune sentire e una comune volontà che nascano da proposte condivise e capaci di superare i limiti di un eccessivo attaccamento al proprio specifico e alla propria realtà.
“100 Sindaci per la bellezza e il paesaggio” potranno svolgere la propria funzione di stimolo e proposta per programmi e progetti condivisi fra una pluralità di Enti, lo sviluppo di sistemi e di reti di reti, che vedano il coinvolgimento anche di soggetti privati, delle fondazioni bancarie, la collaborazione degli operatori dei beni e delle attività culturali con le Università, le Accademie, i Conservatori e gli Istituti di ricerca, l’intreccio fecondo tra il mondo della cultura e quello dell’economia e del lavoro.
La condivisione dello spirito e la sottoscrizione di questo Manifesto per la difesa e la valorizzazione della cultura del territorio, della bellezza e del paesaggio, costituiscono elemento di partenza di un lavoro che si dovrà sviluppare concretamente nei prossimi anni.

Una opinione su "100 Sindaci per la Bellezza e il Paesaggio"

  1. Non pretendo che la gioia non possa accompagnarsi alla bellezza; ma dico che la gioia è uno degli ornamenti più volgari, mentre la malinconia è della bellezza, per così dire, la nobile compagna, al punto che non so concepire un tipo di bellezza che non abbia in sé il dolore.
    (Charles Baudelaire, Opere postume)
    E noi abbiamo un presentimento che che nella esperienza comunitaria ci sia la possibilità di scoprire e vivere la bellezza! Nelle strade ,sui pendii , nei discorsi, nelle parole, nei manufatti,negli animali, nelle persone ,nei territori,nei paesaggi si può aggirare e incontrare ‘il fantasma o gli spettri della bellezza’ non solo come fatto evocativo o onirico.A patto che la sua perdita possa costituire per noi una necessità incontravertibile di rincontrarla o reinventarla in un recupero razionale del nostro legame con i territori d’origine e le persone umili che ce lo hanno conservato. Nella consapevolezza che una ragione senza ‘nostos’,che non conosce ritorno, non ci deve ostacolare o vietare di riprendere e ritrovare anche il mito che è la sua scaturigine ma soprattutto il luogo della sua destinazione ultima.Dobbiamo rieducarci alla possibilità di tornare ad “abitare” i luoghi, le persone ,le cose e i significati dell’esistenza ricercando e vivendo una condizione che ci permette di sottrarci allo ‘spaesamento’ moderno o tardo-moderno. Su questa base la conoscenza stessa che si fa sentimento, pensiero e vita assume un’attitudine attiva e quindi ‘estetica’ in cui l’apprendimento stesso e il piacerei esso, si traduce nella pratica in una azione intersoggettivamente condivisa e produttiva improntata alla “bellezza” . Questo è nelle possibilità di tutti quelli che saranno spettatori attivi e attori “loquendi et vivendi”…… architetti, archeologi, musici, cantanti, poeti, filosofi, narratori, cuochi, fotografi, registi…. ….e un barbiere…un posturologo, un medico umanista e altri luminari di discipline inusuali…. Ognuno ad offrire “il meglio” di sé e della sua professione o interesse. E anche degli “ artisti –come scriveva Platone- impegnati in una professione che ha come caratteristica distintiva la ricerca dell’essenziale” Cosa c’è di più essenziale per gli uomini della “bellezza”?Il “meglio” è “bellezza”!La compiutezza formale e sostanziale che va sotto il nome di bellezza costituisce, in questa prospettiva, il principio ultimo del nostro orientamento nel mondo. Senza la bellezza, in breve, non saremmo in grado di interpretare il mondo e……. meno che meno di viverlo con consapevolezza e piacere per cambiarlo

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