……strade romane
di Gianni Panzetta _ ZUNGOLI: dal turismo della “misericordia” al turismo sostenibile.
Con la visita a Zungoli abbiamo aggiunto un altro tassello alla conoscenza al territorio irpino. Abbiamo visitato un paese ed il suo paesaggio utilizzando la metafora della via Herculea che lo tangeva nel periodo romano. Il vecchio centro, come avete visto è pressochè disabitato. E´stato abbandonato, non in seguito a catrastofe naturale, come di solito avviene, ma per incuria delle istituzioni e dei propri abitanti. Zungoli in passato aveva subito molti terremoti ma il banco di arenaria su cui è poggiato lo ha sempre salvato. I suoi primi abitanti scegliendo questo luogo e vivendo nelle grotte, oggi sottostanti alle abitazioni, ne avevano colto il”Genius Loci”. Se non ci fosse stato il terremoto del 1980 il processo dell´abbandono sarebbe durato più a lungo. Il denaro della ricostruzione ha creato un altro terremoto: lo spopolamento nel giro di quindici anni.
A Zungoli, mi riferisco sempre al Centro Storico, viene realizzata la rete idrica e fognante solo negli anni ’70, negli anni ‘80 la rete di distribuzione del gas e la nuova pavimentazione stradale. Zungoli però è un paese con struttura insediativa medioevale: la sua viabilità è costituita, prevalentemente, da scale e rampe e le strade sono molto strette escludendo le strade di bordo che sono dell´800. Le norme igieniche vietarono alla fine degli anni 70 la permanenza degli animali nel centro. Scomparvero così i muli, i cavalli e le galline in una comunità che era ancora a forte economia agricola. L’impossibilità della percorrenza con auto impediva anche quei servizi indispensabili: ritiro della spazzatura, accesso di pompieri e di autombulanze, ma anche il trasporto della legna nelle case, visto che allora il riscaldamento era ancora col camino.
A questo punto il denaro della ricostruzione si sarebbe dovuto utilizzare capendo che era possibile salvaguardare una parte del Centro, ripristinando un minimo di viabilita´ (questo sarebbe stato possibile ed io stesso ho fatto uno studio negli anni ‘80 con una tesi di laurea, avendo pero´ solo un timido appoggio dai membri dall´attuale amministrazione) e non profondendo tutte le risorse verso il nuovo paese. Il nuovo paese non si è localizzato a valle, come di solito avviene, ma a monte. Della valle aveva la vocazione agricola, della montagna quella pastorale. La mancanza dello “sbocco a valle”, promessa elettorale di una strada che avrebbe dovuto collegarlo a Grottaminarda e mai mantenuta, ha fatto si´che la parte nuova fosse trascinato verso Ariano, lungo la provinciale a cui e´legato. A Grottaminarda e´ collegato ancora con strade secondarie. Zungoli era un punto di arrivo senza ritorno. Ora non si arriva piu´ perche´ il Centro rimane a valle.
La scoperta dell´energia eolica in questa zona é una risorsa positiva per il territorio se progettata con oculatezza ma Zungoli rischia di essere sopraffatto da una selva di pale eoliche: un nuovo bosco si sostitira´ a quello secolare di cerri e querce totalmente distrutto agli inizi del ‘700 ed alla fine dell´800. E´arrivata negli anni 90 anche la discarica di Difesa Grande. Dopo, le rondini sono scomparse.
CHE FARE? Nonostante tutto, o forse,grazie anche a questo ci troviamo ad ereditare un piccolo gioiello urbano, espressione di una civilta´ contadina che, come Cairano, ha bisogno di essere reinventato per farlo rivivere. A questo proposito sono in atto in sud Italia progetti di rivitalizzazione portati avanti da un imprenditore italo svedese (D.Kihlgren) che stanno avendo molto successo. L´idea di Kihlgren, gia´realizzata in un paese abbandonato (S.Stefano di Sassano AQ), e´stata quella di rilevare numerose abitazioni, spesso allo stato di rudere, e restaurarle. Operazione gia´di per se´difficile visto che i proprietari eredi vivevano in gran parte in America. Kihlgren ha stilato un protocollo di intese con il comune. Ha preteso, visto che l´intervento prevedeva la rivalorizzazione di questo pezzo di storia e cultura, un vincolo ferreo che impedisce la costruzione di nuove case tutt´ intorno. L´idea e´di riattivare lo stile di vita del villaggio prima dell´abbandono: attivita´ in comune sull´aia, allevamento libero degli animali da cortile, coltivazione di orti e di campi, cibi caratteristici ricreati con l´aiuto del Museo delle Genti d´Abruzzo. Il protocollo da inoltre la possibilita´all’imprenditore di realizzare un albergo diffuso ma anche di vendere parte delle case restaurate. Oggi a S.Stefano vivono 120 persone, una presenza annuale di 7300 nelle strutture ricettive (albergo diffuso in 23 casette restaurate) 30 nuove attivita´commerciali. E´iniziato un processo di rivitalizzazione che tenta di ripopolarlo con nuovi abitanti.
Questa e´un’idea che potrebbe essere applicata anche a Zungoli cercando un imprenditore; sarebbe anche possibile creare una societa´di gestione del proprio patrimonio insieme ad istituzioni e, o, privati che veda direttamente interessato lo stesso comune di Zungoli. Ringrazio tutti i partecipanti alla manifestazione di Zungoli e chiedo perdono delle disfunzioni che pur ci sono state.