la trilogia del mare -dal punto dell’abisso fisso-. di Eugenio Tinto

Samech

 

Calmo in penombra, chiuso in me,

a dar ascolto. Silenzi profanati.

Lontano è il mio naufragio, monti,

sopra nuvole lattiginose e deliziose,

come il tuo sguardo in penombra.

Non sento voci, né parole di conforto,

sono nel deserto in cui mi trovi assorto.

 

Aleph

 

Disteso all’alba del giorno

che immensa notte sembra calata

immensa… immensa, stellata,

senza ombra riflessa sul platano.

 

Nessuno ha lasciato ciò che ha perso.

 

Foto di Salvatore Di Vilio

Deleth 

Piano sale, quasi decollando

e lieve scende senza planare.

Ha negli occhi le distese del mare

che senza agitarsi a lui si è voluto

donare

ammutolendo i sospiri, lo sguardo.

 

Eugenio Tinto 

2 pensieri riguardo “la trilogia del mare -dal punto dell’abisso fisso-. di Eugenio Tinto

  1. condvido l’ ingenuità semantiche di certi passaggi di cui scrive Salvatore e il tentativo di crearsi alla luce di un pudore poetico quasi infantile che giunge delicato alla lettura e per nulla artificioso e pure mi sono soffermata alle atmosfere rarefatte e intime di cui lo stile è permeato e anche sulla la mappa scandita dalle lettere ebraiche a titolo di ciò che le segue paradossalmente ma apparentemente non sempre nella natura di ciò che esse lettere in essenza esprimono.così sì è tentati di indagarne e quali connessioni transitano fra il titolo e il corpo poetico e la natura introversa introversa almeno per il mio sentire che le esprime.
    un saluto
    paola

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