Poesia della decrescita

La lingua appoggiata sulla terra

come la suola delle scarpe.

appoggiare la lingua

le mani

costruire con gli occhi

col sorriso

riempire il mondo di fiato

e di calore

non di cemento e di strade,

mettere fuorilegge le betoniere

bandire il calcestruzzo

armare solo la pazienza

la dolcezza

amare il vuoto

svoltare con violenza

verso la povertà

svoltare assieme

tornare non al mondo contadino

ma a ciò che c’era prima

che nascesse il mondo

cancellare dentro la testa

i deliri degli ultimi millenni

e stare qui a lodare

quello che non c’è

quello che non abbiamo.

 

franco arminio da “doppiozero”

 

3 pensieri riguardo “Poesia della decrescita

  1. resto dell’idea che è più difficile ma più utile riempire di fiato e calore le strade e il cemento.
    come dici tu mi pare un gol in fuorigioco.

  2. Amici, io penso che [” cancellare dentro la testa/ i deliri degli ultimi millenni…/,F.Arminio ], in particolare dell’ultimo secolo che ha scempiato tanto paesaggio e umanità anche con artificiose ideologie, peraltro tutte immolate nella corsa sfrenata di un benessere non sempre equo e solidale, sia precipuo dovere di ognuno di noi; arrestare questa corsa all’impazzata , che ormai colora giorno per giorno la nostra anima di grigio, lo si può fare solo incontrando altra gente e altri luoghi, vale a dire la vita che resta nelle pietre delle case, negli stridori del nostro tempo inquieto o nel vento che sbatte contro un uscio abbandonato. Osservare il vento, mentre cadono le foglie in altro luogo sconosciuto, visitato con clemenza, al di fuori delle sterili luminarie natalizie, che ormai partono con 40 giorni d’anticipo, non può che farci bene; essere per un attimo negli sguardi degli altri per scalfire una parlata, la storiografia, il murmure di un fiume significa in qualche modo affratellarsi alla natura, fare compagnia al paesaggio, tributare un saluto al mondo per riconciliarsi nel proposito di un avvenire contemperato che reclama attenzione e consapevolezza…
    Un saluto affettuoso a tutti, Gaetano.

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