MACCHIE DI RORSCHACH

di Donato Salzarulo

Ad Andrea Zanzotto

Per gli altri ognuno di noi
è una macchia di Rorschach
senza sapere di esserlo.
Più facile immmaginarsi
compatto e definito, frammento
di quarzo o cristallo che trapezista
in bilico su decine di corde
di parole, nate da corpi, impiantate
su circoli di energia continuamente
rinnovantesi.
E’ quando non regge più
la stratificazione, quando i cumuli
di storie si fanno letto per ricci
e scoiattoli che la memoria
cerca l’oblio, la copertura
delle nuvole.

Fa un certo effetto scoprire
che la castagna col buco fuori di te
è dentro di te, nel giro dei tuoi
pensieri.

Non posso accettare che sia tu
la castagna col buco, raccolta
domenica scorsa per dare
intervallo alla mente.
Io sono il tuo fuco. Da te si sprigiona
la morsa di calore, la rincorsa atletica,
la foresta folta di sguardi e balli fendenti
di ragioni e sragioni. Incidenti.

Ho trovato l’altra sera
il cuore, ho provato a svegliarlo
dalla paralisi, ad allontanarlo
dai lucidi argomenti del discorso.
Il mio amico non so cosa vorrebbe.
La tragedia! La tragedia! Ma la tragedia
è già in corso. Non si muore

soltanto imbracciando un fucile.

Ottobre 2011

2 pensieri riguardo “MACCHIE DI RORSCHACH

  1. Grazie Donato, e ben ritrovato.

    Questo testo trasmette una modalità, uno stile leggero, aggraziato – dal retrogusto vagamente fortiniano per quanto sia opportunamente dedicato a Zanzotto – nell’ esprimere l’autismo che disturba la comunicazione, il flusso pieno delle emozioni; non solo nei rapporti tra l’io e il tu, ma anche nelle interrelazioni sociali.

    Insomma, un modo poetico di dire la crisi.

    Ad ogni modo – e perdona la presunzione – darei una riassettata al vestito/forma, per liberare ancor di più la fluidità del ritmo.

  2. E’ proprio il caso di dirlo, ben tornato Salzarulo!
    Ci regala una riflessione profonda,un pensiero filosofico sulla vita ma anche su quello che ci portiamo dentro. Siamo macchie per gli altri e per noi stessi? C’è una possibilità di riparo? Un modo per uscire dalla paralisi?
    Ho fatto troppo domande. Meglio soffermarsi sul ritmo interno dei versi che rapisce…
    Un saluto

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