..c’è’ un nostro senso e modo di pensare e fare politica…….

tanto per ristabilire le priorità paesologiche a noi interessa di più cercare di capire cosa passa per la testa semplice di questo vecchio ‘panchinaro’ che nella testa complessa e politcista dei vari capogruppi nel Parlamento italiano o in quella intellettuale e professionale del nostro Presidente del Consiglio e dei nuovi ministri che comunque  controlliamo con rigorosa e critica attenzione……se pur nella stima della loro funzione democrtica……

di mauro orlando

L’esperienza  di  franco  del “ nord di pianura”  e le sue considerazioni  emozionali , come le sue considerazioni sulle esperienze politiche  nei riguardi del nuovo governo Monti…..  hanno bisogno di essere  meditate e discusse  non in modo personale ma comunitario e non per gusto  agonistico o per esercizio sofistico  ma  per  l’importanza che rivestono nella nostra possibile  esperienza comunitaria  nei  piccoli paesi  di tutte  le realtà periferiche ed  appenniniche dell’Italia. ”La visione e conoscenza  paesologica “ ha  il il privilegio e il merito  di sgomberare il campo dagli equivoci malevoli , pretestuosi e modernisti  di un comunitarismo e territorialismo  a rischio identitario e xenofobo. .Esso  punta  costitutivamente ad una soggettività –plurale consapevole ed attiva  e non “una specie di moda elitaria per i cittadini meno granitici, un modo per assicurare alle loro coscienze una parte di assoluzione”. Non è la nuova ideologia  per “spaesati” ,”terremotati” ,abbandonati  e stressati dal postfordismo  e  dalla globalizzazione neo liberista e speculativa  che nelle zone interne e nelle periferie metropolitane  ha spazzato via anche il  possibile mito  industrialista  e modernizzatore  superficiale delle coscienze.Le nostre proposte dei “ pensieri lunghi” della speranza e dei sogni non sono la pilatesca scelta irresponsabile al confronto con le machiavelliche “realtà effettuli”  né la ricerca ossesiva degli “arcana imperi” dei poteri strutturali  forti nelle istituzioni o deboli delle infrastrutture nelle società.Il nostro occhio e la nostra intelligenza sono orientati   nelle  vene della società dove   si vive un senso di spaesamento  depressivo (autismo corale e/o individuale) in  un cambiamento antropologico di una  società  che non  vede  pur con mezzi scarsi  fini certi: lavoro a vita ,possibilità di benessere,scolarizzazione  per i figli più acculturati dei padri  ecc. Oggi pur con maggiori ed abbondanti mezzi i fini diventano sempre più incerti. Anche se  all’apparenza si può  percepire e pensare   “… alle certezze che la vita di pianura offre a chi la conduce”. Oggi la globalizzazione ci impone   teoreticamente ossimori come “reti corte” e “pensieri lunghi “ o “reti lunghe ” e “pensieri  brevi”. “ Ora comprendo meglio la calma e la silenziosa operosità di questi luoghi. Qui non c’è mai lo squarcio, da qui si può arrivare ovunque e ritornare in fretta. Si può programmare il giorno suddividendolo in decine di cose da fare in luoghi differenti e si può fare la strada al contrario quasi senza intoppi” Vivere  al Nord  può dare queste  impressioni  ma esiste  un sottofondo carsico e depressivo chimicamente sedato , tutto prepolitico,segno di uno spaesamento antropologico   in una sorta di  distacco e di apatia che la Lega ha saputo  trasformare in energia propulsiva per macinare consenso elettorale. Noi stiamo cercando di ragionare in modo completamente originale e non regressivo  sulle due parole chiave  del nuovo discorso politico: comunità e territorio. Il territorio non è solo lo spazio del conflitto e delle scelte politiche che afffrontano anche  i grandi nodi della modernità globale e locale  ( trasformazione dei lavori,nuova immigrazione ,fabbrica diffusa , fonti energetiche naturali  quali acqua,aria, terra  e sole ).La dissolvenza  delle comunità originarie o dei nativi  in comunità del rancore ,della diffidenza o del rinserramento o quella falsamente identitaria  nell’esclusione dell’altro da sé. Io mi sto sempre più convincendo ( anche da una lettura attenta e dilatata nel tempo  di Terracarne non per averne una visione a volo d’aquila ma a muso di cane )  fuori dagli equivoci  della possibilità di una costruzione delle “comunità di cura” .Fuori dai fraintendimenti possibili   una comunità  operosa dei cittadini attivi ,consapevoli,liberi e reponsabili che operano per  la inclusione e per  la difesa dei diritti fondamentali della persona ,tra cui includerei anche il diritto alla cura e alla salute. Dovremmo con più lungimiranza  lavorare  per una convergenza  tra comunità operosa e comunità di cura  come antitodo per ridurre la sindrome  da comunità del rancore. A partire  dalla natura plurale conflittuale del territorio per non cadere nel pericolo del  populismo xenofobo  dell’  “ognuno padrone a casa sua”  dobbiamo pensare ad una politica del fare “nuova società e nuova cultura”. Paesologia e comunitarismo insomma .Esprimere  un pensiero di tipo e respiro  strategico  sulla terra nel mondo  da salvaguardare e da vivere profondamente  oltre allo starci ed abitarlo. La paesologia è anche la presunzione e la capacità di sentire “ che la percezione delle distanze”  ma sopratutto  la forza di superare  la “difficoltà a trovare il tono giusto per parlare a questi ragazzi di luoghi come l’Irpinia d’oriente, come l’altura, l’Appennino, la dorsale impervia e franosa che vivo  e che mi attraversa da anni, da quando sono nato”. Noi sappiamo che costa fatica  vivere  giorno dopo giorno “ il posto per la crepa, la spaccatura” e che non  rifiutiamo per snobismo intellettualistico e neoariitocratico  la città  dove “ non c’è lo spazio per la bruttura improvvisa, per il degrado, per lo sfregio”. Non ci convince e non ci basta  più parlare “di urbanocentrismo, di policentrismo…del  concetto di centro e di periferia del centro”. E le nostre esperienze  comunitarie e paesologiche  non sono “ visioni”, ma consapevolezze  conoscitive  non solo per pensare  ma per vivere  “i piccoli paesi” in un rapporto esistenziale alla riscoperta  della “grande vita “ che si nasconde tra le pieghe delle brutture  di una modernità senza anima  e di uno sviluppo senza progresso. Forse  un giorno ognuno di noi si sentirà  orgoglioso e rivoluzionario  di essere  vissuto   dagli  urbanizzati  per costrizione  e necessità  “una specie di indiano di una riserva, il buon selvaggio esposto alla curiosità dei cittadini civilizzati, una tigre del bengala costretta a stare nello zoo di Vienna. Insomma qualcosa di esotico”. E allora  fuori dai dubbi e paura ….” la paesologia “ non sarà percepita  come “ una scienza esotica, una specie di moda elitaria per i cittadini meno granitici, un modo per assicurare alle loro coscienze una parte di assoluzione. Come dire: vedo, conosco altri luoghi nei quali mai andrei a vivere e questo mi rende migliore. Solo questo”  E allora anche sentirsi  “….franoso, instabile, in bilico”  diventerà  un modo e una possibilità  di  rappresentare  un dubbio o un sospetto  che il  “ loro ordine interiore che traspare nel linguaggio, forbitissimo e accorto, nelle osservazioni, nella postura” e la loro condanna ad una inconsapevole  non libertà  e che la loro vita  ha perso di autenticità e di anima.Tutto questo non esclude che io cittadino italiano ritengo utile, necessaria  e qualitativamente rivoluzionaria nel mio paese la funzione della “politikè teknè” di un governo di saggi ,professionali,competenti e onesti ministri non solo rispetto alle inadeguatezze  e responsabilità dei passati ceti politici ripetto alla gravità delle degenerazioni politiche ed economiche.Noi resteremo comunque attenti nel controllo ma distanti nei tempi, nelle prospettive ,nei fini e nei mezzi  per pensare e fare politica.

mauro orlando

5 pensieri riguardo “..c’è’ un nostro senso e modo di pensare e fare politica…….

  1. … “le considerazioni di franco hanno bisogno di essere meditate e discusse non in modo personale ma comunitario e non per gusto agonistico o per esercizio sofistico”…
    mauro, non è che si esagera un pò?

    quanto al “nostro” senso e modo di pensare e fare la politica … mettiamola così: mentre cercate di capire cosa passa per la testa semplice (oddio!) di questo vecchio ‘panchinaro’, nella mia, di grazia, risparmiatevi sia di capire sia di metterci quello che pensate voi.

  2. …..le mie -e sottolineo mie- argomentazioni sono sempre e solo soggettive con esigenze di un confronto comunitario e mai prescrittive e impositive per le teste degli altri (meno che meno che per la tua).Cercare di “capire” pèerò non può essere vietato specialmente da chi si espone parlando o scrivendo scegliendo la complessità della scrittura del sofisma,del sarcasmo e dell’ironia….non come mezzo ma come fine.

  3. caro mauro, ti faccio notare che ad un mio modesto commento al post di franco tu, invece di accodare la tua risposta lì, esponi un nuovo post, nel quale l’uso del “nostro” al posto del “mio” fin dal titolo è con tutta evidenza mal sorvegliato.

    a me questa cosa, dopo il tempo speso assieme, né sorprende né mi scandalizza. se ne parlo, credimi, è solo per la cura che devo all’investimento emotivo che ho fatto fin qui con voi, e per non lasciare intentato una ulteriore tentativo di ricerca di nuove modalità di relazione e di confronto, che pure mi è parso di vedere oltre la “siepe” dei rapporti personali, come al solito complessi e farraginosi.

    ma il tema è questo: questo luogo tradisce ‘in pieno’ tutte le premesse e si configura come una non banale ma ennesima vetrina di scrittori, dove anche le parole di elda alla fine diventano letteratura…

  4. paolo bruschi come mcenroe, arminio borg, orlando lendl, sal. d’angelo vilas, ardito connors, martino lea pericoli, salzarulo come pietrangeli, nigro jose luis clark, di vilio anders gomez, luca è nastase, basilio leconte, citoni becker, malanga stefan edberg…io sono bertolucci

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