zia Lucia e le trame scucite dei paesi

“Il paese ogni tanto chiude una porta. Il paese ogni tanto perde qualcuno che tutti credevamo di conoscere e nessuno conosce. Bisognerebbe sforzarsi di tenerne in vita la vita, oltre che il ricordo ai funerali . Un paese prima che di case e di strade è fatto di storie e racconti”. Zì Lucia ‘o sciavorat, di storie e racconti ne aveva a volontà con i suoi 100 anni e 364 giorni. Oggi, ne avrebbe compiuti 101. Se ne è andata un giorno prima, era nata a Santa Lucia del 1910. Quando la salutavi, la prima cosa che ti chiedeva era “a chi appartieni?”. Al nord si parla del tempo per rompere il ghiaccio, da noi si parte con le discendenze, la famiglia, l’onestà. Zì Lucia, parlava con due grandi occhi che spesso cercavano nello sguardo del figlio un segno di approvazione. Esattamente un anno fa sulle pagine di “Campanì e campanò, piccole storie grandi a Durazzano”, aveva raccontato di un paese che nessuno ha visto nemmeno in foto, di strade e di ponti che dividevano la zona di “terra murata” dalla zona “casale”. Lo aveva fatto facendo scorrere immagini in bianco ed in nero. Come erano stati i colori della sua vita. Se ascoltandola provavi a farti il calcolo dei giorni, dei mesi, degli anni ti rendevi conto cosa fosse aver attraversato un secolo. Aveva visto nascite di re, morte di dittatori, avvicendarsi nove papi ed undici presidenti della Repubblica, guerre, rivoluzioni, cataclismi.

La vita di un secolo. Ma a Durazzano, il suo paese, le rivoluzioni erano altre. La spaccatura dell’Italia iniziava da qui: nei piccoli paesi, dove le persone avevano un nome ed un “contronome” ed erano tutti speciali, dove figure di donne avevano varcato solo la porta di casa o la montagna da dove scendere a valle legna o erba. Le rivoluzioni erano lasciare la famiglia per un mondo nuovo, dove tutto era attesa e speranza e nulla era certezza. Le rivoluzioni erano avere la forza di vendere una mucca per investire i soldi in un biglietto per un viaggio altrove. E così, la partenza, qualsiasi partenza, in una comunità era come un lutto. Ascoltandola riprovavi ancora a far conti, ma non ci riuscivi. Lei era una scatola cinese, da una storia ne nasceva un’altra: la gioventù passata a lavorare, il terremoto degli anni trenta, la presenza dei soldati marocchini in paese che rappresentavano la minaccia e l’ignoto, la partenza del marito per la guerra e poi la lunga attesa del ritorno, la fatica, gli stenti. Lei parlava. Parlava. E tutto un mondo si apriva. Ora quella porta resterà chiusa per sempre. Perché a differenza delle città, dove quando qualcuno muore sembra non accada poi molto, in un piccolo paese, una perdita è un lutto comunitario. È una trama scucita che nessuno sa rattoppare. Una presenza in meno fa rumore quando se ne va una storia senza che se ne formi un’ altra. Ma forse questo lo scriveranno anche di noi, nel 2111.

da Il Sannio Quotidiano 12/12/2011 – enzaiadevaia.wordpress.com

4 pensieri riguardo “zia Lucia e le trame scucite dei paesi

  1. Zia Lucia la trovate anche su CAMPANI’ CAMPANO’ il libro fotografico ( e di altro) di Enza Iadevaia, che ho trovato molto interessante. Libro che mi suggerisce di invitare l’autrice a esaminare la possibilità di una sua presenza, quale rappresentante del sannio casertan/beneventano, di essere presente il 4 marzo prossimo all’OFCA di Caserta per la giornata delle Comuniotà Provvisorie del territorio..

Rispondi

Scopri di più da Casa della Paesologia

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading