sotto la neve c’è terracarne

La neve si sta sciogliendo e il postino ritrova i suoi passi. Oggi nella buca delle lettere c’era l’ultimo numero di PulpLibri, a pagina 32 ho letto questa recensione di Flavia Vadrucci .

Franco Arminio  Terracarne

Andare per paesi. Dismettere ogni arroganza,  vestirsi di occhi gentili e ruminare la mezzeria, finché la luce tiene, finché ce n’è. Fai presto ad amare la paesologia di Franco Arminio, il suo muoversi  “ verso il minimo e il minore […] verso il residuo, lo sgraziato, il non visto”. Soprattutto quando la spina non molla il fianco, quando passi le giornate a divincolarti dalla morsa dell’inquietudine e a nasconderti al cecchino dell’ansia, quando il dolore ti avvelena il piatto e la paura ti oscura le finestre, fai presto a seguirlo, a sposare la sua ricetta di sopravvivenza, ad accogliere la sua lezione di lotta e di resa, a seguire il suo esempio di attenzione e di rifiuto, recriminazione e silenzio. Il suo passo è lieve e denso, goffo e perfetto. Lo sguardo è livido e innocente, rancoroso e riconciliato. Prendi la sua scia sommessa e ti bagni in un Sud storto, malandato, convalescente. Un Sud contratto, randagio, seduto su scalini di pietra, sull’orlo di piazze remote, protetto da case dove i ragni fanno i nidi nelle damigiane, ritirato dentro i bar degli scapoli. Un Sud che brilla nelle rughe non lisciate e marcisce intorno alle uscite autostradali, che ostenta gloria nelle rovine e cade sotto i colpi della maldicenza. Passarci attraverso è una cura. Brucia le escrescenze, lenisce i rovelli, placa i rantoli. Da Arminio si impara ad abitare la controra e lo sconforto, la periferia e il fallimento, l’incuria e la morte. Con lui si riesce a “stare a metà tra se stessi e le cose”, a essere  “terra e carne e niente”. A sprecare il tempo, a disarmare l’attesa, a rallentare il battito, ad addomesticare il panico, a sfiatare la vendetta.   “ Inutile camminare sopra il vetro del disincanto, inutile stabilirsi dentro il vuoto dell’anguria che c’è altrove. L’ importante è andare e venire, guardare e divagare”. Mastica e sputa, le faglie dell’anima. Mastica e sputa, che l’alba viene.

4 pensieri riguardo “sotto la neve c’è terracarne

  1. Parole che arrivano dritte al cuore:ho rivisto la mia amata terra e mi sono emozionata.Sono un’ irpina figlia di emigranti,io stessa “zingara”per forza e non per scelta.Porto con me:rabbia e nostalgia,amore e dolore,sentimenti che ho ritrovato nei suoi articoli. Mi spoglio di ogni pudore e voglio dedicarle questa mia emozione:

    Terra mia
    Madre mia
    quanto amore
    quanta bellezza!
    Ci hai nutrito di vento ed arcobaleni
    eco alle nostre risa su per i vicoli e
    verso sera,come puledri sfiancati,
    a guardar le stelle
    nel palmo della mano
    un pugno di lucciole.
    Reciso il cordone
    siamo andati in giro per il mondo
    come spugne impregnate
    dei tuoi sapori
    dei tuoi profumi
    un piccolo contatto e
    tutt’intorno: Magia
    agrifoglio e ginestra
    pan di zucchero e
    profumo di mosto.

    Terra mia
    ti ho cercata,invano,altrove
    torno a te
    Madre generosa.

    Con profonda stima Viviana.

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