post notturno

cari amici

sono da poco passate le quattro del mattino (valery la chiamava l’ora profondissima e pura).

l’ora del mondo adesso sembra aver perso purezza. è un’ora confusa, gremita di oggetti e parole

e ognuno di noi sembra spaccata tra la tentazione autistica e quella della condivisione. è una spaccatura che si sente anche qui ogni giorno, si sente nel silenzio intorno a certi post, si sente nella difficoltà di raccogliersi.

purtroppo non faremo in tempo a vedere un tempo nuovo, ci toccherà vivere i nostri anni in questa lunga agonia dell’occidente.

quello che possiamo fare è dare il massimo di onesta e di bellezza a questo nostro sfortunato passaggio terrestre.

siamo nell’era in cui il sogno e la ragione sono eclissati da uno stesso astro, gigantesco e invisibile, presente nei cieli e nella nostra testa.

chi ha un poco di gioia residua, chi ha un poco di vera disperazione

si faccia vivo. non c’è nessuna salvezza in vista, ma almeno possiamo dire di aver provato fino in fondo a fare onore al nostro essere qui.

armin

10 pensieri riguardo “post notturno

  1. il mio astro gigantesco e invisibile è il mio senso di colpa, che con gli anni non diminuisce, ma aumenta sempre

  2. io ci sono…… anche se non ci sono
    questo post notturno è disarmante e allo stesso tempo entusiasmante….

  3. sulla pagina di wikipedia di bisaccia c’è scritto tra le personalità legate al paese: “Franco Arminio – poeta (ancora in vita)” …ancora in vita! come fosse un’anomalia, come fosse scontato che le personalità, di norma, sono defunte… il tutto mi suonava quasi ironico. condivido appieno il pensiero delle quattro del mattino, anche ora alle quattro di pomeriggio. ti si attende al salone del libro, visto oggi che ci sei il 12 maggio

  4. Io mi vergogno solo di non riuscire a far miracoli: neanche quelli piccoli di star al mondo con qualche senso condiviso e riconosciuto, neanche una famiglia, lavoro; ne ho provate e continuo a provare di ogni, la sola cosa che ora so è che esserci davvero e metterci il possibile di sé in quel che si fa è l’unica medicina per questa nostra società/civiltà malata: la notte del 25 aprile un ragazzo che conoscevo, che scriveva e rappava e organizzava e faceva letture di poesie e sfanculava il mondo marcio con tutto se stesso, s’è buttato dalla finestra – a 21 anni. Siamo rimasti qui storditi e increduli: domenica lo ricorderemo, amici e conoscenti, a Treviso. Cosa possiamo fare, dire, bestemmiare, pregare, bere, ballare: che serva a qualcosa?!

    1. caro Ulisse, in certi casi le bestemmie sono “sacrosante”. In questo paese tira brutta aria…. e noi siamo sempre stanchi. Forse sarebbe opportuno bestemmiare e concedere un giusto riposo alla stanchezza.

  5. …un poco di gioia residua e…di vera disperazione….la vita come tragica irrisoluzione e respiro dell’ek-istere che “capita” a ciascuno di noi che possiamo accedere alla saggezza mai come stato definitivo e finale ma come comprendere le trame della “natura”, comprendere di esserne parte e nel sua grande gioco stare immune da rancori ,avarizie e gelosie……

  6. Ieri ho letto tutto d’un fiato ,e immedesimandomici, Stato in Luogo all’amico Orlando, quasi cieco e allettato dopo una dolorosissima operazione alla rotula sfrantummata in seguito a una caduta (per la cecità). Ad occhi chiusi, concentrato e come “vedendo” ciò che che gli leggevo, ogni tanto commentava “questa è un’immagine bellissima” “qui è tellurico” o annuiva con trasporto o con un sorriso. Di quando in quando rievocavamo anche noi anni situazioni o personaggi presenti nelle poesie, i primi sessanta, le uscite in gruppo,i nostri emigranti, i loro semplici, banali dolori, la loro asciutta desolata solitudine. Nel fare questo il sentimento ectoplasmatico della “voce” arminiana, il nostro rivederci bambini e poi ragazzi e il nostro essere lì, nell’ora presente, diventava un tutt’uno e il presente con i suoi inconvenienti ci restituiva a noi stessi, vivi di nuova energia.
    Ecco, nell’essere nella “voce” o nel dolore altrui ci si dimentica di sé e, come per miracolo, ci si ritrova anche. L’ora della condivisione, appunto. Che ciascuno vive come può.
    Non mi preoccuperei più di tanto del silenzio intorno a certi post e proverei a dimenticare certi personali autismi; buttate lì,queste considerazioni, se pure distrattamente (o proprio perchè buttate in questo modo) finiscono per attenuare la profondità del post e rischiano di essere fuorvianti o rivelatrici di ben più banali preoccupazioni.
    Stato in Luogo, invece, è un libro bellissimo, quasi perfetto nella struttura, al contempo lieve, elegante e fotografico nella tessitura. Parlerà da solo, per la sua bellezza.
    Un mio sincero pensiero di pena, di rabbia e di pietà va all’amico di Ulisse Fiolo. Ho vissuto la stessa esperienza un anno e mezzo fa, con un giovane amico di mio figlio. stessa età e chissà stesse tragedie interiori.
    Ecco, questo mi spinge a cercare di uscire sempre di più da me stesso e a prestare più ATTENZIONE (ogni genere di attenzione) a ciò che avviene intorno a me e , se possibile, esercitare più condivisione solidale.

  7. Credo che la speranza sia disegnata nel profilo (in alcune parti ancora intonso) delle nostre colline, nelle innumerevoli sfumature del loro verde, nel patchwork degli appezzamenti e delle colture, nella trama dei loro solchi, nelle volute delle nostre valli morbide come culle, nella forza delle storie e delle parole dei loro appassionati “amanti” (come franco Arminio), nel tepore delle loro anime, nella mistica della paesologia e in mille altre forme di “amor loci”.
    Chi ha bevuto al seno di queste colline non è facile alla resa, a volete può lamentarsi ma è solo un modo per cantarsi una nenia, recitare un mantra, utile a trovare ricetto e vigore nel proseguire…
    Viviamo in posti bellissimi, ignari persino a se stessi, noi che lo sappiamo dovremmo avere cura di non diffondere la notizia e godere contenti e gaudenti di sì tanta “grazia”. Chi vuole può sperimentare, basta guardarsi intorno con amore e attenzione per immergersi dentro inattese e mirabolanti meraviglie.

  8. Poserò la testa sulla tua spalla
    e farò
    un sogno di mare
    e domani un fuoco di legna

    perché l’aria azzurra
    diventi casa
    chi sarà a raccontare
    chi sarà

    sarà chi rimane
    io seguirò questo migrare
    seguirò
    questa corrente di ali

    (Tradizionale Rom – da Khorakhané di F. De André)

    Eccola la mia lettura ‘notturna’.
    EnzLu

Rispondi a Antonio D'AgostinoAnnulla risposta

Scopri di più da Casa della Paesologia

Abbonati ora per continuare a leggere e avere accesso all'archivio completo.

Continue reading