A LAVIANO…..il viaggio della paesologia comunitaria…..

di   mauro orlando

…a Laviano per continuare ad essere “i migranti dell’aria e del sogno” della “paesologia comunitaria”…..
Non abbiamo mai pensato ad una “comunità”,se pur provvisoria ,come la metafora in cui la ‘finzione’ è parte determinante della vita come sogno, non abbiamo più l’ardore o la freddezza stanziale di “costruire” nuove piccole ‘pòlis’,ordinate e democratiche…..o il desiderio di costruire “nuovi mondi” o cercare “isole felici”….. nel frattempo viviamo ancora le città almeno come sinonimo di influenze culturali,sociali ed economiche, ma soprattutto non amiamo le nuove città come ‘parco a tema’, o ‘luogo-non luogo affollato di vite assurde o come ospedali sedati nell’anima o come elaborate aberrazione o sperimentazione architettoniche e sociale.L’immaginario urbano oggi ci appare costantemente in bilico tra realtà e il suo doppio,tra copie ed originali, tra pensiero critico e deriva surreale. La ricerca e la pratica dell’architettura più “creativa e spregiudicata” si è assunto il compito culturale ed economico di essere il laboratorio paradossale per il trattamento sanitario della “coscienza infelice” occidentale e non solo, dell’uomo-massa forgiato dalla prima catena industriale di Henri Ford e le finzioni per sequele di immagini di Walt Disney.Quantomeno si è cercato di dare un improbabile risposta e cura agli incubi sociali e alle ossessioni intellettuali di Karl Marx quando paventava e teorizzava il feticismo delle merci e il loro assumere valore di essere viventi e il loro naturale destino di diventare semplici oggetti d’uso. Non è profezia, paura o demonizzazione di una finanza cinica e spietata che rende punta vitale della società del lavoro e del profitto una macchina ludica per il business dell’intrattenimento come vita svuotata ed inautentica. Contravvenendo in questo modo a tutte le domande inevase e senza risposte che l’ “io” occidentale aveva drammaticamente posto attraverso la cultura filosofica e letteraria alla ricerca di una sua possibile identità e senso dopo lo smarrimento postmetafisico e un progetto democratico sempre più alienato e massificante.A Laviano noi proporremo ancora la “paesologia”, la “vita comunitaria e la proposta irrituale di un parco sociale” non come meta del nostro essere “ migranti” nel sogno nuovo e dell’antico ….sempre in viaggio e mai arrivati .Ne vivremo i racconti, ascolteremo le proposte e le analisi, valuteremo le economie in cerca e in presenza di “piccoli paesi” e i territori preservati alle paure e abituati alle solitudini attive. Non ci limiteremo a sottolineare gli aberranti stili di vita delle nuove “città metropolitane e diffuse” e i suoi malesseri , cercando retorici e consumati confronti e e sottolinendo le contraddizioni nascoste a chi li vive quotidianamente .Noi consideriamo comunque il linguaggio come fattore distintivo e decisivo nella integrazione e nel rapporto tra persone e popoli diversi e nella ricerca e definizione di una identità comunitaria.Il “migrare” come forma e scelta di vita intellettuale e gli spostamenti economici e sociali dei dei popoli alimenteranno una nuova composizione etnica del mondo tornando confluire ,rimescolare, scambaire idee, tecnologie,stili di vita, lingue e credenze religiose. Per dare forma ad un futuro aperto e vivibile in pace. Solo di fronte ai vari conflitti dei caos urbani e dei vuoti dei non-luoghi, alle anonime e inespressive facce dei nuovi agglomerati urbani, vogliamo pensare alla vita nell’apparente mutevolezza dei sentimenti e delle passioni e alle possibili trame sentimentali e cognitive di una comune, provvisoria natura umana. Nel sentimento e nel sogno siamo a pensare di generare l’originario ed autentico senso espressivo della memoria, del ricordo,delle immaginazioni e delle piccole storie umane,di un possibile pensiero ed azione. Vorremmo vivere per alcuni giorni un senso e un tempo di vita che non è un accidentale e casuale variabile ma cercare di farla diventare una spinta estetica,filosofica,poetica ,conoscitiva,comunicativa ed esistenziale per continuare il viaggio privilegiato da “migranti per scelta e non per costrizione”, intrapreso da due anni circa . Possiamo azzardare di pensarlo ,questo originale viaggio, anche come una “esperienza politica”?La parola dal suo uso ed abuso da Platone ad oggi è stata idealizzata ma anche offesa e maltrattata .Noi la manteniamo nel suo etimo profondo e autentico a patto di pensarla e viverla non come promesse alla società degli uomini di nuove utopie e vecchi recinti identitari ma come “cura e ordine di sé” e possibile esperienza per il controllo del proprio destino individuale-comunitario attraverso la rivitalizzazione degli spazi naturali e sociali ,di nuovi rapporti generosi ed altruisti e di varie ed eventuali risposte provvisorie alle tante domande essenziali e fondamentali rimaste inevase per creare dubbi,sospetti e curiosità.
mauro orlando

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