da levi a leopardi

PIANTIAMO NEI CALANCHI LA GINESTRA DI LEOPARDI

dal manifesto di oggi (che ha dedicato due pagine alla paesologia)

Il mondo si è fatto piccolo. Trovare un angolo di silenzio è raro, trovare un angolo non battuto da turisti, da venditori di merci o di paesaggi. Aliano e i suoi calanchi adesso sono un miracolo. E sono un miracolo molti posti della Lucania. Da un po’ di anni ho preso a sentire i luoghi, come se avessi nostalgia di un tempo in cui “ogni luogo era un altare”.
Per anni ho scritto a gomiti chiusi sul grembiule delle mie ansie. Ho rovinato la mia vita nel pensiero che potesse finire all’improvviso. È una rovina che continua. Ma almeno adesso c’è un lato di me disteso, il lato che mi porta a girare dentro il sud, che porta tante persone a sentirmi una piccola risorsa di questo sud, un suo angolo di resistenza. So bene che questa ammirazione viene da un’infima minoranza. I paesi e le città del sud, ma anche dell’Italia e del mondo, sono dentro altre logiche. So che la mia vita non sarà tanto lunga da vedere un tempo aperto, una rivoluzione clemente. Mi aggiro tra ardori civili e intime mestizie e vorrei organizzare esperienze per me e per altri in cui ci sia spazio per quello che ci morde dentro, per l’incanto e lo sdegno che ci viene quando guardiamo il mondo.
La luna e i calanchi è l’ennesima prova per dire alla mia terra che si può stare qui lucidamente, vedendo la morte a cui siamo consegnati e vedendo quello che di volta in volta compare sulla tavola del mondo. Adesso la mia terra non è solo l’Irpinia d’Oriente, adesso la mia terra è il Salento e il Gargano, il Vulture e il Sannio, il Cilento e il Pollino, le Murgie e il Matese. Sono diventato un ricco possidente di paesaggi inoperosi e non importa se dormo poco, se per ogni momento di grazia che raggiungo ci sono molti momenti di dolore e di incomprensione.
Ultimamente sembra che il mio lavoro stia trovando un ascolto non solo letterario. È come se qualche parola cominciasse a incarnarsi nella vita degli altri. Non ne sono sicuro, non riesco a prendere mai del tutto fiducia in quel che faccio, non sono mai saldo, sono sempre stato proteso a cogliere i segni di malattia rispetto a quelli di salute. Ora però qualcosa anche in me sta cambiando. Ad Aliano sono stato contento quando ho sentito come certe belle pieghe della lingua del sud, certe indignazioni, certi incanti venivano offerti alla comunità dei calanchi da due bravissimi narratori teatrali come Egidia Bruno e Antonio Petrocelli, da una bravissima cantante come Caterina Pontrandolfo. I loro numeri non erano esibizioni di bravura, erano un gesto di affetto verso la nostra terra, verso i nostri usi e i nostri costumi. In certi momenti è come se fosse più credibile che la storia può prendere una piega nuova.
Un amico architetto parlava di me come un guru, come un leader carismatico. Se c’è un po’ di verità in questa affermazione vuol dire che in certi angoli del mondo qualche sasso si smuove, qualche crepa si apre, un seme imprevisto alligna. Dal sud che mitizza la politica al sud che va dietro a un ipocondriaco come me c’è una bella differenza.
Se ad Aliano nel primo anno delle azioni paesologiche riusciamo a fare una piccola assemblea di affanni e debolezze che non cercano maschere ma compagnie, se diamo slancio ai nostri dolori per renderli più visionari, meno egoisti, avremo fatto un buon uso del grande credito concesso alla paesologia da parte del Presidente della Regione, un credito coraggioso, considerando che non promettiamo di portare turisti, ma di portare nei calanchi l’ambasciata della luna in Italia.
Capisco che ci sono esigenze impellenti, capisco che i ragazzi in quelle terre hanno poche prospettive, ma non bisogna darsi l’aria di avere una soluzione o di pensare che i bei momenti che forse costruiremo possono risolvere qualcosa. Forse bisogna proprio uscire dall’ottica della risoluzione. Il modello economico capitalista è entrato in un imbuto irreversibile proprio perché battuto da troppe aspirazioni, proprio perché si è applicato nella frenesia di un affarismo di massa. Dobbiamo mettercelo bene in testa: la vita non è un affare e se è un affare è un affare mortale. Ad Aliano la premessa filosofica di tutto è che siamo al mondo per passare il tempo e che il passare del tempo alla lunga è un veleno implacabile. Il nostro è un festival leopardiano. Si parte dall’infinita vanità del tutto, ma pensiamo di piantare nei calanchi una ginestra, la ginestra di Leopardi.

Pubblicato da Arminio

Nato a Bisaccia è maestro elementare, poeta e fondatore della paesologia. Collabora con “il Manifesto”, e "il Fatto quotidiano". È animatore di battaglie civili e organizzatore di eventi culturali: Altura, Composita, Cairano 7x, il festival paesologico ""La luna e i calanchi"". Da molti anni partecipa a innumerevoli manifestazioni sulle problematiche dei territori. Recentemente ha avviato scuole di paesologia (ne ha già svolto una decina in ogni parte d’Italia). In rete è animatore del blog Comunità provvisorie. E' sposato e ha due figli.

5 pensieri riguardo “da levi a leopardi

  1. nel tuo sud non c’è sangue,non c’è il grido sordo della faida,non c’è traccia dell’implosione che ci inghiotta.Ci sono i luoghi dei silenzi e dei sogni di rivoluzioni possibili inseguendo unicamente gli spazi degli animi da cui sgorgono parole che tagliano l’afasia.Tu che cammini dilatando il cuore e la pupilla e pochi altri,come te,che seguono il Verbo prolungando il suono della parola,fino a rinchiuderla nei propri pozzi.Lì si potrà attingere l’acqua buona ad irrigare i deserti che sconfinano,che ci atterriscono con l’assenza di vita,con i respiri ocra di sabbia.
    Lì.la ginestra esploderà mai nella sua gioia?

    1. Franco,

      il senso di provvisorietà è scintilla di Luce in te; esso catalizza e nutre la tua parola che arriva al cuore e smuove non solo il percettivo, il quale condivide certamente un familiare modo di sentire, ma toglie il velo anche agli occhi avvezzi per inerzia a non osservare la Verità, perché ne disturba la coscienza e con un certo impeto: da’ voce a chi – distante dal rumore – non ha strumenti, né energia per denunciare la desolazione, perché pur urlando tace e resta relegato in un mutismo di morte e di abbandono.
      Un tale amore per questa mia Irpinia d’Oriente e le altre nostre Terre del Sud non può risolvere?
      Oh…..non è soltanto sogno di rivoluzioni possibili! Di certo è seme che può dare buoni frutti.
      Anzi ….è già GINESTRA.

      Silva

  2. Bioregionalismo, spiritualità laica, ecologia profonda…sono i temi che maggiormente qualificano i miei interessi.In verità essi rappresentano la stessa cosa, nomi diversi per la stessa sostanza.“Bioregionalismo”…una parola semplice semplice che significa l’insieme della vita nelle sue varie sfaccettature in una interconnessione inseparabile.“Treia”…perché ogni luogo è al centro del mondo,in quanto nell’infinito non esiste periferia,e dove si manifesta la presenza vitalese ne assume il Nome e la Forma…La Terra è la matrice di ogni forma e di ogni nome ed il suo modo espressivo è la Coscienza o Spirito.La Terra è la madre ed il Legno è il figlio che essa produce.La madre dice al Legno: “Tu mi elevi ed io ti riporto con i piedi per terra!”Ed il figlio le risponde: “Il Legno è il modo della Terra di elevarsi.. nella coscienza!”Questo è il bioregionalismo dal punto di vista dell’esistenza organica e biologica e spirituale.Nella società umana, in termini di consapevolezza e condivisione, il bioregionalismo è la simbiosi mutualistica tesa alla crescita, ben descritta con le parole del grande saggio Ramana Maharshi:“Una società è l’organismo;i suoi membri costituenti sono gli artiche svolgono le sue funzioni.Un membro prospera quandoè leale nel servizio alla societàcome un organo ben coordinato funziona nell’organismo.Mentre sta fedelmenteservendo la comunità,in pensieri, parole ed opere,un membro di essadovrebbe promuoverne la causapresso gli altri membri della comunità,rendendoli coscienti ed inducendoliad essere fedeli alla società,come forma di progresso per quest’ultima”Ognuno è invitato a partecipare!

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