…ancora sul primato della “percezione paesologica”


di mauro orlando

Nella mia penultima esperienza paesologica di CarbonAria la mia inattuale vocazione alla “filosofia” con sarcastico affetto è stata messo a dura prova in una giocosa ,tragica ed ironica assieme, e percettiva istruzione processuale senza l’ imputato eccellente…. Socrate o Edipo…..il problema resta serio e complesso la messa in scena è nodale e va riannodata.Anche alla “paesologia”,se pur sapere arreso e provvisorio, si impone il primario “aut-aut” esistenziale :il rapporto tra “la diafana chiarezza” del pensiero e “l’ermetico e accecato inferno” della vita. Ancora “Fisis-doxa-logos” all’alba della cultura occidentale e non solo.Socrate e Edipo sono ancora figure non definite,indecisi e confusi…né poeti,né sacerdoti, né legislatori. Non conoscono ancora sè stessi e possono rivelarsi tragicamente ‘chiumque’….vittima o assassino.Hanno la necessità di ‘vedere’, di vedere ciò che si vive, di vedersi vivendo. Così è per noi nelle nostre esperienze provvisorie paesologiche. Non siamo i sacerdoti o i maestri della “percezione pura” contrapposti  sì ai ciarlatani e sofisti della “opinione” “che alla fine finiscono per confondere le poche verità di un incontro umano  ma ,comunque rispettosi provvisori  e  “ amanti della ‘sophia’ o del pensiero che non si limita a pensare sé stesso nella sua sradicata purezza ma nel suo rapporto con la vita di tutti giorni.La difficoltà di un pensiero teorico non sta propriamente nella sua teoreticità ma in ciò che da essa ci separa vivendo.Il nostro andare nei “piccoli paesi” non è solo il piacere e la ricerca personale della “bellezza” abbandonata e nel recupero del “silenzio” nella babele linguistica delle opinioni ma il tentaivo di esercitare lo sguardo retrospettivo e il movimento del tornare a prendere ,riportare allo scoperto, e riportare alla luce quanto involontariamente o per natura ci si è lasciati dietro o abbandonato o imprigionato nella smemoratezza. Riincontrare il senso e il gusto di quanto si è perduto. Una sorta di riscatto delle  offese o dell’abbandono anche solo come  una sostanziale e esistenziale  riappropriazione. L’esperienza paesologica ci ricorda una perdita attraverso tracce visibili e anche invisibili, non solo come simbolo di una perdita ma come segno che ci colpisce e ci impegna. Per noi la memoria o la ricerca dell ‘radici’ è anche un recuperare il nostro saper trattare con tempo e con lo spazio in una modalità di conoscenza profonda e non superficiale …un riscatto tra vivere e pensare senza farsi abbindolare dai mercanti dell’opinione.Una educazione alla riduzione all’essenziale al recupero dell’origine e delle radici come punto di partenza permanente dove anche il futuro come ipostasi e ultima dimensione del tempo sparisce e il presente appare come l’unica sede del pensare e del vivere assieme.Solo nel vivere si conosce e solo nel conoscere si vive.” Attraverso la presentificazione si produce infatti una sorte di identificazione temporale tra il presente del soggetto e il passato reso presente” M. Zambrano.Superiamo in questo modo anche al pensiero filosofico come statuto sedentario e autoritario che ci ha sottratto il qualcosa di “perduto e irrinunciabile” che noi siamo quando ritorniamo a pensare e vivere assieme. Non vogliamo fuggire il tempo mettendoci al riparo della relatà atemporale del sogno o di una ideale costruzione di una Utopia (politica,religiosa o sociale che sia) perché la fuoriuscita,il riscatto ci tocca trovarla nella vita stesso, ossi nel tempo concreto ‘hic et nunc’. “Tornare a vedere esseri e cose afferrate sempre a metà dall’intelletto, o violentemente catturati dalla percezione, o lasciati passare senza reagire e precipitati tutti negli inferi dove giace e geme ciò che è stato visto solo a metà, sottratto violentemente al suo ambiente” M. Zambrano.

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