calitri e il mare

franco arminio per i paesologi….

All’inizio di Calitri il primo pensiero è che adesso i paesi si fanno annunciare dalle case sparse. Un lungo prologo prima di arrivare al cuore del paese, prima di sentire che il cuore è fermo. Calitri è dipinta sulle nuvole. Piego la lingua, accendo la macchina fotografica. Il paese lo prendo a scatti, è possibile anche questo. Ho un mio dolore che rende acuto lo sguardo, è come se avessi un buco nel corpo, quindi il paese può entrare. Calitri è una serie di dettagli, la periferia anni settanta e quella sorta negli ultimi anni. In genere vado a vedere la piramide delle case antiche, oggi un muro qualsiasi è solenne. Oggi sono solenni i panni stesi. Guardo le macchine. Una panda bianca. Una ritmo bianca. Un furgone grigio. Guardo l’albero che spunta dall’impasto delle rovine restaurate. Non salgo al castello, non entro in un bar, non vado al Comune, non mi segno i nomi sui manifesti funebri. I vecchi a quest’ora sono davanti alla televisione. I ragazzi a scuola. Le nuvole qui stanno al sicuro. Non ho voglia di camminare. Il paese entra dal finestrino. Una vecchia insegna in una casa morta:Maglieria G. Di Cairano. Uno rossa parcheggiata nella zona che fu colpita dalla frana. Le cose sono al loro posto, bloccate nel loro desiderio di cadere. In alto spicca il rosso Campari di una vecchia insegna. Vecchia al balcone, maglia nera stesa, una decina di mollette, antenna piantata sul balcone. Secchio bianco sul secondo gradino di una scalinata. Altri panni stesi: accappatoio verde, pigiama celeste, pigiama blu, due magliette intime, un mutanda, una tovaglia. Doppio vendesi: uno sulla porta di legno, l’altro sul doppio infisso in alluminio bianco. Panni stesi: due magliette nere, due calze da donna nera, un paio di calzini blu. Altri panni stesi: pigiama rosa, calze bianca, tovaglia rosa, magliette di bambini. Applicato di segreteria in pensione, saluto veloce. Vendesi davanti a una casa con altri panni stesi e piccolo automezzo elettrico. Fontana con esile zampillo e catasta di legna e palazzina sullo sfondo. Il giallo dello scuolabus. Il Vulture con le scapole imbiancate. La vita dei ragazzi che escono di scuola. Tornare a casa. Guardare le foto. Buttarle come si buttano i pesci troppo piccoli. Oggi non ho pescato niente nel mare della desolazione.

Pubblicato da Arminio

Nato a Bisaccia è maestro elementare, poeta e fondatore della paesologia. Collabora con “il Manifesto”, e "il Fatto quotidiano". È animatore di battaglie civili e organizzatore di eventi culturali: Altura, Composita, Cairano 7x, il festival paesologico ""La luna e i calanchi"". Da molti anni partecipa a innumerevoli manifestazioni sulle problematiche dei territori. Recentemente ha avviato scuole di paesologia (ne ha già svolto una decina in ogni parte d’Italia). In rete è animatore del blog Comunità provvisorie. E' sposato e ha due figli.

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