idee per il mediterraneo interiore

testo presentato al seminario ministeriale sull’italia interna- roma 15 dicembre 2012

saluti ai vecchi e ai nuovi comunitari.

f. arminio

°°°

Alle presentazioni dei miei libri non si parla mai di letteratura. Le persone vengono per sentire cosa penso dei paesi, e la domanda è sempre la stessa: cosa si può fare per impedirne la morte? La mia risposta è che si devono fare cose mirate e assai diverse tra loro. Non esistono due paesi uguali e dunque le politiche devono essere fatte su misura per ogni luogo. Un paese può essere accidioso, velleitario, smarrito, può essere ricco e può essere povero, fragile e scontroso. Non ci può essere la stessa politica per tutti. Non ci può essere un centro che decide. Non è possibile nemmeno che il centro lasci decidere le comunità locali che spesso sono guidate non dai più illuminati, ma dai più furbi.

Per gli interventi nei prossimi anni non è solo un problema di risorse, è questione di sguardo, di azioni diffuse che incrocino buone pratiche amministrative e stili di vita che tengano conto dello sfinimento della modernità. Le altre nazioni hanno il Mediterraneo sull’orlo. Noi ci stiamo in mezzo, solo noi abitiamo il Mediterraneo interiore, la colonna vertebrale che è il nostro Appennino. Da qui può partire un nuovo modo di vivere i luoghi, radicalmente ecologico, improntato a un’idea di comunità inclusiva del respiro degli uomini e dell’ambiente. L’Italia interna può diventare il laboratorio di un nuovo umanesimo, l’umanesimo delle montagne.

Non so e non spetta a un paesologo definire piani e programmi. Mi piace evocare alla rinfusa suggestioni per gli amministratori e gli abitanti.

Terra e cultura più che cemento e uffici. Prodotti tipici da consumare non solo nelle sagre. Canti e teatro al posto delle betoniere.

Svuotare le coste e riportare le persone sulle montagne.  Sistemare le strade provinciali, togliere le buche, restaurare i paesaggi, le pozze d’acqua per gli ovini, ripulire i fiumi, i torrenti.

Ora al sud si fanno buoni vini, ma il pane potrebbe essere migliore. E così pure il latte. Imparare a fare il formaggio. Dare ai giovani le terre demaniali. Coltivare un pezzo di terra.

Essere scrupolosi, ma farsi tentare dalla fantasia, dall’impensato. Distendersi ogni tanto con la pancia per terra. Avere cura che i propri figli imparino a cucinare e a fare lavori manuali. Adottare un luogo e prendersene cura. Passare ogni giorno un po’ di tempo vicino a un animale.

Ogni paese deve avere un piano regolatore del suo paesaggio. Un piano dove siano previste zone inoperose, in cui non solo non si fabbricano case, ma non si fa neppure agricoltura. Zone dove non si taglia neppure la legna. Un piccolo cuore selvatico per ogni paese.

Nei piccoli paesi dovrebbero essere esentati dall’Imu le persone che abitano nel centro antico.

Stare all’aria aperta almeno due ore al giorno. Ascoltare gli anziani, lasciare che parlino della loro vita.

Ogni paese deve avere un piccolo teatro e una sala per suonare. Le scuole devono essere aperte la mattina per i ragazzi e la sera per gli adulti.

Riattivare la vita comunitaria. Oltre al museo della civiltà contadina ci devono essere dei luoghi in cui i ragazzi possano apprendere vecchi mestieri: fare un cesto, una sciarpa, potare un albero.

Viaggiare nei dintorni. Tenersi la testa tra le mani ogni tanto. Incontrare delle persone che sappiano sverniciare la nostra modernità incivile. Costruirsi delle piccole preghiere personali e usarle. Esprimere almeno una volta al giorno ammirazione per qualcuno. Svegliarsi ogni tanto alle tre di notte. Uscire all’alba almeno una volta al mese. Comprare il formaggio da chi lo fa, fare la spesa nei piccoli negozi.

Riportare gli animali nei paesi. Un paese in cui non ci sia un uovo fresco non ha senso.

Mettere una libreria comunale in cui si vendono i libri a prezzo ridotto. Stabilire che in ogni consiglio comunale ci debba essere come primo punto all’ordine del giorno un’iniziativa culturale. Riportare le feste patronali alle antiche tradizioni.

Dire quello che vediamo assai più di quello che pensiamo. Regalare almeno un libro la settimana, magari dopo averlo letto.

Mettere una tassa di trentamila euro l’anno per ogni pala eolica e usare questa cifra per servizi agli anziani. Stabilire gemellaggi tra i paesi interni e quelli della costa. Dimezzare il costo del gas e del gasolio da riscaldamento nei paesi più freddi. Dare incentivi a chi abbatte edifici incongrui o a chi restaura la propria casa rendendola più adatta al contesto. Obbligare ogni paese ad avere un’isola pedonale in funzione tutto l’anno.

Dare attenzione a chi cade e aiutarlo a rialzarsi, chiunque sia. Leggere poesie ad alta voce. Far cantare chi ama cantare.

Abituare i cittadini a un uso limitato della macchina. Diminuire l’uso della plastica e degli imballaggi. Fare una vera raccolta differenziata e stimolare azioni locali di recupero e riciclaggio dei materiali. Stabilire che ogni amministrazione comunale faccia per legge un’assemblea pubblica ogni sei mesi sulle scelte riguardanti la comunità. Piantare alberi da frutta e obbligare gli acquedotti a mettere almeno una fontana pubblica in ogni paese. Abituare i cittadini a fare un manifesto in cui si annuncia la nascita di un bambino: perché annunciare la morte e non la nascita?

Il futuro dei luoghi sta nell’intreccio di  azioni personali e civili. Per evitare l’infiammazione della residenza e le chiusure localistiche occorre abitarli con intimità e distanza. E questo vale per i cittadini e più ancora per gli amministratori. Bisogna intrecciare in ogni scelta importante competenze locali e contributi esterni. Intrecciare politica e poesia, economia e cultura, scrupolo e utopia.

 

Pubblicato da Arminio

Nato a Bisaccia è maestro elementare, poeta e fondatore della paesologia. Collabora con “il Manifesto”, e "il Fatto quotidiano". È animatore di battaglie civili e organizzatore di eventi culturali: Altura, Composita, Cairano 7x, il festival paesologico ""La luna e i calanchi"". Da molti anni partecipa a innumerevoli manifestazioni sulle problematiche dei territori. Recentemente ha avviato scuole di paesologia (ne ha già svolto una decina in ogni parte d’Italia). In rete è animatore del blog Comunità provvisorie. E' sposato e ha due figli.

13 pensieri riguardo “idee per il mediterraneo interiore

  1. belle idee e belle suggestioni. Si potrebbe continuare: istituire la giornata dei paesi; incentivare le visite gratuite ai paesi con il contributo di grossi sponsor; Titolare un paese ad un generoso magnate che finanzi progetti di cooperazione sociale per i giovani del posto,ideare una staffetta( con gente comune e famosa)fra i paesi interni,creare un museo nazionale in cui si conservino oggetti di rilievo o di uso comune dei paesi, “tassare” i personaggi famosi dei paesi (una specie di IMU)……. con l’obbligo di un contributo fisso per scopi sociali o a favore della pro loco…e si potrebbe continuare ancora…
    Amo le suggestioni,amo le belle idee,amo i paesi e amo chi ama i paesi

  2. la predisposizione per il viaggio
    e l’attitudine a godersi l’aria
    con la spensieratezza del coraggio
    della naturalezza l’ordinaria

    specialità di fare sempre omaggio
    a una sana presenza planetaria
    la consapevolezza senza oltraggio
    lontana dalla logica binaria

    non è il solito spontaneismo
    non è la facile disinvoltura
    e nemmeno l’antico fraternismo

    è tentativo di pratica futura
    ad ora non compresa in nessun ismo
    né chiusa nella sua letteratura

    1. Ci ripetono che è inutile
      attardarsi dietro i ritmi
      ormai trascorsi del ciclo
      naturale: l’uomo è cambiato
      e in quel ciclo non trova
      più nessun aiuto – è diventata
      un’altra la sua lingua, alieno
      il corpo, la sua mente, il cuore.

      … Sarà, però quando passano
      le ore e si giunge a sera,
      qui scende una calma dolce
      e piena e nella quiete naturale
      l’uomo che guarda è portato
      a tracciare un piccolo bilancio
      giornaliero. La luce rasa
      sul mare sa che quell’uomo
      può solo fino a un certo punto
      giocare a fare lo straniero.

      (Franco Marcoaldi)

  3. “Il futuro dei luoghi sta nell’intreccio di azioni personali e civili. Per evitare l’infiammazione della residenza e le chiusure localistiche occorre abitarli con intimità e distanza. E questo vale per i cittadini e più ancora per gli amministratori. Bisogna intrecciare in ogni scelta importante competenze locali e contributi esterni. Intrecciare politica e poesia, economia e cultura, scrupolo e utopia.” FA
    il testo nella sua interezza esprime a pieno titolo tutto il senso e il depositato culturale della esprienza “comunitaria-e” nei suoi chiaridibosco ideali.L’esperienza elettorale ne faccia tesoro e rende possibile una sua continuità in altre e migliori modalità.Abbiamo le parole ma anche un cuore ed un’anima mediterranea per ridare alla politica un senso e una modalità degna di essere sentita ,pensato o realizzata…….nel migliore dei modi possibili…..

  4. Art. 9 – “La Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica; così pure tutela il paesaggio e il patrimonio storico ed artistico della Nazione”. Questo articolo fu ritenuto da taluni all’epoca superfluo. Beh! Adesso credo proprio che questo scritto possa essere “il manifesto” del prossimo Ministro per la Tutela del Paesaggio e dei Paesi: Maestro e Paesologo Franco Arminio.

    La fine e l’inizio di un nuovo mondo, parte anche da qui, dalle comunita provvisorie

    Tante angurie a tutti Nanos

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