tracce

La via del lupo

Di

Marco Albino Ferrari, ed. Laterza

… Ma la cosa interessante è che per trovare ambienti ritornati selvatici lungo l’Appennino non si è costretti a salire in alto, tra praterie d’alta quota, ghiaioni e creste sommitali. Al contrario: è nella zona di media montagna, e addirittura lungo le fasce collinari, che si concentrano le aree di maggior valore naturalistico. A quelle altezze sta avanzando una nuova forma di selvatico, addirittura di “selvaggio”. Lo spopolamento ha lasciato spazio ai boschi di progredire e agli animali selvatici di tornare. La natura avanza come una marea, inglobando le tracce lasciate dall’uomo nel corso di secoli di vita contadina. Assorbe i vecchi sentieri, i terrazzamenti, gli antichi paesi abbandonati. I boschi di castagno, non più gestiti, diventano impenetrabili foreste ostruite dai rovi. Cinghiali cresciuti a dismisura si aggirano tra le vie dei borghi dimenticati. I rampicanti ricoprono i muri delle case diroccate. Tra le commessure delle antiche vie acciottolate cresce l’erba. Le radici sollevano i lembi d’asfalto su strade ormai non più percorse. È una dimensione “selvaggia” che stiamo conoscendo solo oggi, archeologia della civiltà contadina che si nasconde tra i rovi, che lascia fluire l’opposizione tra natura e cultura, tra selvatico e orto, trovando nella fusione delle due la sua stessa sostanza.

La distribuzione delle aree protette in Italia occupa il 19 per cento dell’intera superficie. Copre prevalentemente pianure lungo i parchi fluviali, coste, porzioni di mare, montagne, ma pochissime fasce collinari. Eppure delle 57.000 specie animali presenti sulla penisola, la maggior parte si concentra proprio nelle colline e nella mezza montagna ai confini con i boschi. E sono queste, paradossalmente, le zone più ignorate persino dagli escursionisti e dagli amanti della natura. Sono zone ecotonali, cioè fasce di confine che sommano le zone di biodiversità dei diversi ambienti limitrofi e hanno specie loro proprie. La biodiversità più ricca non si trova certo in alta montagna, negli ambienti estremi puri e sterili dei ghiacciai o delle morene; e neppure, come ovvio, nella pianura cementificata. Le grandi risorse ecologiche e la massima concentrazione di esseri viventi si trovano negli ambienti di mezzo, nei luoghi abbandonati della montagna meno celebrata. Lì è riunita la massima varietà di specie animali e vegetali. E lì, dove c’è esplosione di vita, il lupo è al vertice della catena alimentare.

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