confessioni di un paesaggista

fabnigdi fabnig

Oggi sono nelle mani di Giovanni. Anni prima sono stato nelle mani di Antonio, padre di Giovanni. Prima ancora ero nelle mani di Giovanni, padre di Antonio e nonno di Giovanni. Sono passato da una mano all’altra come un testimone, e ogni generazione è stata un giro di pista. Conosco la loro terra e quella dei loro vicini, di tutti i vicini, palmo a palmo. Quando una zolla appena rivoltata vede la luce, tocca a me svezzarla. Accompagno ogni rivolo d’acqua, in superficie come in profondità verso la sua fine, che non di rado è il tuo bicchiere. Mi chiamo Nitrato Ammonico. Sono il sale di questa terra. Un tempo c’erano uomini che mi abbracciavano con una mano. Ero chiuso in sacchi di plastica da cinquanta chili, mi stringevano forte contro il petto. Sentivo il loro cuore battere mentre attraversavano con falcate ampie e regolari i campi. Mi afferravano nel pugno e mi spargevano a terra. Oggi tutto è cambiato, mi fanno girare la testa con le spargiconcime, è come andare sulle giostre, ed io ritorno bambino. Ho una certa età. Ho visto la luce nelle foreste del Vietnam. Ho un carattere esplosivo, ma mi considero un paesaggista. Quando a primavera attraversate in macchina le strade tortuose dell’altopiano e ammirate la bellezza dei campi di grano, sappiate che quel verde che brilla al sole è merito mio. Questa terra senza di me sarebbe solo una distesa di sassi e cicoria selvatica. Quando ritornerete a casa, mi troverete a tavola. Io sono in una fetta di pane, in una foglia d’insalata, in un piatto di pasta … buon appetito.

Pubblicato da david ardito

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