Caro Franco, capisco il sentimento che si può provare alla vista delle valanghe di libri sul Sud che invadono le librerie. Ma la «sproporzione enorme» tra Geografia commossa e le pubblicazioni instant book, prodotte per l’immediato consumo di massa, sta proprio nella destinazione alla durata della tua opera, il cui valore è perciò incomparabile.
Per una volta lascia un po’ in ombra l’ipocondria. È il fondamento del poetare. Le opere poetiche oltrepassano la morte. Se avessero successo immediato, inondando le librerie, si consumerebbero nel breve volgere di giorni.
Cerca di interrogarti percependoti. Potresti provare un senso di sopravvivenza nel vedere le tue opere consumarsi rapidamente. Oppure un senso di oltrepassamento della morte attraverso il loro perdurare.
A mia sensazione, la poesia che porta la tua firma e tutta l’intensa attività da cui trae origine si vanno diffondendo più di quanto tu non percepisca. Talvolta la diffusione mi pare fin troppo rapida e perciò rischiosa.Un rischio fortissimo e sempre incombente nel nostro tempo.
Chi ti legge, chi presta attenzione alla tua opera, chi ti segue e partecipa, gli «amici» non “devono” «aiutare» te, Franco Arminio, la persona nel suo ruolo sociale, nella sua posizione di scrittore, ma far propria la tua opera, reinterpretare la paesologia e a loro volta operare coinvolgendo altri, se vogliono, se questa è la loro percezione del mondo, che sarà comunque diversa dalla tua.
Ed è questo mi pare che vada per lo più accadendo, con un passo proporzionato alla profondità del pensiero e dell’azione paesologica. Ciò che è profondo e fondante ha bisogno di tempo per penetrare e diffondersi.
L’aiuto umano è altra cosa. Riguarda la dimensione intima. E a un tale aiuto credo poco. Chi pensa di aiutare gli altri pensa sempre a se stesso in modo mascherato. È in delirio di onnipotenza. Nessuno potrà mai toglierti, a esempio, dall’ipocondria e lenirti il relativo dolore. E se accadesse sarebbe la tua vera fine. Un autentico delitto.
Tu non hai bisogno di aiuto. Quello intimo lo hai già, e per sempre, dalla tua stupenda famiglia. L’altro lo hai dalla potenza della tua poesia.