La questione del narcisismo
Oggi ho letto poche pagine di Scotellaro. Stamattina ero dentro il dolore di sentirmi avvilito. Preferisco dirmi avvilito piuttosto che depresso. Non mi piace usare le parole che usano i medici. La giornata di oggi non ha avuto momenti memorabili, l’avvilimento mattutino non è una novita, specialmente quando sto a scuola. In serata ho parlato lungamente al telefono con un amico. A un certo punto è venuta fuori la solita questione del narcisismo. Lui è molto attento a raccogliere e rilanciare l’accusa di narcisimo che mi sento rivolgere da molti anni. Non sono innamorato di me stesso, io combatto in un certo senso ogni giorno contro me stesso. Questo mi rende egocentrico, nel senco che il campo di battaglia è il mio io, il mio corpo. Se proprio mi si vuole attribuire un etichetta, parlerei di narcisismo umile. O anche narcisismo fragile. E in entrami i casi è la seconda parola ad essere più importante. Dovrei riflettere sui miei atti comunicativi in pubblico, deve essere colpa mia se fragilità e umiltà vengono scambiate per arroganza e presunzione. Oggi comunque ho preso una decisione. D’ora in poi cercherò di dare meno ascolto a chi mi critica e più a chi mi vuol bene. In effetti in questi anni ho rivolto la maggior parte delle mie attenzioni al sabotatore interno e a quelli esterni. Poco mi sono occupato del bene che mi voglio e del bene che mi vogliono altri. Ci sono giornate in cui almeno riusciamo a fissare dei propositi. Magari non li rispettiamo, ma per la prima volta ci sembra di sapere bene qual’è la strada.
io ti voglio bene …sempre, nanos