infine moriremo
e con noi se ne andranno le spine
e il buio,
i coltelli e il minuto, l’anno
e l’attesa, il sonno,
il mangiare, l’andare e il venire.
da questa fine ogni giorno
dovremmo parlare
e dovremmo tacere, ben fermi
e ben lieti di sparire
e di esserci
senza sapere chi siamo
e a che punto siamo
di questa strana gita
che chiamiamo vita.
Pubblicato da Arminio
Nato a Bisaccia è maestro elementare, poeta e fondatore della paesologia. Collabora con “il Manifesto”, e "il Fatto quotidiano". È animatore di battaglie civili e organizzatore di eventi culturali: Altura, Composita, Cairano 7x, il festival paesologico ""La luna e i calanchi"". Da molti anni partecipa a innumerevoli manifestazioni sulle problematiche dei territori. Recentemente ha avviato scuole di paesologia (ne ha già svolto una decina in ogni parte d’Italia). In rete è animatore del blog Comunità provvisorie. E' sposato e ha due figli.
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in attesa di magici ritorni
doveroso occuparsi della vita
affrontare gli enigmi tutti i giorni
senza dimenticar la dipartita
e sapendo che non sarà finita
nemmeno se sparissero i dintorni
se non sentissi più la via d’uscita
neanche se sfumassero i contorni
e senza raccontare l’accaduto
ce ne saremo finalmente andati
uno alla volta tutti liberati
e avremo finalmente provveduto
alla conferma degli eterni stati
se non saremo ancora ritornati
Franco, ha davvero un senso profondo che questi versi sono datati 31 dicembre.