metto qui un pezzettino da GEOGRAFIA COMMOSSA DELL’ITALIA INTERNO (BRUNO MONDADORI). il libro è uscito a maggio, ma è ancora in circolazione.
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Orlo, bordo, confine, selve, monti, mare, alberi, zolla, cane, vigna, nuvole, vacca, Lucania, San Fele, Latronico, panchina, sole, alba, tramonto, e vento, neve, pioggia, e altro vento, e altra neve, e aprile, e il verde di maggio, e il nero di settembre, silenzio senza opinioni, luce senza commenti, non ho più voglia di parlare di me, di dire cosa faccio, dove vado, non ho voglia di vincere, di passare avanti, di essere il migliore, non ho più voglia di essere qualcuno, di arrivare a qualcosa, voglio solo che la vita sfili, se ne vada da dove è venuta, non la trattengo, non voglio trattenere niente, camminare, guardare gli alberi, non dire e non fare nient’altro che il giro dei confini, andare sempre più dentro a certi confini, non superarli, non mirare al centro, non mirare alle passioni di tutti, disertare, prendere confidenza col cielo, ma farlo senza vantarsene, non sputare parole sul mondo e sugli altri, camminare, uscire perché è uscito il sole, uscire, prendere un paese, passarci dentro, non dire nulla del giorno, non accostare niente alla solitudine, lasciarla intatta, lasciare che la solitudine faccia la sua vita, svolga la sua storia e così pure la tristezza e la stanchezza, essere stanchi tristi e soli è comunque una fortuna, i buoni sentimenti rigano il mondo come quelli cattivi, come le parole che diciamo e quelle che non diciamo, meglio andarsene in silenzio davanti al mare, in mezzo a un bosco, davanti al muso di un gatto, pensare alle volpi morte sotto la neve, alle fatiche delle formiche, al verde lucidato dal vento, alle nuvole dissolte, a quelle che arriveranno, guardare il cielo sul confine tra il giorno e la notte, guardare il cielo molte volte al giorno, è strano che la gente esca fuori e non abbia come primo pensiero quello di guardare il cielo, è strano questo andare verso gli altri a guerreggiare, meglio sarebbe andarsene dove c’è silenzio, passarsi la luce del giorno tra le dita, sentire la notte, prendersi cura della malattia, ma senza che questo diventi un’altra malattia, parteggiare per la propria gioia e per quella degli altri, andare, alzarsi e salire verso la montagna, scalare la montagna, annusarla, prendere il sole che prende la montagna, guardare le vacche, i cavalli, guardare le spine, le foglie, i ruscelli, guardarli senza pensare che siano altro che spine, foglie, ruscelli, non commerciare col mistero, con l’ecologia, col silenzio, con la pace, stare sul bordo, omettere il centro, attraversarlo senza fermarsi, c’è un solo centro possibile nella nostra vita, questo centro è la morte, dunque fin quando siamo vivi è solo questione di orlo, di bordo, di confine.
grande prosa poetica che dà emozione.
L’ho acquistato da poco e lo sto leggendo. Il brano sull’anno nuovo mi ha preso l’anima.
chiudeva, la tua intervista, un vertice assoluto.