i paesi della bandiera bianca

metto qui un pezzo da VENTO FORTE TRA LACEDONIA E  CANDELA…..quelli che si sono avvicinati da poco alla paesologia quel libro non lo conoscono. mi fa piacere vedere che resiste benissimo alle riletture ripetute nel tempo.

 

I paesi della bandiera bianca

 

Va di moda assegnare le bandiere ai luoghi. C’è chi assegna la bandiera blu alle migliori località di mare e chi quella arancione ai paesi più belli. La scuola di paesologia potrebbe assegnare la bandiera bianca ai paesi più sperduti e affranti, i paesi della resa, quelli sulla soglia dell’estinzione. Ce ne sono tanti e sono i meno visitati. Non hanno il museo della civiltà contadina, non hanno il negozio che vende i prodotti tipici, non hanno la brochure che illustra le bellezze del posto, non hanno il medico tutti i giorni e la farmacia è aperta solo per qualche ora. Sono i paesi in cui si sente l’assenza di chi se n’è andato e quella di chi non è mai venuto. Non hanno neppure stranezze particolari: gli abitanti non sono tutti parenti tra di loro, non fanno processioni coi serpenti, non fanno la festa degli ammogliati, non hanno dato i natali a una famosa cantante o a un politico o a un calciatore. Non hanno neppure particolari arretratezze, hanno l’acqua calda in tutte le case, hanno le macchine e le televisioni, tutti hanno di che mangiare e un tetto dove dormire. In questi paesi della bandiera bianca ci sono i lampioni, ci sono i marciapiedi, c’è sicuramente almeno un bar e un piccolo negozio di alimentari, c’è un sindaco e una piazza, c’è qualche bambino, ci sono molti anziani, ci sono case nuove e case un po’ più vecchie. I paesi della bandiera bianca sono quelli che vengono visitati solo quando succede qualche disgrazia: il terremoto da questo punto di vista è la disgrazia ideale. Per il resto dell’anno, questi paesi che non hanno il mare e non hanno la montagna, che non hanno le fabbriche e le discoteche, che non hanno santi né delinquenti, stanno al loro posto, concavi o convessi, allungati, acciambellati, frammentati, appesi al paesaggio. La bandiera bianca sta a significare che sono luoghi arresi, senza additivi, senza mistificazioni, neppure quelle del silenzio e della pace. Nei paesi da bandiera bianca non è che si trova il pane più buono che altrove o l’artigiano che sa fare il cesto come si faceva una volta o il calzolaio che ti fa le scarpe. Si trova il mondo com’è adesso, sfinito e senza senso, con l’unica differenza che questa condizione si mostra senza essere mascherata da altro. La bandiera bianca non è la bandiera della desolazione contrapposta a quella del divertimento. Non è quella della bruttezza contrapposta a quella della bellezza. Non è quella dell’abbandono contrapposta a quella dell’indaffaramento. La bandiera bianca ci dice attraverso un luogo qualunque che l’ebbrezza di stare al mondo è svanita e che lavoriamo ogni giorno per portare in noi l’arca di Noè e ci ritroviamo con un pugno di mosche.

 


Pubblicato da Arminio

Nato a Bisaccia è maestro elementare, poeta e fondatore della paesologia. Collabora con “il Manifesto”, e "il Fatto quotidiano". È animatore di battaglie civili e organizzatore di eventi culturali: Altura, Composita, Cairano 7x, il festival paesologico ""La luna e i calanchi"". Da molti anni partecipa a innumerevoli manifestazioni sulle problematiche dei territori. Recentemente ha avviato scuole di paesologia (ne ha già svolto una decina in ogni parte d’Italia). In rete è animatore del blog Comunità provvisorie. E' sposato e ha due figli.

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