Pinuccio Sansone

un pezzo da NEVICA E HO LE PROVE, LATERZA 2009

 

Ormai tengo sessantadue anni e sono ancora scapolo. Quando vado a dormire penso sempre che devo incontrare una donna, una qualsiasi, ma il giorno dopo incontro solo gente che vuole parlare male di qualcuno. Al bar c’è Peppino che parla male del sindaco, all’edicola c’è Tonino che parla male di Peppino e del sindaco. Al bar di Miscia prima delle undici non c’è nessuno. Io mi sveglio presto, ho sempre il proposito di incontrare qualche donna, ma ho il difetto che da quando sono tornato dalla Svizzera non riesco più ad andare da nessuna parte. Mi sono impantanato qui, la creta mi arriva fino al cuore. Non riesco a muovermi. Mi sento nervoso, qualche volto preparo pure la valigia, ma m’invento la scusa che mia madre non sta bene e non parto più. In Svizzera con le donne non è che andasse meglio. A Basilea andavo ogni sabato in un locale diverso, speravo sempre di trovare una donna e invece incontravo sempre qualche italiano che sperava la stessa cosa. A Zurigo le puttane ti mettevano fretta e non riuscivo a combinare niente. Sono stato anche in un paesino del Ticino e lì c’era una di Bergamo che qualche chiacchiera con me la scambiava. Ogni volta sembrava che potesse accadere qualcosa ma poi non accadeva niente. Qui al paese questo problema non c’è. La sensazione che possa accadere qualcosa se n’è andata. A me in effetti a questo punto possono solo accadere due cose: la morte di mia madre e la mia. Mio padre e mio fratello si sono già tolti il pensiero. Noi siamo ancora qui. Mia madre pensa a me e io penso a lei. Il resto del mondo non esiste. Quelli che incontro al bar o per strada sono persone che mi vogliono male. Lo vedo da come mi guardano. E non c’è mai un giorno che qualcuno mi sorride, che qualcuno è felice di stare con me. Qui sembra che ognuno voglia dare agli altri la colpa per la sua vita schifosa. Facciamo tutti una vita schifosa, anche il sindaco, anche il farmacista, anche l’edicolante, anche Mario il barbiere che si vanta sempre di avere tante donne. Mario ogni tanto mi dice che ne ha una per le mani che mi deve far conoscere. Lui dice che io sono ancora un bell’uomo. In effetti non ho la pancia, tengo ancora tutti i capelli in testa. Con le pensione della Svizzera potrei mantenere anche una donna con tanti vizi e invece metto tutto alla posta. Non li ho contati, ma i soldi non mi mancano. Certe volte penso che la vita in questo mondo è diventata impossibile, non c’è proprio modo di risolvere nessuno dei problemi che ci vengono nella testa. La mia testa appena vede un problema subito ci mette davanti la lente d’ingrandimento. Pure mia madre è così, me ne sono accorto da poco, ma lei è salvata dalla vecchiaia. A novant’anni è anche normale essere tristi. Io invece non so neppure se sono triste, non so niente, non so veramente niente. Pure questa donna che dico di cercare non so poi se la cerco veramente. A me sembra che sono proprio uno venuto male, come se nella mia testa qualcuno avesse buttato un mozzicone di sigaretta e da allora la mia testa brucia e ogni pensiero che faccio aumenta il fuoco. Ho sempre pensato solo alla mia testa. È strano per uno che ha fatto per anni il muratore, è strano ma è così. Io potrei fare un romanzo con quello che accade nella mia testa in un quarto d’ora, accade di tutto, accade che certi pensieri si accavallano, altri si mettono di traverso, tutta una guerra di pensieri contro altri pensieri e io sto in mezzo, io che non riesco a dare ordini a nessuno, non riesco neppure a decidermi se uscire con o senza ombrello, non riesco a trovare un motivo per comprare questo o quel giornale, per parlare con questa o quella persona, non riesco a stare davanti alla televisione, ma non riesco neppure a stare in piazza, mi faccio nervoso per questa mia impazienza e siccome mi faccio nervoso non trovo niente che fa piacere, ho smesso di fumare, non riesco neppure a ubriacarmi, dopo il primo bicchiere bere mi sembra una cazzata inutile, mi faccio un giro con la macchina, ma cambiare le marce mi annoia, avanzo in seconda, dieci minuti da un capo all’altro del paese e poi parcheggio sotto casa, mi siedo davanti alla porta, torno dentro, torno a uscire, vado al forno a comprare un pane che non mi piace, vado a comprare le trecce che non sono come quelle di una volta, niente di quello che mi mangio ha il sapore che aveva una volta, il mio stomaco non digerisce niente, io non digeriscono niente, tutto quello che faccio, anche mettermi una mano tra i capelli dopo un po’ mi dà fastidio e mi dà fastidio anche pensare che tutto questo nervosismo possa finire se incontro una donna, questa è l’ultima illusione che mi sono concesso, è l’ultima scusa che mi sono dato per non arrendermi ed è veramente una scusa perché con tutte le polacche che ci sono in giro io una donna potrei anche trovarla, ma poi penso che a questo punto della mia vita una donna mi servirebbe solo alle quattro del mattino, mi servirebbe solo quando penso alla morte, una donna per guardare insieme il soffitto e pensare al tempo che passa, pensare al fatto che fra poco fa giorno e poi di nuovo sarà notte.

franco arminio

Pubblicato da Arminio

Nato a Bisaccia è maestro elementare, poeta e fondatore della paesologia. Collabora con “il Manifesto”, e "il Fatto quotidiano". È animatore di battaglie civili e organizzatore di eventi culturali: Altura, Composita, Cairano 7x, il festival paesologico ""La luna e i calanchi"". Da molti anni partecipa a innumerevoli manifestazioni sulle problematiche dei territori. Recentemente ha avviato scuole di paesologia (ne ha già svolto una decina in ogni parte d’Italia). In rete è animatore del blog Comunità provvisorie. E' sposato e ha due figli.

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