quattro donne in cima ad alberi che si spezzano

ancora un vecchio testo inedito. credo risalga alla fine degli anni ottanta. ho più di mille file di scrittura, sparsi ormai in quattro computer. d’ora in poi potrei lavorare solo sulle cose già scritte. f.arminio

 

1

sono andato da anna. sono entrato e ho chiuso la porta. le ho detto che ho un cancro. mi sono buttato per terra. lei mi è venuta vicino ed io l’ho stesa per terra. mi sono messo sopra di lei. l’ho baciata. l’ho morsa sul collo. anna ha cercato di liberarsi. a me è venuta una forza che non avevo mai sentito. sono riuscito ad abbassarmi i pantaloni. sono venuto sulla sua pancia. sul suo maglioncino rosso. il seme con le sue gocce larghe faceva un bella impressione sul maglioncino. anna mi ha chiesto del mio cancro. le ho detto che non era vero niente. mi ha dato un calcio. poi anche uno schiaffo. io mi sono pulito la punta con le mani. gli ho messo le mani vicino alla bocca. poi l’ho baciata di nuovo. questa volta è accaduto che lei ha aperto la bocca e ha mosso la lingua. tutto il mio corpo stava in mezzo alla sua lingua. allora ho capito che ero morto da alcuni anni. ero morto lentamente. non me ne ero accorto. siccome scrivevo sempre non mi ero accorto della mia morte. vedi il tuo cuore come si è annerito mi diceva anna. io non vedevo niente. ora mi sentivo che stavo dentro di me. mentre stavo dentro di me il mio corpo usciva fuori. io stavo al posto del mio corpo. la lingua di anna stava dentro la mia bocca. la casa girava dentro gli occhi. anna mi ha cacciato fuori. in mezzo alla strada ho visto un uomo una donna un muro un cane. ho fatto alcuni passi. sono entrato in un bar. ne sono uscito. mi sono messo le mani in tasca. ho guardato l’orologio. ogni cosa che facevo mi piaceva. mi piaceva perfino essere me stesso. sapere che dovevo morire se non ero già morto. che potevo vivere se non lo avevo mai fatto.

 

2

non pensavo di avere i tuoi grandi seni tra le mie mani così presto. al telefono la tua voce era ancora una cosa del mondo. mi hai detto che venivi solo a prendere un libro. la voce di chi vuole accontentarti. chi ti fa capire che tu non sarai mai il motivo della sua contentezza. io mi sono lavato la faccia. acqua freddissima. ho cercato molti libri. tutti i libri mi sembrano inutili. ho continuato a cercare davanti a te. il tuo profumo era forte. il sorriso saliva lungo gli scaffali ed io lo andavo a prendere. il libro non c’entrava più niente. quando torna tua moglie? mi hai chiesto. non ho risposto. sapevo che c’erano solo pochi minuti per me e per te. la testa mi è già scoppiata molte volte. sono un mutilato. fuori nevica. ora devo salire su di te. tu mi chiedi dov’è il bagno. vuoi toglierti le lentine. ti seguo. ti bacio mentre armeggi coi tuoi occhi. come se non fossero i soli occhi che hai. suona il campanello. è mia moglie. ci chiudiamo nel bagno. prendiamo a baciarci con foga. tu mi tocchi dove voglio. sei docile. sei pronta a tutto. mia moglie accende il televisore. parla a telefono con suo fratello. io sono dentro di te. i miei colpi vanno giù in disordine. sono felice e sono triste. ora sono tutto dentro di te e ora ancora più dentro. facciamo tutto in silenzio. questo silenzio solleva la nostra mente e ci porta via. non siamo più in nessuna casa. non stiamo più da nessuna parte. non dobbiamo giustificare niente a nessuno. siamo in un attimo immobile e vasto. il tempo si è fermato. non era mai successo. si è rotto. non ha più gambe. non può correre. non può sfuggirci. i nostri corpi ora vagano in un cielo notturno. stiamo scopando e attraverso di noi scopano anche i nostri angeli.

 

3

intanto lo so che non mi scriverai. non lo hai mai fatto. adesso sei con un altro uomo. sempre uno sposato ti scegli. un uomo rude e silenzioso. giustamente tu diffidi degli intellettuali. lui ti prende ogni sera. ma prima bevete molta birra. senza la birra tu non sai farti prendere. e piangi e piangi sempre. lui ti prende in piedi e ti porta in braccio per la stanza. ti sorreggi alla sua asta mentre io qui mi sorreggo alle parole. mi sorreggo a ciò che mi uccide. ieri sera ho pensato che devo trovare una soluzione. i poeti non hanno la soluzione e non l’hanno mai avuta neppure i marinai i cantanti gli attori gli schiavi gli imperatori le puttane i contadini gli scienziati i monaci buddisti i papi i maomettani i pagliacci i musicisti. tu lo sai. nessuno ci riesce. e allora piangi quasi ogni giorno e ogni giorno le tue ossa diventano sempre più trasparenti. il tuo corpo è appena un filo e quando cammini  sembri una foglia portata via dal vento. ma quando stai dentro un letto tu bruci. quando gli uomini sono già esausti tu tiri fuori la voglia che sta in cima all’universo.

 

4

non parli ormai da vent’anni. non ti serve più. al massimo se devi fare qualcosa preferisci stare zitta. ti ho presa molte volte mente piangevi. ti ho presa sul pavimento che avevi bagnato con le tue lacrime e poi mi piaceva vedere sulla tua faccia il mio seme mischiato alle tue lacrime. sono sempre venuto sulla tua faccia. sui tuoi capelli. sulla tua maglia. a te piace farti sporcare. una scopata per te è sempre un modo di sporcarsi. andare nel disordine. andare fuori dal calma e dall’eccitazione. andare in cima ad alberi che si spezzano e cadere e farsi male.



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Pubblicato da Arminio

Nato a Bisaccia è maestro elementare, poeta e fondatore della paesologia. Collabora con “il Manifesto”, e "il Fatto quotidiano". È animatore di battaglie civili e organizzatore di eventi culturali: Altura, Composita, Cairano 7x, il festival paesologico ""La luna e i calanchi"". Da molti anni partecipa a innumerevoli manifestazioni sulle problematiche dei territori. Recentemente ha avviato scuole di paesologia (ne ha già svolto una decina in ogni parte d’Italia). In rete è animatore del blog Comunità provvisorie. E' sposato e ha due figli.

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