dammi le mete che si danno ai morti

 

sperma, fiato, urlo di cane, nuvola, filo d’erba,

neve dell’infanzia sulla tua lingua.

sorridimi mentre ti sto dentro,

mentre ti chiavo,

e poi distesa con me sui rami,

sui tetti di un paese.

vieni, ti prego, in questo mondo

che ormai è una tavola vuota,

imbuto, polvere, ragni appesi al soffitto,

cuori secchi,
vieni, portami la tua voce, fammela sentire,

asciuga questo vento viscido e spinoso,

come asciughi un cazzo,

andiamo a toccare la mano chiusa
dell’universo ,

vediamo se ci dà la chiave,

aspettano da noi questo coraggio
i pazzi e  le foglie degli alberi,

le volpi morte sotto la neve,

portiamo la nostra giostra dove è passato

l’inverno inutile degli uomini e delle donne,
andiamo a baciarli insieme,

inginocchiamoci insieme davanti a loro
e non importa se non capiranno,

ogni nostro abbraccio fa volare gli uccelli
porta il pane alla tane delle formiche.

vieni, ti prego, anche se non ci sei,

anche se non mi ascolti.

dammi le mete

che si danno ai morti.

 

franco arminio, febbraio 2014

 

 

Pubblicato da Arminio

Nato a Bisaccia è maestro elementare, poeta e fondatore della paesologia. Collabora con “il Manifesto”, e "il Fatto quotidiano". È animatore di battaglie civili e organizzatore di eventi culturali: Altura, Composita, Cairano 7x, il festival paesologico ""La luna e i calanchi"". Da molti anni partecipa a innumerevoli manifestazioni sulle problematiche dei territori. Recentemente ha avviato scuole di paesologia (ne ha già svolto una decina in ogni parte d’Italia). In rete è animatore del blog Comunità provvisorie. E' sposato e ha due figli.

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