L’EUROPA CHE VORREI


L’Europa che vorrei è una comunità che si prende cura delle sue donne e dei
suoi uomini. 

L’Europa che vorrei non ha confini, non ha campi di accoglienza, non ha permessi di soggiorno, non ha barriere, non espelle, non rispedisce a casa i profughi, non li abbandona a morire in mare, non presidia le coste, non spende enormi quantità di denaro per difendersi da nemici che non esistono più.

L’Europa che vorrei si apre sul Mediterraneo come sempre è stato, lo guarda come una porta sul mondo e non come una proprietà da gestire. 

L’Europa che vorrei è attenta ai suoi giovani, al loro futuro e investe nella loro istruzione, nella formazione, gli permette di spostarsi davvero, di studiare in Italia e di lavorare in Francia, in Germania senza che si sentano fuori posto, lontani da casa. Li fa sentire parte di una società che non valuta le persone per il loro conto in banca, per la casa che possiedono, per il quartiere in cui abitano, per quanto guadagnano. 

L’Europa che vorrei è un posto nel quale la cultura, e la cultura umanistica in particolare, è fondamentale, un posto in cui la storia, l’arte, la creatività contano quanto la tecnologia e l’industria. É un luogo che non distingue tra aree depresse ed aree sviluppate perché ha una nuova idea di sviluppo che non è solo economia, non è solo sfruttamento, non è solo PIL, ma qualità della vita, solidarietà, unione vera e forte e convinta. 

L’Europa che vorrei sa che la terra vale quanto le fabbriche e la tutela, la protegge dagli scempi. 

L’Europa che vorrei mette insieme la scienza e la filosofia e ne fa una sua forza, non ha nostalgia del passato ma lo considera un bene imprescindibile e annulla così il debito pubblico della Grecia perché solo in Grecia c’è un luogo come l’Acropoli, perché ogni singolo frammento di questo territorio che chiamiamo Europa è unico, irripetibile, inestimabile. 

L’Europa che vorrei rifiuta il cinismo freddo meccanico e disumano della finanza, della speculazione, del profitto, dello spread, dei numeri, si oppone a questo modello ormai vecchio e ammuffito. Lotta tutta insieme perché tutti abbiano una vita migliore, perché siano felici, perché crescano di numero, anche aprendo le frontiere, collaborando, mescolandosi con altre culture, imparando da esse.

L’Europa che vorrei ha dimenticato le crociate e le persecuzioni e le guerre e i trattati di pace sempre infranti, non vuol più sentire parlare di questioni nazionali, di separatismi, di patria e di identità. É un luogo nel quale le regole esistono ma sono regole giuste, condivise. É un luogo di bellezza. Un luogo che offre un esempio nuovo di vivere insieme, una rivoluzionaria e sorridente frontiera per il viver comune, per l’umanità. Uno schiaffo al sistema dell’utile e del commercio di beni e persone, uno schiaffo fastidioso e pungente, ma ora più che mai necessario.

 

Franco Arminio



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Pubblicato da Arminio

Nato a Bisaccia è maestro elementare, poeta e fondatore della paesologia. Collabora con “il Manifesto”, e "il Fatto quotidiano". È animatore di battaglie civili e organizzatore di eventi culturali: Altura, Composita, Cairano 7x, il festival paesologico ""La luna e i calanchi"". Da molti anni partecipa a innumerevoli manifestazioni sulle problematiche dei territori. Recentemente ha avviato scuole di paesologia (ne ha già svolto una decina in ogni parte d’Italia). In rete è animatore del blog Comunità provvisorie. E' sposato e ha due figli.

2 pensieri riguardo “L’EUROPA CHE VORREI

  1. CARO ARMINIO L EUROPA CHE SARA’, SARA IN REALTA QUALCOSA DI INUTILE: UNA GRANDE UNIONE SOVIETICA DA CUI TUTTI VORRANNO SCAPPARE UNA BRUXELLES ROMA LONTANA COME QUELLA DEI CAFONI DI LEVI E ALLA FINE UN CROLLO CHE COME IL CROLLO DEL MURO PAGHERANNO LA POVERA GENTE.
    TUTTO PER IL PIACERE E L AMBIZIONE DELLE NUOVE CLASSI DIRIGENTI.
    NON C E NIENTE DA RIFORMARE A BRUXELLES SOLO L ARRIVO DELLE NUOVE TASSE SUL MACINATO EUROPEO
    CON AFFETTO
    MASSIMO PALOMBA

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