10 poesie per chi viene ad aliano

1. 
si deve partire da un punto qualsiasi.
per esempio alle nove del mattino
puoi andare in un paese lontano e sentire
quello che dicono al bar un postino
un muratore, un vecchio ammalato.
si deve partire dall’attenzione
alla vita ordinaria, è lì il centro
il cuore.
abbi cura di andare
dove non va nessuno. affidati
alla gloria delle cose che ci sono fuori.
in questo modo una giornata,
una giornata qualsiasi,
sarà il tuo splendore.

2.
sentire il mondo
con gli occhi di un uccello
con le zampe di un cane.

3.
Pensa che si muore
e che prima di morire tutti hanno diritto a un attimo di bene.
Ascolta con clemenza.
Guarda con ammirazione le volpi, le poiane, il vento, il grano.
Impara a chinarti su un mendicante, ad accarezzare un cane.
Cerca continuamente parole migliori.
Impara a sentire l’energia del dolore, della vecchiaia,
della povertà e della disperazione.
Coltiva il tuo rigore e lotta fino a rimanere senza fiato.
Vivi ogni giorno come se fosse l’ultimo,
dai tutto te stesso, senza avarizia, senza remore.
Diffida della ragione, dei ragionamenti, della freddezza stitica,
dei cuori rinsecchiti.
Non limitarti a galleggiare, scendi verso il fondo
anche a rischio di annegare.
Sorridi di questa umanità che si aggroviglia su se stessa
e cedi la strada agli alberi.

4.
non aspettarti niente da nessuno.
e se vuoi aspettarti qualcosa,
aspettati l’immenso e l’inaudito.
e chiedilo, metti in ansia gli indifferenti,
metti a disagio i tranquilli, spogliati,
butta il cuore nel cestino,
lascia che la tua lingua si affacci alla finestra.
qualcuno verrà a baciarla,
oppure sarà cibo per gli uccelli.

5.
non ti affannare a seminare noie
e affanni nelle tue giornate
e in quelle degli altri,
non chiedere altro che la gioia,
è la gioia che ti compete,
per quella sei qui e non altrove,
non scansarti mai
dalla gioia che potresti diventare.

6. 
L’errore è tutto nel non darsi,
nel rimanere rigidi pure nel calarsi.
quello che conta è solo la furia
la commozione, lo smarrimento.
dio non c’è quando siamo prudenti,
dio crede in noi quando siamo in croce,
quando non misuriamo niente.

7.
il tuo respiro misuralo a millenni,
vai con la foglia che spuntò
per prima sulla terra,
vai con gli uccelli che videro
un cielo che non è questo,
soffia sull’ultimo granello
del mondo,
il tuo paese è questa immensità,
non le villette sull’unghia delle strade.

8. 
abbiamo bisogno di contadini, di poeti, di gente che sa fare il pane,
di gente che ama gli alberi e riconosce il vento.
più che l’anno della crescita,
ci vorrebbe l’anno dell’attenzione.
attenzione a chi cade, attenzione al sole che nasce e che muore,
attenzione ai ragazzi che crescono,
attenzione anche a un semplice lampione,
a un muro scrostato.
oggi
essere rivoluzionari significa togliere più che aggiungere,
significa rallentare più che accelerare,
significa dare valore al silenzio, al buio, alla luce,
alla fragilità, alla dolcezza.

9.
il mondo vive
perché è circondato da un filo d’aria,
ma noi ce lo scordiamo, perché l’aria
non l’abbiamo fatta noi, non è una macchina,
un telefono, un cuscino.
l’aria è una bestia colossale e generosa,
dà la vita a noi e alle formiche,
ai cani e alle piante.
forse quello che chiamiamo dio
è semplicemente l’aria ed è un dio
a cui ci piace credere,
è un dio che ha tanti fedeli inconsapevoli
e tante chiese, una per ogni polmone,
per ogni acquasantiera del respiro.

10.
ciò che conta è fuori di noi,
la meraviglia del mondo è negli alberi,
nelle nuvole, nella terra su cui poggiamo i piedi.
abbiate cura di andare in giro.
non rimanete fermi
come uno straccio sotto il ferro da stiro.

franco arminio

Pubblicato da Arminio

Nato a Bisaccia è maestro elementare, poeta e fondatore della paesologia. Collabora con “il Manifesto”, e "il Fatto quotidiano". È animatore di battaglie civili e organizzatore di eventi culturali: Altura, Composita, Cairano 7x, il festival paesologico ""La luna e i calanchi"". Da molti anni partecipa a innumerevoli manifestazioni sulle problematiche dei territori. Recentemente ha avviato scuole di paesologia (ne ha già svolto una decina in ogni parte d’Italia). In rete è animatore del blog Comunità provvisorie. E' sposato e ha due figli.

5 pensieri riguardo “10 poesie per chi viene ad aliano

  1. ecco che in una mattina d’estate che pare autunno,
    in una terra lontana dove l’irpinia te la crei ogni giorno nel cuore,
    arrivano i timbri leggeri e profondi delle parole poetiche di arminio.
    sulle prime non ci credi che risuonino ad un tempo
    delle musiche del vento e dei colori delle ali di falco
    e dello stato dell’arte di essere umani oggi,
    tanto si librano da quei luoghi in cui si fondono mente e terra,
    per arrivare a fare i conti con quello che ci ostiniamo a chiamare destino
    perchè non vogliamo prenderci le nostre responsabilità,
    ma in verità è solo una scelta indifferente.
    ecco che in una mattina d’estate dalla terra d’irpinia
    giunge un segno di levità nel peso del mondo
    [ugo morelli]

    1. “dove l’irpinia te la crei ogni giorno nel cuore”.
      Ma sei lo stesso Ugo Morelli che di Grottaminarda diceva:

      “I grottesi, sopracciglio diffidente e sguardo sprezzante. Non fanno una festa ma un festone. Non domandano mai per favore e non chiedono scusa. Una parolaccia sempre sulla punta della lingua, i grottesi non hanno mai torto. Un po’ pugliesi, un po’ campani, litigano prima degli altri. In un paese che era una via di passaggio hanno sempre comprato e venduto. Guidano auto di gran lusso come fossero traìni, i grottesi. E urlano ordini come si fa con i cavalli da tiro. Sono primi in tutto, ancor prima di fare le gare. I grottesi o “grottaiuoli”, quelli del torrone che migliore non lo fa nessuno. Quelli che il salame in punta di coltello ce l’abbiamo solo noi. I grottesi del pulieio che quello proprio non ce l’ha nessun altro. Mai erba fu più appropriata se “andar cercando puleia”, al femminile, o essere puliante, vuol dire provocare, cercare la lite, esasperare l’altro, non mollarlo, metterlo in difficoltà. I grottesi, che hannno fatto attendere san Tommaso prima di portarlo in processione. I grottesi, quelli che la Fratta era una vergogna, poi un monumento, poi non è stata più niente. I grottesi che i camion luccicanti e illuminati come alberi di Natale… e chi ci mai può fottere. I grottesi che ti mandano a quel paese prima di cominciare. I grottesi che nominano i tuoi morti come nessun altro. I grottesi che i federali erano i migliori federali e poi sono divenuti i migliori sindaci. I grottesi che hanno sempre loro la precedenza e non si ribassano a mettere la freccia prima di girare. I grottesi che tutti gli altri sono cafoni. I grottesi che prima di tutto ti spaccano la faccia. I grottesi che mangiare viene prima di tutto. I grottesi che il ragù come lo facciamo noi… I grottesi che non attecchisce niente, solo la gramigna. I grottesi non hanno paura di niente. Si fanno la guerra per invidia e fidarsi è bene ma non fidarsi è meglio. Se si può sfottere uno perché non farlo. I grottesi che, “lu meglj ‘r lor ‘s lu purtav lu vient”.”?

      Fossi in te, mi vergognerei di aver parlato in questo modo, di nascosto dai propri compaesani, del posto in cui si è nati e cresciuti.
      Fossi in te, mi vergognerei di “crearmi ogni giorno l’Irpinia nel cuore”, se questa è l’Irpinia di cui parli nei tuoi ridicoli libricini.

  2. Bellissimi versi…stupefacenti nella loro intensa chiarezza!!
    Mi sono persa nella poesia di Arminio che non ho fatto in tempo a leggere a scuola prima di andare in pensione.

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