APPUNTI PER UNA POESIA DEI LUOGHI

Le poesie si fanno con il corpo e con il luogo.

Questione di sguardo: la poesia guarda dentro, la geografia guarda fuori.

Ho cominciato a scrivere perché non stavo bene nel mio corpo. Continuo a scrivere perché non sto bene nel mio corpo.

Il mio corpo è cambiato ed è cambiato pure il mio paese, ma io sono ancora nel mio corpo e ancora nel mio paese.

Sono intimo ed estraneo sia al mio corpo che al mio paese.

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Ho due fili, uno diurno e uno notturno. La passione dell’interno e la passione del fuori. Poesia e impegno civile: ho sempre fatto il pendolare tra questi due luoghi dello spirito. Ora mi è venuta la passione di farne un solo luogo. Questo luogo non è la pagina, ma può essere un paese. Per esempio Aliano durante la festa della paesologia a tratti realizza questo sogno, pare che poesia e impegno civile stiano in un forte intreccio.

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La questione della morte. Non mi è chiaro se scrivo perché ho paura di morire oppure ho paura di morire perché scrivo. Forse sono vere tutte e due le cose. Scrivere è combattere la morte e cercarla. In questo doppio movimento si crea un luogo che non appartiene né alla vita né alla morte. Io sono qui, un presente che si assenta di continuo, un’assenza che è sempre presente all’appello.

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L’idea che scrivo perché non sono nato. L’idea mitica che mia madre mi abbia trattenuto e mi trattenga ancora nel suo utero elastico. Mia madre mi consente un accesso poetico alla vita, non un accesso amoroso. Per essere fedele a mia madre, tradisco in continuazione ogni essere umano che incontro. Ve lo giuro, non sono fedele a niente e a nessuno.

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La mia idea è di fare poesia usando la lingua di tutti i giorni, una sintassi non ricercata, un tono diretto, spoglio, essenziale. Non è tempo di artifici e sperimentazioni. Se vai da una persona che sta male non gli reciti un sonetto, ma gli stringi la mano, lo guardi con affetto.

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Prima scrivevo partendo dalle parole degli altri. Leggevo delle parole e ogni tanto ce n’era una che faceva muovere le mie. Ora parto dai luoghi. Vado in un posto e poi scrivo. Mi accende una vecchia, un cane, un muro, una porta, qualsiasi cosa. La scrittura è molto sensibile alle cose.

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La poesia ha ripreso vigore nel tempo della Rete. Un vigore che si accende per pochi secondi e poi si spegne. Un continuo accendersi e spegnersi. Io metto spesso le mie poesie su Facebook. Ogni mi piace è la prova di un impatto, la parola ha trovato un lettore, lo ha trovato subito. È un incontro che non fa compagnia.

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La letteratura è finita. Non c’è più una casa dove si vanno a sistemare le scritture, con una serie di addetti alla sistemazione. Ognuno ha il suo silos dove conserva la scrittura e il suo tapis roulant dove le fa girare.

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La dimensione artigianale della scrittura. Le parole sono luoghi, sono corpi, sono anime, sono misteri, sono niente. Bisogna comporre questi vari aspetti delle parole. Per farlo ci vuole un grande esercizio, una dedizione assoluta, un impegno che prende tutta la nostra vita e anche tutta la nostra morte. La poesia mette al lavoro anche la morte e in questo senso le dà una forma vitale, generatrice.

Pubblicato da Arminio

Nato a Bisaccia è maestro elementare, poeta e fondatore della paesologia. Collabora con “il Manifesto”, e "il Fatto quotidiano". È animatore di battaglie civili e organizzatore di eventi culturali: Altura, Composita, Cairano 7x, il festival paesologico ""La luna e i calanchi"". Da molti anni partecipa a innumerevoli manifestazioni sulle problematiche dei territori. Recentemente ha avviato scuole di paesologia (ne ha già svolto una decina in ogni parte d’Italia). In rete è animatore del blog Comunità provvisorie. E' sposato e ha due figli.

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