d’inverno mi piace
stare fermo sotto il sole.
un paese
dove tutte le porte sono chiuse
è come se diventasse nostro.
ho un leggero affanno nel parlare.
la barchetta di carta del fiato
ormai è partita: comincio a parlare della mia vita.
fabio ascolta senza dire nulla
e io sento che quel che dico
conta poco, quel che dico era già
nel mio guardare le porte chiuse
era già tutto lì il mio essere
lontano dai grovigli della psiche
lontano dalle parole con cui ci allontaniamo
dai noi stessi e dagli altri.
noi siamo una povera immensità
ferita in questo mondo
troppo pieno di merci e di parole.
ho lasciato fabio per entrare a scuola.
adesso mi volano le mani
se penso a tutto quello che possiedo:
la coda di andretta, montaguto, senerchia
alessandria del carretto.
*
Le vecchie al paese
nuovo camminano leggermente più erette.
le strade sono più larghe e per andare
da un posto all’altro si possono scegliere
molte strade. al paese vecchio
non era così. il vicolo era a ciottoli
e in mezzo c’era la lista di pietre lisce.
insomma già era indicata
la traiettoria migliore.
*
Sospeso sulle argille
d’una vecchia collana
il paese perde le sue perle
frana.
sull’anima tombale del paese.
di notte urlano i cani
le faine passano sui cavi
sui tetti delle case.