- Franco, e’ così come tu dici, mi interessa più ingentilirlo il mondo che biasimarlo.
P.A.
La tua svagata saggezza
ci diceva
che stiamo nella vita
per fare qualcosa di bello nella vita.
Non può riuscirci altro
e se ci riesce dura poco
e per sempre.
Eravamo i ragazzi del prodigio
ma di prodigioso c’eri solo tu.
Io per vivere ho bisogno
del panico,
a te bastava piegare un ferro.
Chi è nel miracolo non se ne accorge.
Ora non posso più dirtelo,
ora che tu mi porti nelle vene
una voglia fortissima di bene.
Oggi ho sentito
l’amore che alza la vista,
ho sentito la devozione
per l’attimo che passa,
per uno sguardo,
per un sorriso.
Il tuo ultimo regalo
è questo nobilissimo dolore.
Un pezzo di via Roma,
una cinquantina di metri,
separa la tua strada dalla mia.
Vuote tutte e due, ma nella mia
ci passano le macchine.
Oggi sono andato cinque volte fino a casa
tua, ho sentito con chiarezza
che il paese è diventato paesaggio.
Ci sono ancora le persone
ma le senti assai di meno,
sembrano più forti le nuvole
le tegole, le porte chiuse.
La sposa, le figlie, la sorella,
la madre che d’ora in poi
sarà mia madre.
BISACCIA, 11 DICEMBRE 2015
Sempre innamorata di questo posto fatto di paesi in testa. Pesanti come macigni. Gira che ti rigira mi ritrovo qui. Come se le tue fossero anche parole mie.