manifesto di trevico

metto qui l’ultima versione del manifesto di trevico. ho fatto alcune modifiche che ritengo importanti. possiamo discuterle nell’incontro di fine ottobre a trevico e arrivare alla stesura definitiva del testo.
ovviamente ognuno può proporre integrazioni e modifiche, considerando che il testo non può diventare troppo lungo.

MANIFESTO DI TREVICO

Viviamo in un’epoca volante, ma è il volo dentro una pozzanghera.
Stiamo morendo e stiamo guarendo, stanno accadendo tutte e due le cose assieme.
Noi proponiamo l’intreccio di poesia e impegno civile. Abbiamo bisogno di poeti e contadini. Amiamo Pasolini e Scotellaro, amiamo chi sa fare il formaggio, chi mette insieme il computer e il pero selvatico.
Crediamo che bisogna unire le varie esperienze che si vanno opponendo alla deriva finanziaria e totalitaria dell’intero pianeta. Non basta, ad esempio, parlare di decrescita. Non basta la premura di avere prodotti alimentari buoni e sani. Non bastano le battaglie per la difesa del paesaggio e dei beni comuni. E non bastano i partiti che ci sono o quelli che si vorrebbero costruire.
Noi crediamo alle Comunità Provvisorie che uniscono queste esperienze diverse e altre ancora, annidate sui margini. Parliamo di Italia Interna, parliano di paesi e montagne. Il loro svuotamento in atto da qualche decennio ha effetti che generano nello stesso tempo desolazione e beatitudine.
Non dobbiamo redimere nessuno, pensiamo che in fondo ognuno fa quello che sa fare, però è necessario svolgere qualche serena obiezione all’esistente.
Non stiamo riproponendo la questione meridionale. Ragioniamo su ogni lembo di Occidente che non è stato annientato dal mito del Progresso. C’è un fuoco centrale, una geografia commossa del nostro agire che si muove tra Trevico e Aliano e che si allarga a frammenti urbani e costieri dell’Italia e del Mediterraneo.
Vogliamo che si dia finalmente forza alla Strategia Nazionale dell’Italia Interna. Per fermare l’anoressia demografica bisogna mettere al centro di tutte le politiche il lavoro giovanile e bisogna trasformare i piccoli paesi da musei delle porte chiuse e degli anziani soli, a luoghi di accoglienza per i migranti, per i nuovi agricoltori e gli artisti: noi crediamo che la musica e il canto siano preziosi per riattivare le Comunità.
Crediamo sia ora di finirla col discredito verso la politica e gli interventi pubblici. C’è bisogno di un grande investimento dello Stato per mettere in sicurezza le case fragili delle zone altamente sismiche.
Chiediamo che l’articolo 42 della costituzione sia intenso sempre più nel senso di garantire la funzione sociale della proprietà. In altri termini i palazzi dell’Italia interna non utilizzati dai proprietari devono diventare beni comuni.
Vogliamo l’istituzione di un grande Parco Rurale che parta dall’Appennino ligure e arrivi fino alle montagne della Sicilia.
Vogliamo una legge sui Piccoli Comuni che favorisca con investimenti importanti il riequilibro delle popolazioni sui territori. Una legge molto più coraggiosa di quella in discussione da anni in Parlamento.
Vogliamo lo stop al consumo di suolo e una politica che sostenga con decisione l’inserimento dei giovani nell’agricoltura.
Vogliamo che non venga più installata nessuna pala eolica che non sia patrimonio comune: crediamo che le pale già installate debbano portare benefici ben maggiori alle casse dei comuni che le ospitano. Siamo contrari a ulteriori trivellazioni petrolifere e allo sfruttamentto delle risorse naturali da parte di colonizzatori vecchi e nuovi.
Consideriamo inaccettabile il divario economico e sui servizi che esiste tra il Nord e il Sud dell’Italia. Il divario comunque non va considerato sempre a favore del Nord. Per esempio, dal punto di vista della qualità dell’aria e delle falde acquifere, il Sud ha delle zone malate, ma la pianura padana è quasi un cimitero. Il Sud è una meraviglia con grandi problemi. Il Nord del mondo è un grande problema con qualche residua meraviglia. Da una parte un’utopia che ha bisogno di scrupoli, dall’altra scrupolo ed efficienza senza utopia.
Dunque, la Casa della Paesologia propone un ribaltamento delle solite logiche con cui guardiamo ai luoghi. I territori che nella percezione comune sono arretrati e marginali, in realtà possono essere considerati centrali e all’avanguardia.
Noi sappiamo che proprio nell’Italia Interna qualcosa è rimasto incolume alla pressione globalizzante. E allora lo nostra lotta si fa gioiosa, perché abbiamo tanti luoghi belli e tante persone che non considerano il liberismo la loro religione.
Noi non pensiamo che la soluzione sia da una parte sola: la moneta, Dio, l’agricoltura, l’amore, la poesia, la resa, la rivoluzione.
Siamo in fuga da saperi separati, dagli specialismi, dai professionismi. Crediamo che un brutto successo sia peggiore di un buon fallimento.
La vicenda umana ci sembra commovente quando è capace di alzarsi e abbassarsi nello stesso tempo, quando riusciamo a tenere assieme l’infimo e l’immenso, quello che accade nei palazzi della politica e nelle tane delle formiche. Ci interessa la salute delle persone e quella delle api. Ci interessa la democrazia, la gioia e il dolore. Occuparsi della tutela di un paesaggio ha poco senso se poi non ci accorgiamo dei paesaggi dolenti che appaiono sui volti di troppe persone.
La casa della paesologia non è nata per risolvere i nostri problemi e neppure quelli degli altri. Noi stiamo nel tempo che passa e sappiamo che di questo tempo alla fine rimane qualche attimo di bene che siamo riusciti a darci.
Crediamo che l’arcaico non vada cancellato da nuovismi affaristici. Dobbiamo provare a credere di più a queste nostre verità provvisorie e a farle conoscere con le nostre parole, coi nostri abbracci. Sogno e ragione, paesi e città non più come cose separate, ma luoghi diversi dello stesso amore.
casadellapaesologia@gmail.com

Pubblicato da Arminio

Nato a Bisaccia è maestro elementare, poeta e fondatore della paesologia. Collabora con “il Manifesto”, e "il Fatto quotidiano". È animatore di battaglie civili e organizzatore di eventi culturali: Altura, Composita, Cairano 7x, il festival paesologico ""La luna e i calanchi"". Da molti anni partecipa a innumerevoli manifestazioni sulle problematiche dei territori. Recentemente ha avviato scuole di paesologia (ne ha già svolto una decina in ogni parte d’Italia). In rete è animatore del blog Comunità provvisorie. E' sposato e ha due figli.

3 pensieri riguardo “manifesto di trevico

  1. Caro Franco
    mi piacerebbe che si parlasse anche di tutto l’orrore arcaico (?) ed attuale circa fatti di torture , omicidi maltrattamenti , abbandoni, di animali che quotidianamente avvengono sopratutto (ma non solo) al Sud.
    Ripartire dai paesi, dai margini ; ma non darei troppo credito ad un mondo contadino e/o di paese che si mostra violento e che non fa rimpiangere la città: Davanti ai bar, alle vecchie farmacie di paese ci sono anziani dagli occhi malinconici per i figli emigrati e per fare parte di una generale dimenticanza , ma nel loro “piccolo” riescono anche loro ad esercitare il loro
    potere su chi non può difendersi.
    Che differenza c’è con la dinamica spietata del centro?
    Spero non rispondiate : sono solo cani o forse sì : sono animali-esseri viventi soli!

  2. Caro Franco
    mi piacerebbe che si parlasse anche di tutto l’orrore arcaico ed attuale circa fatti di torture , omicidi , maltrattamenti , abbandoni di animali che quotidianamente avvengono al sud (e non solo).
    Ripartire dai paesi , dai margini ma bisogna scacciare il veleno di un mondo contadino e/o di paese che si mostra violento con chi non può difendersi e per questo non riesce a fare rimpiangere la città.
    Davanti ai bar, alle vecchie farmacie di paese ci sono anziani dagli occhi malinconici per fare parte di una generale dimenticanza ma nel loro “piccolo” riescono anche loro ad esercitare il loro potere contro chi non può difendersi
    Che differenza c’è con la dinamica spietata del centro?

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