Il molto e il poco

On line, 10 aprile

Siamo nei giorni in cui non ci possiamo scambiare
abbracci ma malattie.
Forse qui dobbiamo restare, in questo dolore.
Il dolore va lenito e poi pianto
quando muore alla vita
e non sappiamo dove arriva:
non sappiamo cosa accade nell’invisibile,
non sappiamo se ci portano rancore
i morti inceneriti, non sappiamo
quando si chiuderà questa crepa,
quando ne arriverà un’altra.
Occupiamoci del nostro dolore
e del dolore del mondo,
non per distrazione, per intrattenimento,
il dolore è l’unica pancia che ci può partorire
veramente: il mondo non è di chi nasce,
ma di chi sa rinascere,
cercare chi non c’è,
capire che non siamo qui per restare
nel tempo, ma per attraversarlo.
Non dobbiamo avere fretta di guardare avanti
e neppure l’impazienza di tornare indietro.
E non è un problema se restiamo ancora
un poco fermi, se ne approfittiamo per svuotare
le nostre vite che si erano fatte troppo piene,
troppo esigenti.
Tra il troppo e il poco
ora è molto chiaro che ha ragione il poco,
e non è male qualche felice indugio
in mezzo al mondo,
fino a quando passeremo
dal poco al niente.



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