Una poesia di Joyce Kilmer

In America esiste un netta separazione fra la popolarità di un’opera e di alcuni artisti e l’accademia, la cosidetta ricerca letteraria, le vene profonde di movimenti, circuiti alternativi, tribù. Vent’anni fa non avrei mai pensato di sentirmi più attratto, da adulto, alle opere che si sono guadagnate popolarità senza il consenso della critica militante. Hopper lo conosciamo tutti, il pittore di interni, di case, di fari, della luce del mattino. Andrew Wyeth certamente meno, è scomparso nel 2009, ed era in nord America fa-mo-sis-si-mo. Aveva esposto nei maggiori musei. Uno dei libri della mia biblioteca di cui sono più geloso è proprio una sua Autobiografia, un libro edito da una casa editrice che il mercato editoriale statunitense, non meno assassino del nostro, ha già estinto. Un libro quadrato, con le tempere e gli acquarelli di questi uomo della Pennsylvania, che dipingeva i suoi vicini di casa, le abitazioni disperse nei campi di grano – Il mondo di Cristina credo sia il suo dipinto più celebre, finito già più volte a fare da copertina ai romanzi americani tradotti in Europa. Amo i dettagli, i volti di questi uomini dell’America agricola che piace a me, parente stretta di questa Italia agreste, talvolta rurale, campagnola, periferica che visito quotidianamente. Gli oggetti che Wyeth sapeva distinguere e rappresentare, gli stivali, i secchi, un elmetto rovesciato pieno di pigne, i tetti, le porte. Un altro di questi casi è il poeta Joyce Kilmer, in Italia non lo conosciamo, il suo nome non viene mai riportato nelle antologie dedicate alla poesia Made in Usa. Nel 1913 viene pubblicata sulle pagine della celebre rivista Poetry la poesia Trees, ovvero Alberi. E’ una lirica scritta il giorno 2 febbraio, nella sua abitazione a Mahwah, New Jersey. L’anno seguente è ripubblicata in un volume di settantacinque pagine e trentuno liriche dal titolo Trees and other Poems, a New York. E’ diventata una poesia famosissima, insegnata a scuola, che i ragazzi imparano a memoria.

Ho ritradotto la poesia che riporto a seguire in originale:

Alberi

Credo che non vedrò mai
una poesia adorabile quanto un albero.

Un albero la cui bocca affamata sia puntata
contro il seno dolce e crescente della terra;

un albero che guardi a Dio tutto il giorno,
ed elevi le sue braccia fogliari in preghiera;

un albero che possa vestire in estate
un nido di pettirossi fra i suoi capelli;

sulla cui superficie la neve venga deposta;
che respiri manifestamente insieme alla pioggia.

Le poesie sono cucite dai pazzi come me,
ma soltanto Dio può creare un albero.

Trees

I think that I shall never see
A poem lovely as a tree.

A tree whose hungry mouth is prest
Against the sweet earth’s flowing breast;

A tree that looks at God all day,
And lifts her leafy arms to pray;

A tree that may in summer wear
A nest of robins in her hair;

Upon whose bosom snow has lain;
Who intimately lives with rain.

Poems are made by fools like me,
But only God can make a tree.

4 pensieri riguardo “Una poesia di Joyce Kilmer

  1. Ciao Salvatore. Grazie.
    Purtroppo le traduzioni delle poesie perdono molto, ma questa è stata scritta in maniera così lineare, così semplice che la trascrizione in un’altra lingua la rende nondimeno efficace.
    Penso che l’esperienza poetica di Kilmer meriterebbe un po’ più di giustizia nel nostro mercato editoriale, ma finchè le teste di chi si occupa di editoria ragionerà per classiffiche a dieci nomi, o a dodici, i dieci poeti dell’anno, i dieci libri dell’anno, i dieci migliori poeti della storia americana, i dieci migliori poeti del Novecento, beh, spazio certo ne ce ne sarà.
    Ma è una società delle lettere quella che abbiamo intorno a noi che si perde per strada troppi pezzi pregiati, per mancanza di gratitudine o soltanto per superbia.

  2. Adoro Wyeth la cui recente scomparsa ha contribuito ad una su a riscoperta, e adoro anche Hopper, entrambi scultori della luce ma con una concezione diversa del ruolo della Natura.
    Sono molto belli questi piccoli brani sugli alberi. é bella anche la poesia, non conoscevo l’autore e sono d’accordo sul fatto che nelle antologie vengano riproposti sempre gli stessi autori; ma questo è un male comune…
    Nel testo originale ho notato che attribuisce all’albero una natura femminile “her hair”, “breast”, ho cercato dunque di farne una mia versione cercando di conservare questo aspetto. spero di non far male a postarla nel commento se dovesse invece essere così mi scuso.

    grazie
    lisa

    Credo che io mai vedrò
    Una poesia bella quanto un albero lo è

    Un albero la cui avida bocca sia stretta
    Al seno turgido della amabile terra ,

    Un albero che guardi a Dio tutto il giorno
    E in preghiera innalzi la sue braccia di foglie

    Un albero che possa in estate vestire
    Di un nido di pettirossi la sua chioma

    Sul cui petto la neve abbia riposo
    Che viva fin nel profondo con la pioggia.

    Le poesie son fatte da folli come me
    Ma solo Dio un albero può creare

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