pensatori delle panchine

l’attualità politica e sociale non mi prende. mi piace parlare attraverso cose scritte tempo fa. questo è un pezzo di NEVICA E HO LE PROVE, il ilbro che mi è costato di più.

PENSATORI DELLE PANCHINE

 

Le giornate del paese procedono in verticale, nel senso che si mettono una sopra l’altra a formare il muro che ti separa dal mondo. Le giornate cittadine procedono in orizzontale a formare la strada che ti porta nel nulla del mondo.

 

 

Il destino lungamente è apatico poi si fa sgarbatamente pratico.

 

 

Qui la faccenda è questa: chi non ha niente da dire ha sempre qualcosa da ridire.

 

 

Ci vorrebbe un giorno alla settimana in cui non si può morire, per esempio il sabato.

 

 

A certi se gli togli la pancia non gli resta niente.

 

 

C’erano tanti porci. Questo, però, non dava al paese l’aria di un porcile.

 

 

Certe volte non litighiamo con gli amici perché abbiamo paura che poi viene poca gente al nostro funerale.

 

 

In certe piazze di paese non si capisce se c’è un’aria di campagna, di centro o di periferia.

 

 

Un’ombrello con l’apostrofo comunque si chiude.

 

 

Nuvole basse sulla lingua. Sulle tue labbra un segnale: cunette o dossi.

 

 

Ci alleniamo, siamo tutti in forma, in vita, ma ci manca partita.

 

 

Fino alle vertebre lombari la carezza non è peccato.

 

 

Io sono uno che sta dentro di me perché non ha nessun altro posto dove andare.

 

 

Siamo al mondo senza pagare alcuna forma di abbonamento, questo è straordinario.

 

 

Il paese è quel luogo dove non si può salire ma si può sprofondare.

 

 

A certi la vita deve proprio capitare tra i piedi, altrimenti proseguono come se non ci fosse.

 

 

Dal rumore puoi individuare il tipo di automobile, non il suo colore.

 

 

Vorrei vivere un minuto della mia vita senza di me.

 

 

Il mio paradosso è questo: continuamente chiedo attenzione  e aiuto ma poi mi sento vivo solo nel rifiuto.

 

 

Dio aveva la testa tra le tue gambe quando ha pensato il mondo.

 

 

Oggi stavi nel mio sangue ogni volta che il sangue entrava dentro il cuore.

 

 

In questo paese adesso c’è chi torna con qualche bella ragazza. Prima tornavano solo con le belle macchine.

 

 

Quando c’era la comunità, questa parola non la pronunciava nessuno.

 

 

Gesù nel periodo che andava a donne era un uomo tranquillo. Poi gli venne una grave nevrosi e tutto il resto che sappiamo.

 

 

Molti pensano che il corpo sia un luogo da raggiungere e non una preghiera in cui si aggira un dio disoccupato.

 

 

Ho amato i denti di una, le clavicole di un’altra. Erotismo da ossario.

 

 

Trovo che la parola felicità è molto imbarazzante.

 

 

 

Uno che ha milioni di sentimenti non è un milionario.

 

 

Si viaggia solo per andare a sbadigliare altrove.

 

Pubblicato da Arminio

Nato a Bisaccia è maestro elementare, poeta e fondatore della paesologia. Collabora con “il Manifesto”, e "il Fatto quotidiano". È animatore di battaglie civili e organizzatore di eventi culturali: Altura, Composita, Cairano 7x, il festival paesologico ""La luna e i calanchi"". Da molti anni partecipa a innumerevoli manifestazioni sulle problematiche dei territori. Recentemente ha avviato scuole di paesologia (ne ha già svolto una decina in ogni parte d’Italia). In rete è animatore del blog Comunità provvisorie. E' sposato e ha due figli.

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