I nomi dei paesi

UN PEZZO DA TERRACARNE

Sono andato a vedere molti paesi seguendo la suggestione del loro nome. Un paio di anni fa mi parlarono di Alessandria del Carretto. Per mesi ho vagheggiato di andarci. Non potevo non andare in un paese con un nome del genere. Sono andato a Pietramontecorvino sulla scia del nome e così pure a Palazzo San Gervaso, a Craco, a Marsicovetere. Potrei citarne centi-naia.
Leggere le ipotesi sull’origine dei nomi proposte da paesano-logi e storici locali non mi interessa. A me interessa il suono, l’arco di luce che apre nella mia mente quel pugno di sillabe ac-campato sui segnali delle vie provinciali, le uniche che percorro con piacere. Qualche settimana fa ho fatto una strada, da Mis-sanello a Potenza, solo per andare dietro a tre paesi di cui non sapevo niente, eccetto il nome. Corleto, Laurenzana, Anzi: ci metti più tempo a raggiungerli che a visitarli. E ogni volta che arrivo in un paese mi ricordo che è un modo di appagare la mia passione per la geografia. Avevo nove anni e un’operazione mi tenne a letto per un mese. La mia compagnia fu l’atlante di mio fratello. Lui non lo prendeva quasi mai. Io lo tenevo sempre a-perto sulle gambe. Leggevo i nomi, i nomi delle capitali, i nomi dei luoghi più lontani, dei monti, dei fiumi. A quell’età il mondo non è mai quello che tieni attorno.
Col terremoto cambiò tutto. Ricordo un giorno nella piazza di Teora mentre parlavo con un uomo che mi diceva del bar che c’era in quel posto e di tutti quelli che ci erano rimasti seppelliti dentro. Provai un senso di pena pensando che non ero mai stato a Teora prima del terremoto, per quella visione perduta per sempre. Era il 1980, non immaginavo che mi sarei inventato il mestiere di paesologo, quella scena credo sia stato il seme che mi ha spinto ad andare nei paesi a vedere com’erano, come si stavano trasformando. A pensarci bene, in certi posti l’unica co-sa rimasta immutata è proprio il nome. San Mango sul Calore sta allo stesso posto e ha lo stesso nome, ma dopo il terremoto è tutta un’altra cosa. In alcuni casi, tipo Conza della Campania, il paese è stato spostato completamente in un’altra zona e il nome è veramente l’unico legame col passato, una sorta di fune invisibile a cui aggrapparsi.
Capita pure che i nomi cambino per ragioni politiche. Così Carbonara diventa Aquilonia per punire la popolazione che nell’Ottocento buttò i galantuomini dalla rupe. In qualche caso un nome antico viene recuperato, come Resina che torna a essere Ercolano.
In attesa di futuri stravolgimenti onomastici, abbiate cura di lasciarvi incuriosire dai nomi che ci sono e andate a trovare i luoghi più marginali. Sono luoghi che stanno sparendo, ma da questa sparizione viene fuori un’emozione che magari non si trova nei centri più importanti. E bisognerebbe dare nomi nuovi anche ai nuovi aggregati urbanistici che si vengono a creare. Il mio paese si chiama Bisaccia, ma la gente abita quasi tutta in un paese a due chilometri che da sempre tutti chiamano “Piano regolatore”.

Pubblicato da Arminio

Nato a Bisaccia è maestro elementare, poeta e fondatore della paesologia. Collabora con “il Manifesto”, e "il Fatto quotidiano". È animatore di battaglie civili e organizzatore di eventi culturali: Altura, Composita, Cairano 7x, il festival paesologico ""La luna e i calanchi"". Da molti anni partecipa a innumerevoli manifestazioni sulle problematiche dei territori. Recentemente ha avviato scuole di paesologia (ne ha già svolto una decina in ogni parte d’Italia). In rete è animatore del blog Comunità provvisorie. E' sposato e ha due figli.

Una opinione su "I nomi dei paesi"

  1. In Abruzzo Cellino Attanasio, Morro d’oro, Castiglione Messer Raimondo, Castiglione Messer Marino, Terranera, Fontavignone , Succi-ano, Pedicci-ano, Acci-ano , Mozzagrogna ecc.

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