lettera ai ragazzi del sud

cari ragazzi,abitate da poco una terra antica, dipinta con le tibie di albe greche, col sangue di chi è morto in Russia, in Albania. Avete dentro il sangue, il freddo delle navi che andavano in America,le grigie mattine svizzere dentro le baracche. Prima il mondo filava le sue ore lentamente e ogni scena era per tanti, tutti insieme nel pochissimo bene che c’era e nel male che aveva il suonosotto le coppole e le mantelle nere. Era la terra dei cafoni e dei galantuomini, era il sud dell’osso, era un uovo, un pugno di farina, un pezzo di lardo. Ora è una scena dissanguata, ora ognuno è fabbro della sua solitudine e per stare in compagnia si è costretti a bere, a divagare nel nulla, a tenersilontani dal cuore. E’ uno stare che non contesta niente, ma è senza pace, senza convinzione. Ora non vi può convincere nessuno. Dovete camminare nel mistero di questa epoca frivola e dannata, in questa terra che muore e che guarisce,dovete stare nelle crepe che si sono aperte tra una strada e l’altra, tra una faccia e l’altra, tra una mano e l’altra. Tutto è spaccato, squarciato, separato. Sentiamo l’indifferenza degli altri e l’inimicizia di noi stessi. E’ una scena che non si muta in un solo giorno, ma è importante sollevare lo sguardo, allungarlo: la rivoluzione del guardare. Uscite, contestate il vomito invecchiato su una mattonella a cui si è ridotta la politica. Contestate con durezza i ladri del vostro futuro: sono qui e a Milano e a Francoforte, guardateli bene e fategli sentire il vostro disprezzo. Siate dolci con i deboli, feroci coi potenti. Uscite e ammirate i vostri paesaggi, prendetevi le albe, non solo il far tardi. Avvolgete con strisce di luci le ombre in cui dimorano i vostri nonni. Vivere è un mestiere difficile a tutte le età, ma voi siete in un punto del mondo in cui il dolore più facilmente si fa arte: e allora suonate, cantate,scrivete, fotografate. non lo fate per darvi arie creative, fatelo perché siete la prua del modo: davanti a voi non c’è nessuno. Il sud italiano è uninganno e un prodigio. Lasciate gli inganni ai mestieranti della vita piccola. Pensate che la vita è colossale. Siate i ragazzi e le ragazze del prodigio.

 

Pubblicato da Arminio

Nato a Bisaccia è maestro elementare, poeta e fondatore della paesologia. Collabora con “il Manifesto”, e "il Fatto quotidiano". È animatore di battaglie civili e organizzatore di eventi culturali: Altura, Composita, Cairano 7x, il festival paesologico ""La luna e i calanchi"". Da molti anni partecipa a innumerevoli manifestazioni sulle problematiche dei territori. Recentemente ha avviato scuole di paesologia (ne ha già svolto una decina in ogni parte d’Italia). In rete è animatore del blog Comunità provvisorie. E' sposato e ha due figli.

2 pensieri riguardo “lettera ai ragazzi del sud

  1. Vi scrivo per chiedere se mi indicate dove rintracciare due poesie di Franco Arminio che sono state lette sabato 1 novembre a Matera alla Casa Cava, nonchè il saggio avente per oggetto Matera, a cui accennò lo stesso Franco. Nel caso quest’ultimo non sia stato pubblicato, ma sia disponibile in PDF, vi chiedo, cortesemente, di inviarmelo al presente indirizzo: michele.distaso@unifg.it Cari saluti Michele Distaso

  2. Gentile Franco, in questi tempi di forzata omologazione e banalità dilagante, le tue parole hanno il sapore della dignità e del coraggio, per essere protagonisti autentici della propria vita, per rivestirla di poesia e sovranità, senza alcuna rassegnazione..
    Grazie per questa felice vela al vento !
    Luciano

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