la paesologia va……al Ministero!

“… non ho mai girato il mondo.
faccio ogni giorno
l’imitazione di mio padre
che è stato qui tutta la vita.
Quelli che giravano il mondo
arrivavano ogni tanto a casa sua”
franco arminio

a Pertosa ieri il ministro Barca e franco ammiravano attraverso la grande vetrata  le colline e il paesaggio mentre nella sala si consumavano velate e  volanti  parole nei giochi dei progetti, metodi e ….denunce e lamenti…. tra urgenze ,decisioni e responsabilità…..naturalmenete “nuove”  e “originali”! Parole e  concetti di una nuova modernità di una tecnica e di una economia  teologica che comunque  stenta a mettere  l’uomo  al centro ma sempre in disparte critico, corrucciato,arrabbiato ….sempre mezzo e mai fine.Ecco alcuni florilegi letterari e sociologici non solo tra il buon senso e senso comune:” la lingua napoletana non ha il futuro come tempo verbale”, “Sud …ospizio a cielo aperto”, ” bisogna proporre un ‘accisa per la felicità”, ” i luoghi hanno piacere e sentimento”, ” non costruire nuove “enclave” culturali”, “allungare le reti”, ” nei piccoli paesi….evitare l’occhio e la lingua lamentosa di chi si sta estinguendo”, “chi cerca soluzioni economiche a problemi economici è sulla strada sbagliata”(Einaudi)…………, ……..”la bellezza è il petrolio dell’Italia”, “il futuro o è un ipotesi o è un imbroglio se non sai declinarlo al presente”…..e cosi andando nel minuetto della new economy…. nuova sociologia, nuova politica …nuova metodologia e cultura ….Il cuore e l’anima paesologica comunque l’ha fatto da “padrona” non solo per il riconoscimento pubblico non formale del Ministro e del presidente della regione Lucania al suo  poeta .Franco ha ribadito la necessità di rimettere al centro dei nostri sentimenti,concetti , idee e porgetti … la centralità dei “piccoli paesi dalla grande vita” partendo dal superamnto delle categoria del moderno …spazio e tempo”…. recuperando il concetto di “luogo” come concentrato della vita passata, presente e futura. ……”A parlare della fine della modernità sono in tanti, ma le cose vivono a lungo anche dopo che sono finite, perché devono finire prima di tutto nella nostra testa. Il modello della crescita tanto osteggiato da intellettuali come Latouche, viene da molto lontano e non può essere ribaltato da un altro modello economico ma da un altro modello del sacro. Si potrebbe dire che la crescita come noi la concepiamo ha molto più a che fare con Cristo che con la borsa. Gli alberi in questi giorni fioriscono grazie alla loro generosa intelligenza e non perché si pongono il problema della crescita o della salvezza. Fino a quando non usciremo da questa ossessione di stare dentro un tempo lineare che ci deve portare a una qualche forma di salvezza, saremo sempre istigati a usare il mondo come una cava da cui estrarre merci e concetti per distrarci dalla morte.
La modernità è stata un lungo equivoco che ha migliorato le condizioni di vita materiale, ma ci ha isolato dai nostri simili e dalle altre creature del pianeta. L’io cartesiano è un sarto che ha preso le misure al mondo e gli ha fatto un vestito che è una camicia di forza. Ci siamo staccati da quello che una volta si chiamava il creato, considerandoci le uniche creature intelligenti del pianeta e invece siamo solo la specie più anomala e presuntuosa”.

24 pensieri riguardo “la paesologia va……al Ministero!

  1. Perchè ci si possa considerare umani occorre una virtù fondamentale che oggi latita:UMILTA’.Ritroviamola o si rimarrà senza speranza.

  2. Perchè ci si possa considerare umani occorre una virtù fondamentale che oggi latita:UMILTA’.Ritroviamola o si rimarrà senza speranza.

  3. La modernità ci ha dato i mezzi e tolto gli scopi. E crescere per diventare ancora più mostruosi non può interessare se non a chi “lavora per l’imbecillità e la morte”, per dirla alla Giovanni Papini.
    E mi unisco al dubbio (un eufemismo forse eccessivo) che possano essere economisti a dare soluzioni alternative all’economia. Se è vero che “chi cerca soluzioni economiche a problemi economici è sulla strada sbagliata”, io mi chiedo come si possa essere su quella giusta affidando soluzioni non economiche a economisti.
    Alessandro Bergonzoni disse a uno spettacolo, recentemente: “Non abbiamo bisogno di tecnici e economisti, abbiamo bisogno di uomini e poeti”. Io aggiungo che secondo me non solo non è necessario, ma fuorviante il dialogo con queste forme di potere e che i riconoscimenti servono dalla terra e dagli sguardi degli anziani nei paesi, non dagli impresari del pianeta terra, e lo dico naturalmente a prescindere dalle persone a cui qui si fa riferimento e che non conosco, come il ministro Barca: è proprio un problema di prospettiva, dobbiamo uscire dalla teologia della scienza, dall’idolatria della tecnica e necessariamente guardare il mondo con occhi diversi, perchè no per esempio come si legge nell’articolo, con l’occhio del Sacro.
    Alexander Cockburn, editorialista di “The Nation”, il più importante settimanale della (vera) sinistra americana, ha scritto in un suo articolo di qualche mesi fa pubblicato sul Manifesto a riguardo del movimento di Occupy Wall Street che “Il Financial Times ha scritto un editoriale a suo favore. Ma alla fine, per riformare il capitale finanziario devi offendere le persone e istituzioni che lo rappresentano, incluso il Financial Times”. Parafrasando, non esiste alternativa che non sia antagonista. Oggi non ci possiamo più permettere “estremismi della moderazione”, per dirla con le parole di Franco.
    Non riesco a capire che dialogo vi possa essere tra un governo che trafora montagne e distrugge intere valli per fare l’ennesima linea alta velocità e la paesologia, ma sarà un mio limite essendo un neofita della disciplina e scusate l’intervento polemico, ma è senz’altro sincero e di cuore e gli idilli ideologici non servono a nessuno. Mi piacerebbe poter capire.

  4. La modernità ci ha dato i mezzi e tolto gli scopi. E crescere per diventare ancora più mostruosi non può interessare se non a chi “lavora per l’imbecillità e la morte”, per dirla alla Giovanni Papini.
    E mi unisco al dubbio (un eufemismo forse eccessivo) che possano essere economisti a dare soluzioni alternative all’economia. Se è vero che “chi cerca soluzioni economiche a problemi economici è sulla strada sbagliata”, io mi chiedo come si possa essere su quella giusta affidando soluzioni non economiche a economisti.
    Alessandro Bergonzoni disse a uno spettacolo, recentemente: “Non abbiamo bisogno di tecnici e economisti, abbiamo bisogno di uomini e poeti”. Io aggiungo che secondo me non solo non è necessario, ma fuorviante il dialogo con queste forme di potere e che i riconoscimenti servono dalla terra e dagli sguardi degli anziani nei paesi, non dagli impresari del pianeta terra, e lo dico naturalmente a prescindere dalle persone a cui qui si fa riferimento e che non conosco, come il ministro Barca: è proprio un problema di prospettiva, dobbiamo uscire dalla teologia della scienza, dall’idolatria della tecnica e necessariamente guardare il mondo con occhi diversi, perchè no per esempio come si legge nell’articolo, con l’occhio del Sacro.
    Alexander Cockburn, editorialista di “The Nation”, il più importante settimanale della (vera) sinistra americana, ha scritto in un suo articolo di qualche mesi fa pubblicato sul Manifesto a riguardo del movimento di Occupy Wall Street che “Il Financial Times ha scritto un editoriale a suo favore. Ma alla fine, per riformare il capitale finanziario devi offendere le persone e istituzioni che lo rappresentano, incluso il Financial Times”. Parafrasando, non esiste alternativa che non sia antagonista. Oggi non ci possiamo più permettere “estremismi della moderazione”, per dirla con le parole di Franco.
    Non riesco a capire che dialogo vi possa essere tra un governo che trafora montagne e distrugge intere valli per fare l’ennesima linea alta velocità e la paesologia, ma sarà un mio limite essendo un neofita della disciplina e scusate l’intervento polemico, ma è senz’altro sincero e di cuore e gli idilli ideologici non servono a nessuno. Mi piacerebbe poter capire.

  5. barca è una persona incoraggiante, almeno io sono uscito incoraggiato dall’incontro con lui.
    vediamo che riesce a fare, magari dandogli qualche nostro consiglio.

  6. barca è una persona incoraggiante, almeno io sono uscito incoraggiato dall’incontro con lui.
    vediamo che riesce a fare, magari dandogli qualche nostro consiglio.

  7. Spero che la persona in questione abbia l’autonomia necessaria per prendere la distanza dalla prospettiva che ha per il suo incarico, ma ne dubito fortemente facendo parte di un governo del genere, oltre al fatto che non sarebbe salutare avere due personalità così distinte come quelle che devono necessariamente avere persone con un occhio al potere e ai grafici e uno alla poesia e allo sguardo dei vecchi nei paesi.
    Sono contrario al dialogo con certe figure istituzionali come ho scritto precedentemente, ma spero di sbagliarmi per il bene della paesolgia e di questo blog, che spero non smarrisca quanto di buono ha seminato, affinchè tutti ne potessero cogliere, per una comparsata al ministero.

  8. Spero che la persona in questione abbia l’autonomia necessaria per prendere la distanza dalla prospettiva che ha per il suo incarico, ma ne dubito fortemente facendo parte di un governo del genere, oltre al fatto che non sarebbe salutare avere due personalità così distinte come quelle che devono necessariamente avere persone con un occhio al potere e ai grafici e uno alla poesia e allo sguardo dei vecchi nei paesi.
    Sono contrario al dialogo con certe figure istituzionali come ho scritto precedentemente, ma spero di sbagliarmi per il bene della paesolgia e di questo blog, che spero non smarrisca quanto di buono ha seminato, affinchè tutti ne potessero cogliere, per una comparsata al ministero.

  9. i dubbi e i sospetti di “carusopaskoski” ( a proposito anche io sono “mercuzio” ma quando dialogo o discuto le mie opinioni o idee preferisco essere Mauro Orlando) non solo sono legittimi ma salutari e utili per il nostro Blog.”Sono contrario al dialogo con certe figure istituzionali “dichiarazioni così apodittiche e trancianti non mi trovano d’accordo dal punto di vista metodologico e sostanziale. Avevo scelto non a caso la poesia di franco come possibile spiegazione di un atteggiamento mentale e uno stile di vita paesologico rispetto a ” quelli che girano il mondo” per accumulare sapere e potere e quelli che “arrivavano ogni tanto a casa sua” a cui dare ‘ospitalità’ e ascolto.Abbiamo parlato spesso di “idee lunghe” della paesologia e di “idee corte” della politica ,della tecnica e della economia non sono antinomiche ma guardano alla realtà e agli uomini da due punti diversi e distinti ma non necessariamente contrari e si diffrenziano non solo nella lingua che usano ma del senso e delle finalità che propongono o perseguono….Ai nostri interlocutori noi possiamo consigliare quello che Wittegenstein consigliav ad un suo allievo “Tu non DEVI, io posso dirti un (altra) via d’uscita- ma tu non la coglierai”.Noi possiamo permetterci comunque di essere “inattuali” …. non fuori del tempo e dello spazio della modernità politica ,economica e culturale ma “oltre” (uber niciano) che va in profondità e in altezza.

    1. Ciao Mauro, sono Luca Buonaguidi e se non mi firmo ogni volta è perchè pensavo che mi riconoscessi dopo i vari scambi che abbiamo avuto, nessuna volontà di celarsi dietro nickname e se è avvertita come scortesia mi scuso per l’equivoco senza se e senza ma.

      “Abbiamo parlato spesso di “idee lunghe” della paesologia e di “idee corte” della politica”…appunto, mi verrebbe da dire…ne abbiamo parlato, e poi? Non vorrei che alle persone risultassero i soliti discorsi “belli tondi e ragionevoli”. Io ho avuto questa sensazione e non avendo risposte ma domande, le ho qui poste.
      Vero è anche che Wittgeinstein diceva che “i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”, e quindi fatico a pensare che un economista possa vedere il mondo senza il paraocchi dell’economia, e che qui si cominciasse a parlare di produttività, crescita e sviluppo anche qui, ecco, dove l’unica crescita sinora argomentata è stata quella delle piante e degli arbusti attraverso il “nostro” Homo Radix per esempio, e dello sviluppo della sensibilità umana. Mi sentirei di nuovo estraneo senza alcuna curiosità ulteriore di addentrarmi nelle “strade già battute”.

      E’ proprio nell’essere oltre certi contesti, che io mi/vi chiedo se non sia più opportuno persistere su altre rotte, senz’altro più faticose, ma più autentiche od almeno senza ombre proiettate da altri, noi che abbiamo un cammino senza macchie, se non le ferite che ci fanno essere amici. Questo, almeno ad occhio mio, è ciò che ho imparato ad apprezzare proprio qui.
      Che se ne possa parlare serenamente, è comunque segno che il blog gode di ottima salute!

  10. i dubbi e i sospetti di “carusopaskoski” ( a proposito anche io sono “mercuzio” ma quando dialogo o discuto le mie opinioni o idee preferisco essere Mauro Orlando) non solo sono legittimi ma salutari e utili per il nostro Blog.”Sono contrario al dialogo con certe figure istituzionali “dichiarazioni così apodittiche e trancianti non mi trovano d’accordo dal punto di vista metodologico e sostanziale. Avevo scelto non a caso la poesia di franco come possibile spiegazione di un atteggiamento mentale e uno stile di vita paesologico rispetto a ” quelli che girano il mondo” per accumulare sapere e potere e quelli che “arrivavano ogni tanto a casa sua” a cui dare ‘ospitalità’ e ascolto.Abbiamo parlato spesso di “idee lunghe” della paesologia e di “idee corte” della politica ,della tecnica e della economia non sono antinomiche ma guardano alla realtà e agli uomini da due punti diversi e distinti ma non necessariamente contrari e si diffrenziano non solo nella lingua che usano ma del senso e delle finalità che propongono o perseguono….Ai nostri interlocutori noi possiamo consigliare quello che Wittegenstein consigliav ad un suo allievo “Tu non DEVI, io posso dirti un (altra) via d’uscita- ma tu non la coglierai”.Noi possiamo permetterci comunque di essere “inattuali” …. non fuori del tempo e dello spazio della modernità politica ,economica e culturale ma “oltre” (uber niciano) che va in profondità e in altezza.

    1. Ciao Mauro, sono Luca Buonaguidi e se non mi firmo ogni volta è perchè pensavo che mi riconoscessi dopo i vari scambi che abbiamo avuto, nessuna volontà di celarsi dietro nickname e se è avvertita come scortesia mi scuso per l’equivoco senza se e senza ma.

      “Abbiamo parlato spesso di “idee lunghe” della paesologia e di “idee corte” della politica”…appunto, mi verrebbe da dire…ne abbiamo parlato, e poi? Non vorrei che alle persone risultassero i soliti discorsi “belli tondi e ragionevoli”. Io ho avuto questa sensazione e non avendo risposte ma domande, le ho qui poste.
      Vero è anche che Wittgeinstein diceva che “i limiti del mio linguaggio sono i limiti del mio mondo”, e quindi fatico a pensare che un economista possa vedere il mondo senza il paraocchi dell’economia, e che qui si cominciasse a parlare di produttività, crescita e sviluppo anche qui, ecco, dove l’unica crescita sinora argomentata è stata quella delle piante e degli arbusti attraverso il “nostro” Homo Radix per esempio, e dello sviluppo della sensibilità umana. Mi sentirei di nuovo estraneo senza alcuna curiosità ulteriore di addentrarmi nelle “strade già battute”.

      E’ proprio nell’essere oltre certi contesti, che io mi/vi chiedo se non sia più opportuno persistere su altre rotte, senz’altro più faticose, ma più autentiche od almeno senza ombre proiettate da altri, noi che abbiamo un cammino senza macchie, se non le ferite che ci fanno essere amici. Questo, almeno ad occhio mio, è ciò che ho imparato ad apprezzare proprio qui.
      Che se ne possa parlare serenamente, è comunque segno che il blog gode di ottima salute!

  11. = Lioni, 17 Aprile 2012 = ore 19:15-
    Salve Amici,
    qui abbiamo bisogno di tenere d’occhio “il palo” se non vogliamo farci derubare dallo “scassinatore”.
    In questo senso sorvegliamolo bene anche questo Barca senza dargli tanti consigli effusivi ma solo le ragioni del nostro modo di vedere e volere.
    Le scelte vere partono dalla necessità ma si custodiscono con la ragione inderogabile e si migliorano attraverso la sensibilità.
    il futuro è fosco, il presente reclama giustizia in ogni dove e la via più breve non è mai quella del compromesso!
    Dobbiamo educare tutti questi sapientoni del 2° e 3° millennio a conto e ragione e li dovremmo tenere permanentemente a scuola di umanizzazione altrimenti ci illudiamo di essere onesti con noi stessi e con loro.
    Una stretta di mano va bene, perché, poi all’ora della verità, sono e saranno sempre gli effetti dell’agire a dimostrare i ricavi e le perdite sociali.
    Noi parliamo di beni immateriali per una diversa materialità della vita e bisogna tener presente che le guerre democratiche ormai non le possono più decidere più i generali dell’economia né le istituzioni ciarliere fatte di ciarlatani che, per mutuo soccorso, si tengono nella coesione dei cerchi magici.
    Bisogna far riscoprire al cittadino signor Barca o al signor Monti quanto siano valide o da validare le risposte che cerchiamo ai perché e al futuro e dovranno essere i ministri a trasformarsi in paesologi – se pensano di perseguire i nostri scopi !-Naturalmente, non alla Rea-Lacci (che lo possiamo mettere anche sul lungomare di Napoli adare il via all'”American-Scap” ogni volta che vorremmo andare un pò a piedi a passeggio come ex “Mappatella Bicce” !)
    – Beh, correggetevi “l’inglese” ché non lo so e non lo voglio imparare :-)) –
    Un saluto affettuoso a tutti, tra dubbi dialogici per approfondire la discussione, vostro Gaetano.

  12. = Lioni, 17 Aprile 2012 = ore 19:15-
    Salve Amici,
    qui abbiamo bisogno di tenere d’occhio “il palo” se non vogliamo farci derubare dallo “scassinatore”.
    In questo senso sorvegliamolo bene anche questo Barca senza dargli tanti consigli effusivi ma solo le ragioni del nostro modo di vedere e volere.
    Le scelte vere partono dalla necessità ma si custodiscono con la ragione inderogabile e si migliorano attraverso la sensibilità.
    il futuro è fosco, il presente reclama giustizia in ogni dove e la via più breve non è mai quella del compromesso!
    Dobbiamo educare tutti questi sapientoni del 2° e 3° millennio a conto e ragione e li dovremmo tenere permanentemente a scuola di umanizzazione altrimenti ci illudiamo di essere onesti con noi stessi e con loro.
    Una stretta di mano va bene, perché, poi all’ora della verità, sono e saranno sempre gli effetti dell’agire a dimostrare i ricavi e le perdite sociali.
    Noi parliamo di beni immateriali per una diversa materialità della vita e bisogna tener presente che le guerre democratiche ormai non le possono più decidere più i generali dell’economia né le istituzioni ciarliere fatte di ciarlatani che, per mutuo soccorso, si tengono nella coesione dei cerchi magici.
    Bisogna far riscoprire al cittadino signor Barca o al signor Monti quanto siano valide o da validare le risposte che cerchiamo ai perché e al futuro e dovranno essere i ministri a trasformarsi in paesologi – se pensano di perseguire i nostri scopi !-Naturalmente, non alla Rea-Lacci (che lo possiamo mettere anche sul lungomare di Napoli adare il via all'”American-Scap” ogni volta che vorremmo andare un pò a piedi a passeggio come ex “Mappatella Bicce” !)
    – Beh, correggetevi “l’inglese” ché non lo so e non lo voglio imparare :-)) –
    Un saluto affettuoso a tutti, tra dubbi dialogici per approfondire la discussione, vostro Gaetano.

  13. eccolo!

    Il terremoto, Barca e la lezione dell’Irpinia

    Il ministro per la coesione territoriale, Fabrizio Barca, ha visitato alcuni paesi del Cratere domenica scorsa, accompagnato dall’ex sindaco di Sant’Angelo dei Lombardi, Rosanna Repole, e incontrando diversi sindaci e amministratori. Il motivo della visita è stato l’approfondimento delle dinamiche di legge e di ricostruzione urbanistica che hanno contraddistinto la ricostruzione irpina, con i suoi processi virtuosi e casi positivi e con le ombre che hanno ispirato più volte la narrazione scandalistica che i media hanno trasmesso nel corso degli anni all’opinione pubblica nazionale.
    In particolare Barca ha cercato di conoscere dettagliatamente i meccanismi di ricostruzione dei centri storici dei piccoli paesi irpini, alla ricerca di spunti e stimoli da trasferire a L’Aquila. E’ incoraggiante che un ministro che si occupa di coesione dei territori, qualcosa di cui si ha un drammatico bisogno in tempi di tagli serrati, accorpamenti e chiusure di strutture, visiti queste aree del Mezzogiorno diverse dalle solite mete. Sarebbe stato bello avere la stessa attenzione durante l’emergenza neve del febbraio scorso, soprattutto da parte degli amministratori della Regione Campania.
    Il ministro Barca ha avuto occasione di spiegare il suo modo di intendere le tre parole chiave (infrastrutture, scuola e banda larga) da lui individuate per tentare di dare una scrollata al Mezzogiorno intorpidito.
    La visita capita poi in prossimità dello sblocco di circa 50 milioni di euro per completare la ricostruzione in provincia di Avellino; un’occasione importante per i comuni terremotati, una piccola boccata d’ossigeno da gestire all’insegna di metodi e criteri nuovi, come proposto nel dettaglio di norme e procedimenti da alcuni sindaci, dall’Anci e dalla Lega Autonomie.
    Un piccolo esempio di un progetto – pilota innovativo Barca lo ha osservato ad Auletta (Salerno) dove ha sede un Osservatorio sul Doposisma. Qui Il recupero del centro storico, il “Parco a ruderi”, ancora abbandonato dal 1980, è stato al centro di un concorso di idee coordinato a RENA ( Rete per l’Eccellenza nazionale), che ha visto partecipare 56 progetti da tutto il mondo; sono stati poi scelti cinque finalisti, che si sono confrontati in un workshop che avvierà un percorso per prendere il meglio da ognuno dei progetti. I prossimi mesi diranno se la sfida è stata vinta, ma quelli finora giunti sono segni incoraggianti.
    Tra le cose buone da suggerire per la ricostruzione dell’Aquila, se fosse possibile, si dovrebbe restituire un pizzico di quello spirito che animò gli irpini e i lucani subito dopo il sisma, quella voglia di ripartire, quel senso di solidarietà e di comunità che poi, con l’arrivo dei soldi per ricostruire, e quindi degli interessi, andò scemando. Gli aquilani, se rivogliono il loro centro storico, non dovranno essere egoisti, dovranno essere pronti cedere anche qualche metro quadro di proprietà, dovranno pensare all’insieme e non al particolare.
    Sulle cose da non fare, invece, bisogna rimarcare che le cricche e il malaffare, compreso quello criminale, sono abilissimi a infiltrarsi tra subappalti, concessioni e incarichi, specie se c’è fretta di fare. Su questo si deve vigilare, al di là dei certificati antimafia, con strutture inquirenti e di controllo, ma anche con la partecipazione attiva degli stessi terremotati e della società responsabile.
    Inoltre, sarebbe buono evitare progetti megalomani e sradicati di infrastrutture e sviluppo. Non voglio parlare delle aree industriali del cratere, faccio un altro esempio più recente; a San Giuliano di Puglia è stata costruita una scuola avveniristica, dopo il terremoto del 2002, costata quattro milioni di euro per circa 100 bambini iscritti. Non sarebbe forse meglio costruire tante scuole, asili e plessi universitari “normali”, sicuri e attrezzati, invece che strutture sovradimensionate?

  14. eccolo!

    Il terremoto, Barca e la lezione dell’Irpinia

    Il ministro per la coesione territoriale, Fabrizio Barca, ha visitato alcuni paesi del Cratere domenica scorsa, accompagnato dall’ex sindaco di Sant’Angelo dei Lombardi, Rosanna Repole, e incontrando diversi sindaci e amministratori. Il motivo della visita è stato l’approfondimento delle dinamiche di legge e di ricostruzione urbanistica che hanno contraddistinto la ricostruzione irpina, con i suoi processi virtuosi e casi positivi e con le ombre che hanno ispirato più volte la narrazione scandalistica che i media hanno trasmesso nel corso degli anni all’opinione pubblica nazionale.
    In particolare Barca ha cercato di conoscere dettagliatamente i meccanismi di ricostruzione dei centri storici dei piccoli paesi irpini, alla ricerca di spunti e stimoli da trasferire a L’Aquila. E’ incoraggiante che un ministro che si occupa di coesione dei territori, qualcosa di cui si ha un drammatico bisogno in tempi di tagli serrati, accorpamenti e chiusure di strutture, visiti queste aree del Mezzogiorno diverse dalle solite mete. Sarebbe stato bello avere la stessa attenzione durante l’emergenza neve del febbraio scorso, soprattutto da parte degli amministratori della Regione Campania.
    Il ministro Barca ha avuto occasione di spiegare il suo modo di intendere le tre parole chiave (infrastrutture, scuola e banda larga) da lui individuate per tentare di dare una scrollata al Mezzogiorno intorpidito.
    La visita capita poi in prossimità dello sblocco di circa 50 milioni di euro per completare la ricostruzione in provincia di Avellino; un’occasione importante per i comuni terremotati, una piccola boccata d’ossigeno da gestire all’insegna di metodi e criteri nuovi, come proposto nel dettaglio di norme e procedimenti da alcuni sindaci, dall’Anci e dalla Lega Autonomie.
    Un piccolo esempio di un progetto – pilota innovativo Barca lo ha osservato ad Auletta (Salerno) dove ha sede un Osservatorio sul Doposisma. Qui Il recupero del centro storico, il “Parco a ruderi”, ancora abbandonato dal 1980, è stato al centro di un concorso di idee coordinato a RENA ( Rete per l’Eccellenza nazionale), che ha visto partecipare 56 progetti da tutto il mondo; sono stati poi scelti cinque finalisti, che si sono confrontati in un workshop che avvierà un percorso per prendere il meglio da ognuno dei progetti. I prossimi mesi diranno se la sfida è stata vinta, ma quelli finora giunti sono segni incoraggianti.
    Tra le cose buone da suggerire per la ricostruzione dell’Aquila, se fosse possibile, si dovrebbe restituire un pizzico di quello spirito che animò gli irpini e i lucani subito dopo il sisma, quella voglia di ripartire, quel senso di solidarietà e di comunità che poi, con l’arrivo dei soldi per ricostruire, e quindi degli interessi, andò scemando. Gli aquilani, se rivogliono il loro centro storico, non dovranno essere egoisti, dovranno essere pronti cedere anche qualche metro quadro di proprietà, dovranno pensare all’insieme e non al particolare.
    Sulle cose da non fare, invece, bisogna rimarcare che le cricche e il malaffare, compreso quello criminale, sono abilissimi a infiltrarsi tra subappalti, concessioni e incarichi, specie se c’è fretta di fare. Su questo si deve vigilare, al di là dei certificati antimafia, con strutture inquirenti e di controllo, ma anche con la partecipazione attiva degli stessi terremotati e della società responsabile.
    Inoltre, sarebbe buono evitare progetti megalomani e sradicati di infrastrutture e sviluppo. Non voglio parlare delle aree industriali del cratere, faccio un altro esempio più recente; a San Giuliano di Puglia è stata costruita una scuola avveniristica, dopo il terremoto del 2002, costata quattro milioni di euro per circa 100 bambini iscritti. Non sarebbe forse meglio costruire tante scuole, asili e plessi universitari “normali”, sicuri e attrezzati, invece che strutture sovradimensionate?

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