quando finiranno le feste i sindaci dell’appennino potrebbero decidersi a rinegoziare i contratti con le ditte delle pale eoliche. i padroni si pareranno col rispetto degli accordi. e allora bisogna andare da monti e dirgli che i comuni devono avere una quota non inferiore al 10 per cento, altrimenti facciamo la rivoluzione. non sono più tempi per atteggiamenti interlocutori. chi non se la sente di combattere se ne vada a casa, i paesi hanno bisogno di spiriti indomiti, non di gatte morte.
tempo di rivoluzione
Pubblicato da Arminio
Nato a Bisaccia è maestro elementare, poeta e fondatore della paesologia. Collabora con “il Manifesto”, e "il Fatto quotidiano". È animatore di battaglie civili e organizzatore di eventi culturali: Altura, Composita, Cairano 7x, il festival paesologico ""La luna e i calanchi"". Da molti anni partecipa a innumerevoli manifestazioni sulle problematiche dei territori. Recentemente ha avviato scuole di paesologia (ne ha già svolto una decina in ogni parte d’Italia). In rete è animatore del blog Comunità provvisorie. E' sposato e ha due figli. Visualizza più articoli
La questione dell’eolico racconta ancora una volta di come le zone interne – quelle rurali e cafoni dell’Italia – abbiano subito l’ennesima colonizzazione speculativa. Il rapporto tra paesaggio,comunità locali ed impianti per la produzione di energia elettrica da fonti rinnovabili – oggi – è molto inquinato dalla assoluta mancanza di limiti :
ecologici/paesaggistici;
economici e di convenienza imprenditoriale (al lordo degli incentivi statali) ;
normativi e regolamentari.
Tale “farwest” della greeneconomy e della energia pulita ha consentito oramai lo scempio dei territori.
La mancanza d chiarezza del limite, non è stata quasi per nulla colmata se non per qualche accenno di revisione delle politiche di incentivazione : vera abnormità voluta e favorita da quell’ambientalismo di maniera agli inizi degli anni 2000 con grandi ringraziamenti delle multinazionali del vento.
Quindi contestualmente ad una revisione critica dei contratti – è fondamentale muoversi nella direzione della programmazione e pianificazione energetica territoriale- con limiti territoriali e norme precise;
creare le condizioni politico ed economiche affinchè intorno all’eolico nasca una filiera industriale che garantisca ad esempio i pezzi di ricambi, la manutenzione, formando persone del luogo e favorendo lo sviluppo economico del territorio partendo dal lavoro e non solo dall’aumento delle prebende delle multinazionali.
A Bisaccia dal 4 al 14 settembre , con Amici della Terra , lavoreremo con 24 giovanissimi ragazzi da tutta Europa. Ci restituiranno con i loro occhi e con le loro sensibilità il rapporto tra paesaggio ed impianti per le energie rinnovabili.
Non è la rivoluzione, ma capire se esistono e possono coltivarsi i germi del cambiamento di visione e di strategia politica e territoriale.
la RIVOLUZIONE del 10%?
la rivoluzione è l’esproprio delle pale eoliche,
per il 10% basta una riformetta da socialdemocratici alla nicolazzi.
O tempora o mores, anche i subcomandanti hanno il freno a mano tirato…
mi sembra in proposito il caso di scomodare gli eroici furori di giordano bruno ma nel modo esatto in cui lui era capace quest’altro campano nel mondo:
<>
scusate è “saltato” in contenuto delle parentesi di giordano bruno che diceva: “questi furori de quali noi raggioniamo [sono] un impeto razionale che siegue l’apprension intellettuale del buono e e bello che conosce”
Credo che la rivoluzione può essere il costituire una cooperativa eolica dei cittadini di un comune e costruire e gestire direttamente l’iniziativa imprenditoriale.Così facendo si dimostra a se stessi e agli altri di essere persone pensanti e fattivi di un diverso modo di vivere in società.