Torremaggiore, Foggia, alba novembrina.
Guardo la camera del mio albergo. Ho di fronte una stampa anni settanta con la scritta: Gorizia città giardino. A quei tempi in Puglia non avevano una percezione diffusa delle grandi bellezze della regione. Legni scuri, alluminio e ottone, la stanza è vagamente cimiteriale. Non m…
i sono svegliato io, ma la mia cenere.
Esco fuori che è ancora buio, cerco la via per San Severo. Guardo un’edilizia che sembra un trucco, come se attraverso le case la gente di questo posto volesse nascondere la sua storia contadina. Palazzine con portici, colonne ovunque, villette attaccate una all’altra, ognuna col suo stile indefinibile.
Eccoli i padroni di queste case, guidano piccoli trattori coi carrelli pieni di casse vuote. Vanno a raccogliere le olive. Non trovo la strada per San Severo. Ne vedo centinaia di questi trattori e fa uno strano effetto il contrasto tra i trattori e le case, come se non uscissero dalle masserie ma direttamente dal salotto.
L’alba non inganna, si vede la radice del giorno, si vede dove stanno piantate le cose prima che inizi il giro che le confonde.
interessante prospettiva la paesiologia, con un po’ di tempo mi impegno ad approfondire qui. mi piacciono i tuoi reportage sospesi tra fuori e dentro, anche i miei che son di viaggio hanno un po’ questo timbro. mi hai fatto venir voglia di scriverne uno sul mio quartiere che tra il semicentro popolare romano ha spiccati elementi d’originalità. saluti
A
http://aereoplanini.wordpress.com/