Il sud bipolare

da GEOGRAFIA COMMOSSA DELL’ITALIA INTERNA, BRUNO MONDADORI 2013

Il sud è bipolare, il sud fallisce, il sud rinasce, ti esalta e ti avvilisce, impasta nel presente il suo passato, il sud corrompe, arranca: chiasso e silenzio, terre gremite, terre abbandonate, Napoli e Montaguto, la costa di Amalfi e gli Alburni, il Mediterraneo dei porti e il Mediterraneo interiore, il sud che va visto caso per caso, casa per casa, rapine antiche, rapine piemontesi, e rapine di oggi, quelle ispirate dalla lega, il sud che spreca e che si spreca, il sud di Cosentino e del vecchio di Greci che fa il caciocavallo e non è mai stato ad Avellino, il sud che ha venduto le vacche, il sud che ha il mito della pensione, il sud delle città medie, la camorra e la camorra d’ufficio, il sud di Cassano e Rossi-Doria, di Salvemini e Scotellaro, il sud che c’è a Trani e a Giugliano, il sud delle accidie, dei contadini che lasciano al vento le buste di concime, il sud dei centri commerciali, il sud con le radici in bocca, quello con i muscoli della modernità, con i paesi palestrati dallo sviluppo, il sud degli edifici comunali quasi sempre orrendi, il sud che si è abituato all’inefficienza, recrimina ma non si ribella, il sud dei sindaci che fanno i medici, il sud delle case chiuse, dei cimiteri sempre ampliati, il sud estivo e quello invernale, il sud alcolizzato, il sud che gioca d’azzardo, che legge Il Corriere dello Sport, che parcheggia il suv sui marciapiedi, il sud dei giornali e delle televisioni locali in mano a chi si occupa di costruzioni, (il padrone che è anche presidente della squadra locale), il sud dei genitori che hanno fatto la casa per loro e per i figli, che però adesso non ci sono, il sud scapolo e disoccupato, webmaster e spacciatore, il sud che non fa un lavoro preciso, è sempre inserito in qualche progetto pilota, il sud che emigra e non torna, il sud che resta ma volta le spalle alla piazza, il sud che vota ancora per De Mita, il sud che lascia i paesi sui monti e scende a valle e gira in macchina, il sud dei ragazzi che provano a tornare, i ragazzi che guardano alla terra, il sud attento, il sud dei percettivi, il sud che si abbraccia, che ha consumato la patina provinciale, il sud che non sa che farsene della grettezza e dei luminari dell’ingiuria, il sud che ammira, che inventa, che accoglie e unisce, il sud che cammina, mangia bene, bufale e friselle, i pomodori, e il pane,  il grano e le pale eoliche, le discariche e il latte nobile del Formicoso, il sud degli alberi che si sono salvati dalle betoniere, delle piazze che si sono salvate dagli architetti, il sud nascosto, il sud rimosso, il sud che c’è dentro il Gargano, nell’oriente dell’Irpinia, il sud che ha l’oceano davanti a Tropea, il sud che sa incrociarsi agli stranieri, il sud che ha smesso di fare case e lasciarle a metà, il sud che pulisce davanti alla porta, che non passa col rosso, che ha imparato a fare l’olio e il vino, che fa l’amore e gioca a carte, il sud degli orti e delle galline, il sud che fa teatro e fa poesia, il sud che scrive e produce canti e filosofia, il sud dei rancorosi, il sud degli estremisti della moderazione, i leccaculo, i parassiti, i furbi, quelli che ti vogliono inculare senza che tu te ne accorga, il sud senza miracoli e senza norma, il sud che non saluta i suoi vecchi, il sud che non crede e non spera, che si vende il voto e l’anima a vecchi notabili miopi e ingordi, il sud con la pancia, coi piedi puzzolenti, il sud che fa i compleanni, le cresime, i matrimoni, il sud delle macchine grandi e degli occhiali da sole, il sud che insegna al nord, che lavora nelle poste, il sud che fa il carabiniere, il sud dove non si può salire ma si può solo sprofondare, il sud che si lamenta perché non c’è niente e perché non c’è la comunità di una volta, il sud che si diverte a parlar male di tutti e di tutto, il sud che va dai medici e non li trova, il sud che guarda al nord e non si guarda dentro, il sud che non ha più capitale, che non ha più centro, il sud del nuovo umanesimo delle montagne e della desolazione che a volte è anche beatitudine, il sud che sa diventare decrepito, che sa passare il tempo, il sud che deve farla finita con gli imbrogli e che non deve più mandare imbroglioni in Parlamento, il sud che sa ammirare, il sud che deve portare l’Italia dentro il suo mare, il sud  del mito, computer e pero selvatico, malattia e cura, sagra del futuro.

Pubblicato da Arminio

Nato a Bisaccia è maestro elementare, poeta e fondatore della paesologia. Collabora con “il Manifesto”, e "il Fatto quotidiano". È animatore di battaglie civili e organizzatore di eventi culturali: Altura, Composita, Cairano 7x, il festival paesologico ""La luna e i calanchi"". Da molti anni partecipa a innumerevoli manifestazioni sulle problematiche dei territori. Recentemente ha avviato scuole di paesologia (ne ha già svolto una decina in ogni parte d’Italia). In rete è animatore del blog Comunità provvisorie. E' sposato e ha due figli.

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