La capitale del Mediterraneo interiore

questo pezzo è uscito sul numero di dicembre de la nuova ecologia.

è il caso di fare gli auguri per l’anno nuovo a matera che spero diventi la città di tutti. siamo di napoli e di matera, di bari e di matera, di tricarico e di matera, di bisaccia e di matera.

****matera

 

 

 

Matera è una città paesaggio, perché non è solo nei Sassi e nel parco rupestre, ma anche nella terra “vuota” che si vede attraversando la Bradanica. La città comincia trenta chilometri prima, nelle terre senza capannoni e officine. Qui andrebbe posto il cartello: Benvenuti a Matera, Mediterraneo interiore.

Ci si affaccia sull’arcaico, ma non è una tomba, una colonna, una chiesa, un muro, è proprio un luogo in cui puoi entrare.

È una città soffiata dall’interno. Non ci sono case sparse, tutto è connesso e intrecciato. Natura e architettura, costruzioni fondate sul levare piuttosto che sull’aggiungere. Intimamente poetiche, dunque. Una trepida ragnatela sassosa dove stavano uomini e animali a combattere col loro fiato contro l’umidità che veniva da sotto. Paesaggio di rughe e pieghe, fumi e fango d’inverno e creta d’estate, creta e polvere, crepacci, letame. Non poteva che arrivare qui un giovane regista friulano che cominciava a sentire il pericolo di una modernizzazione che voleva cancellare il mondo contadino: il Sud doveva somigliare al Nord, doveva avere le fabbriche o doveva andare a lavorare nelle fabbriche. Agli inizi degli anni sessanta nessuno credeva in Matera. Pasolini la usò nel suo bellissimo film perché era il luogo più simile alla Gerusalemme dei tempi di Cristo.

Matera non aveva futuro per nessuno, è stato detto mille volte che era una vergogna da nascondere. Ancora adesso i materani non scendono tanto spesso nei Sassi. Passeggiano sulle bellissime vie dello struscio. Vedere tanta gente a passeggio dà il senso di una vita comunitaria ancora viva.

Matera è un paese lucano e una città europea, ma il lavoro da fare come capitale europea della cultura non è certo quello di gremire la città di eventi. Città europea significa trasporti, raccolta differenziata, scuole, sanità, solerzia amministrativa. Paese lucano significa il pane, la luce, la comunità, l’arte di passare il tempo senza inseguirlo.

Matera, come Lecce, si è salvata proprio perché qui non è accaduto quello che è accaduto a Taranto e a Napoli. Non conveniva a nessuno mettere i Sassi sotto il rullo della modernizzazione industriale. La politica non ha visto ed è stata una fortuna. Il contributo più importante al riscatto è venuto dal lavoro sulla raccolta delle acque messo in luce da Pietro Laureano: è stata questa la leva per far inserire vent’anni fa i Sassi nella lista Unesco dei patrimoni mondiali dell’umanità.

Ora Matera è un intreccio di arcaico e futuro, e l’emblema di questo intreccio è Casa cava, una grotta dove si sta comodi come in una multisala. Ho conosciuto alcuni membri dell’Onyx Jazz Club che gestiscono la casa assieme ad altre associazioni. Questi appassionati di jazz si prendono cura del grande parco sulla collina di fronte ai Sassi, un parco gremito di bellissime chiese rupestri.

Il jazz e le grotte, intimità e distanza, un bel binario per amministrare una città miracolo. È andata così anche per il gruppo che ha gestito le pratiche per la candidatura. Persone del posto e professionisti che vengono da lontano. Il sindaco ha condotto con discrezione una complessa macchina promozionale. E alla fine ha avuto anche la bravura di metterci il fiocco. Gli esponenti della Commissione non hanno mangiato nei buonissimi ristoranti cittadini. È stata un’idea sua se i commissari hanno mangiato nelle case dei materani: impiegati, operai, giovani e anziani, tutti impegnati nel mestiere dell’accoglienza, un mestiere che riesce bene ai lucani. La strada di valorizzare le persone è quella più promettente anche per il lavoro da fare nei prossimi anni. Cultura significa un nuovo intreccio di politica e poesia, di ardori intimi e ardori collettivi, non significa consumare eventi concepiti altrove, significa posare a Matera il modello di una nuova civiltà che faccia passare un filo di luce nel muro sgretolato di un mondo che ha sostituito Dio con il denaro.

Matera 2019 vuol dire fare una città semplice, che faccia venire voglia di vivere, una città per chi sa ammirare, per chi vuole farla finita con gli scoraggiatori militanti.

È il caso di essere lieti perché è stata compiuta una grande impresa, che ha un significato enorme per Matera e per tutto il Sud (i giornali meridionali avrebbero dovuto dare molto più risalto all’evento). Dopo il grande boato di festa seguito all’annuncio, ora sembra che i materani abbiano riportato la loro contentezza nei confini di una terra schiva, ombrosa, poco abituata a stare sotto i riflettori. Abitare il Sud significa stare in un corpo di dolore che tende a cercare tutti i motivi per alimentare questo dolore. Io stesso sto scrivendo questo pezzo in un giorno di malumore e credo che si possa percepire sul fondo delle mie frasi.

Avere un nuovo sguardo sul Sud significa coniugare poesia e impegno civile. E allora non si può accettare che sul petrolio siano i poteri centrali a decidere. Spetta ai lucani dire quanto, dove e a che condizioni si debba estrarre il loro petrolio. In ogni caso è del tutto fuori luogo pensare di estendere le trivellazioni nei dintorni di Matera. Io non riesco a credere che la scelta fatta dai commissari europei sia uno scambio per favorire le trivellazioni. Le risorse disponibili devono essere impiegate per mantenere e rinforzare l’equilibrio che la città ha raggiunto. Gli anni che aspettano gli amministratori materani e le migliori energie della città non devono essere l’occasione di fare cassa, trasformando la città in una macchina per turisti. Insomma c’è da stare lontani dal modello eatitaly perché mercifica, banalizza, appiattisce.

Matera ha davanti un’avventura più grande e più affascinante, fare anima, restare fedele al suo paesaggio, fare dei sassi il luogo di una nuova vita prima ancora che un presepe addobbato per i turisti delle gite da un giorno e via.

La Lucania è una terra solitaria, barricate di boschi e di montagne difendono la solitudine dei paesi, è bene che questa natura si conservi, non si apra al commercio universale che ha reso i luoghi tutti uguali.

Una piccola città lucana può diventare un modello per l’Italia e per l’Europa, un modello che per una volta viene da Sud, dal Mediterraneo interiore di cui Matera sarà capitale anche dopo il 2019.

 

 



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Pubblicato da Arminio

Nato a Bisaccia è maestro elementare, poeta e fondatore della paesologia. Collabora con “il Manifesto”, e "il Fatto quotidiano". È animatore di battaglie civili e organizzatore di eventi culturali: Altura, Composita, Cairano 7x, il festival paesologico ""La luna e i calanchi"". Da molti anni partecipa a innumerevoli manifestazioni sulle problematiche dei territori. Recentemente ha avviato scuole di paesologia (ne ha già svolto una decina in ogni parte d’Italia). In rete è animatore del blog Comunità provvisorie. E' sposato e ha due figli.

2 pensieri riguardo “La capitale del Mediterraneo interiore

  1. Non può esserci il presente tanto meno il futuro senza il passato, il sud è il passato e in questo presente è già nel futuro, non è il vagone che deve essere agganciato, ma è una Locomotiva che può e deve agganciare. Mettiamoci a lavoro tutto dipende da noi, guardiamo al passato rigeneriamoci, viviamo il presente e progettiamo il futuro,buon lavoro.

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