Non ho mai creduto al caso.
Sta quasi disteso su di un fianco, come
appena caduto. Intorno, si affollano a sollevarlo. Forse.
Dorme ad occhi
aperti, questo lo so.
Io e i begli occhi aperti di Endimione il pastore, tra i
virtuosi resti. Siamo compaesani io e chi dorme ad occhi aperti. Non credo al
caso.
Mentre c’è chi dorme ad occhi aperti io sto con la mia insonnia, che a
sua volta sta severa. Ripenso spesso ad Endimione e al suo soggiorno tra le mie
vie. Qui si dorme ad occhi aperti e la natura non si rinnega. Non so se si
sogni ancora, ma ho visto qualcuno dormire imbambolato con gli occhi a scatto.
Si chiama civile convivenza.
Non conosco il mio paese, in realtà. Se una voce
mi ricorda che lo uso per dormire, rispondo: – Cinismo beffardo! –
Conosco le
strade, tutte, con grande indifferenza. Poche prospettive, così poche che a
volte mi sorprendo e meraviglio di palazzi scorti all’improvviso. Però, so che
io non dormo e neanche le strade. Il paese non dorme, lo sento mentre guardo,
la notte dalla mia finestra, i tetti tutti diversi e pure oltre. E i campanili
delle chiese davanti alle mie tende schierati e una banderuola col vento
perenne. Forse fa finta di essere sveglio. Forse voglio io che sia sveglio e
lui, per creanza, mi spalanca occhi di sonno solo per simpatia. Endimione è
sveglio per creanza, è sveglio per rispetto, per venerazione, per gratitudine,
per ufficio, ma dorme da dentro. Puoi scuoterlo, stenderlo, capovolgerlo e
forse annuirà con la testa, forse risponderà dal sonno lontano, forse dirà i
sogni ad occhi aperti che non si sanno piu’ al risveglio.
Oppure finge.
Spalanca gli occhi ma sta altrove; ti guarda e pensa ad altro.
Resiste, in
fondo. Nonostante tutto, si resiste. Io resisto all’insonnia, sfido il sonno,
resisto al lavoro, ascolto e penso ad altro. Come il mio intorno, come qui,
come Endimione.
Quando guardo dalla finestra è come guardare un addormentato di
cui non scorgo lo sguardo, abbandonato a sé. Non mente: dorme. O finge di
dormire. S’abbandona nel sonno soffice. Inganna Endimione, si rivolge ad altro.
Tu guardi lì, in faccia al pastore, nella convergenza del tuo sonno, e da
lontano ecco una presenza che finge d’essere sveglia. O finge di dormire.
Ma,
insomma, un paese che finge di dormire…
Mariella Iavarone
