“Metto qui le abbozzature frutto dei miei colloqui istantanei con il nespolo…” Così mi scrive l’amico Antonio. E io so quanta parte ha avuto l’umile nespolo di casa sua nelle accensioni che gli hanno liberato lo spirito. Quel nespolo non c’è più ora; rinsecchito, è stato tagliato, un altro pezzo di natura che se ne va. E tuttavia non sa quanta bellezza e quanta ispirazione ha suscitato. O forse sì, chissà… Buon 2012 a tutti i lettori del blog. (Salvatore D’Angelo)
SE CADE L’ APPARENZA
di Antonio D’Agostino
Siamo in attesa, nell’ambulatorio di un dio che arreca ferite nel silenzio dei giorni che passano come venti sordi che premono sulla faccia. Perduti nella crepa dell’aria che respiriamo. Portiamo a spasso, tra la folla, il nostro volto di Giano che chiede alle porte di entrare, alle mura di riservare un buco in cui poter posare il pezzo, la testa per chi entra e per chi esce da un sonno verso uno spiazzo colmo di ferraglie, di abiti dismessi e scatole vuote. Lasciare la noia al suo posto, chiede Giano. Lasciare la sorgente perplessa scorrere nel suo letto, che possa esondare nel sogno, affinchè possa la luce ritrovare alla sua radice quella scoria di buio catrame di cui necessita, ha fame.
L’ombra cade sullo spiazzo con violenza. Sagoma le anime cercatrici. Raduna i passi di chi ha confidenza con i vagabondi, con chi la sorte la consuma attaccando il proprio nome sulle soglie di case già perse in lontananza. Case che ammiri da un punto qualsiasi dove il clamore dell’esserci sanguina ancora e chissà ancora per quanti giorni o anni.
La sagoma di pomice dispersa nelle rimesse del tempo, dove le cimici entrano nelle mani facendole tremolare fino alla resa, fino a farle perdere presa. La sagoma sdilinquita dalle cimici, caduta sul lastrico, perderà anche l’ultimo alito per poter inscenare il suo ottuso colloquio.
Nell’ottusità del cranio si spalancheranno gli ultimi sforzi, le ultime sentenze capaci di un palpito di febbre.
La parola assiepata sul taglio della bocca resterà in paralisi per tutte le notti sfiorate dal tuono.
La parola esce di rado, si allontana solo per riaprire uno spiraglio al caso. O resta muta nel sottoscala che fa da riparo al corpo, non intravede alcuna uscita, si anniderà tra le ceneri e i detriti, avrà tempo per non sfolgorare nel fatuo, per assistere il giorno da un punto morto, un ospizio per la notte, una corsia disabitata, una stanza senza finestre, né arredi .
Una stanza dove la necessità è assente, per sempre, da sempre.
Se in questo frantumarsi di sagome cade l’apparenza, ci troveremo tutti al cospetto dello scenario che per secoli e secoli è stato in disparte, chiuso nel suo disordine, nel retropalco del reale.
Se l’apparenza cade, lasceremo la terra senza scoprire nulla. Le cose avranno l’aspetto di sempre, l’aspetto che da sempre hanno mostrato. Saremo nel panico per la troppa resa dell’evidenza.
Saremo tutti presi nella rete dell’ovvio. Saremo catturati dal panico che prenderà posto in tutte le nostre fibre, moriremo per la troppa evidenza, per accecamento, per morte di apparenza che richiama a sé la morte di ogni cosa. Lasceremo il sopportabile nel suo catino di sangue a prosciugarsi lentamente. Non avremo più il vestito buono per le uscite nel familiare.
Saremo fatti di un lampo, che uscirà dallo scolatoio del tempo, facendoci agitare nel panico eterno, al cospetto di un dio suonatore, di un dio da sempre seduto nel tutto, ma che noi in tutto abbiamo zittito per vivere in comodità un’ ora del giorno più sopportabile, nell’evidenza del nostro commerciare tra le cose.
Prosa rarefatta , al confine tra simbolismo e realismo magico, con una vena di malinconia e dolcezza. Riflessioni che sanno cos’è la poesia. Parafrasando la mia amica Mariella…”la filosofia è morta, viva la poesia!”.
.…”la filosofia è morta, viva la poesia!”…….adelande ,Salvatore , con juicio…..!!!!!!
«Niente sappiamo del dialogo che intercorre tra poeti e pensatori che
abitano vicino su monti quanto mai separati». Questa lapidaria affermazione
tratta da ‘Was ist Metaphysik’ di Heidegger, sembra chiudere in qualche
modo il dibattito sviluppatosi particolarmente in epoca romantica e mai definivamente risolto…..intorno alla questione del primato della poesia ovvero della filosofia, ed aprire una nuova prospettiva ermeneutica nella quale tale rapporto dovrà essere d’ora in poi reimpostato e compreso o meglio vissuto…….in questo Blog ci proviamo fuori parafrasi
buon anno……al poeta e al suo ermeneuta!
mauro
buon anno, Mauro 🙂
è chiaro che la mia è una provocazione, caro Mauro…non a caso dicevo “parafrasando”. In realtà, il testo di Antonio è permeato di “sentire” filosofico fino al midollo; il suo è un filosofare per blocchi associativi, per figure poetiche, paradossalmente come facevano i filosofi antichi, Parmenide ed Eraclito in primis.
Buon anno!
Ci vuole sensibilità e coraggio per stringere amicizia con un albero, non ti sono mancate col tuo caro nespolo e sono certo che non ti mancheranno in futuro.
se c’è “filosofia” in ciò che ho scritto…. è del tutto inconsapevole ….
grazie per l’attenzione
buon anno a tutti !!! 🙂