un ritorno concettuale……a desenzano

di  mauro orlando

….ritorno a Desenzano…… sotto i portici  di Piazza Malvezzi al bar Bosio a recuperare  e armonizzare
relazioni sociali e percezione dei luoghi…..
……dalla paesologia non si può d’amblais ritornare in una grande città…. e allora  ricominciamo da un medio paese  paesagisticamente bello  ma con il cuore  imprigionato  nell’economia  turistica…Il processo di adattamento è sempre uguale…il nostro cuore ,la nostra mente ,i nostri occhi ,il nostro corpo fanno fatica ad adattarsi…..La fortuna è di non aver scelto di vivere una grande città o una metropoli.Le grandi città sono deserti popolati da ombre intercambiabili e impazzite: stanno diventando realtà le predizioni fantastiche di Bradbury, Azimov, Ballard…..In una grande città non succede niente..lo spirito delle metropoli è sepolto,la cultura è autistica, slegata e frammentaria, i luoghi della musica e della poesia sono scomparsi, le osterie fumose e sproloquianti perse nella nebbia sono scomparse come la nebbia incalzato dallo CO2 e le polveri sottili, i grandi raduni politici e popolari, il senso affratellante delle fabriche e la ruralità  e frugalità contadina si sone disciolte nelle finanziarie bancarie, i giovani hanno luoghi cult per farsi notare e parlare del niente e del come.Ogni tanto di notte risento un odore ,un rumore che mi consolano e ingannano la memoria e chiudo gli occhi per rivedere  paesi abbandonati  e pietre sgarrupate ma anche strade alberate che non ci sono più, seppelliti da svingoli ,raccordi ….rotonde.Il pensiero filosofico  più fatale che mi riviene in mente  e che non aiuta allora è che le cose comunque devono morire, che noi bisogna pur morire, senza alcuna rabbia e paura:la morte è un avvicendamento, e forse è persino inutile restare quando non si “vedono” e riconoscono le cose .Però ,poi , alla fine si pensa che non esistono solo le cose e i paesaggi che sono distrutte o rovinate  dai tecnici….esistono anche gli uomini e non foss’altro che per essi vale la pena tirare avanti e continuare a sperare……



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3 pensieri riguardo “un ritorno concettuale……a desenzano

  1. Lioni, 30 agosto 2012, ore 21,20=
    Cari Amici,
    Mauro, con la densità concettuale, radicata al rigido sapere, alla diversità del pensiero comparato, più di tutti noi ha sempre filtrato sensazioni, momenti e desideri nella sfera poetica dove la ragione serve a esplicare “eutopicamente” il senso della vita. Volutamente “eu”, cioè nel bello rinvenibile, condivisibile.
    Di mestiere fa il filosofo ma si ciba di poesia.
    Il suo pensiero, nella comuncazione, diverge per trovare il dinamismo del coesistere, dell’essere io-luce, da far convergere nella energia luminosa degli altri.
    Egli, più di tutti noi, sa che siamo esseri cosciente solo se siamo riscoperta e risposta
    dell’esistente vita intorno a noi. Questo suo scritto fresco, dialogico è la mano tesa alla speranza.Grazie, Mauro, saluti a tutti, Gaetano.

  2. ..continuare a sperare e …..a lottare! Ecco, se si “fondasse” una comunità, un’agorà, un gruppo , un germe “paesologico” lì a Desenzano e dintorni ( e così ovunque pulsi questa idea delle “comunità provvisorie”), tutto questo non sarebbe “velleitario”, costituirebbe la prassi naturale dell’essere generosi, dello spendersi comunitario, per continuare a “sperare” e a…lottare, appunto:
    Comunque ho apprezzato il tuo scritto, caro Mauro, efficace e sintetico.

  3. caro mauro, la tua diagnosi della vita cittadina è spietata e giusta. nelle metropoli la vita dell’uomo “paesologicamente formato” è un latrato disperato simile a un rantolo di un moribondo

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