“Paraviso r’ ‘u marenare è chillo
Addò ‘u rimmo è chiammato palille”
Mimmo Borrelli
di mauro orlando
Continua l’esperienza eil racconto paesologico dunque nello spirito visionario e pratico di questa nostra scommessa che è stata ed è “la comunità provvisoria” nel senso del viaggio ininterrotto e del nomadismo anche teoretico che non vuole andare oltre la percezione perché come Ulisse vuole vivere e sentire la necessità di ritorno-nostos alla terra dopo l’esperienza della modernità economico-militare-politica di Troia. Ognuno di noi si è confrontato e si confronta con la modernità nelle città-non-luogo del Nord sviluppato ed ha riscoperto nella “paesologia” , oltre alla propria vergogna dell’abbandono per poter poi ripartire , la finitudine attiva della esistenza umana oltre il miraggio delle colonne d’Ercole o delle isole felici o dei paradisi perduti. Non basta solo raccontare, denunciare e riconoscere “ la devastazione disumana dell’umano nella sozza desolazione emotiva di un sud sempre più alla deriva” . Diffidiamo e attiviamo il”sospetto”,”il dubbio” verso la stanzialità e onnipotenza del “logos” e ci piace la fase dello “stato nascente” delle polis e al massimo ci impegniamo nelle fasi “costituzionali” di esse. Per noi la “caverna “platonica non è il rifugio dalla paura e dagli altri nel culto o l’abbaglio delle visioni e delle ombre, come luogo di rifugio o accoglienza ma come luogo della nascita dell’esperienza del sogno e soprattutto come l’occasione filosofica dell’attivazione della curiosità, la ricerca e la volontà di liberarsi dalle catene naturali e moderne di una dorata “privacy” per uscire fuori di essa per vivere la “vera realtà solare ” ed evitare la sedentarietà naturale e moderna come costrizione e esclusione. La comunità provvisoria ha intrapreso il suo viaggio due anni fa! In questo nostro rinnovato e provvisorio viaggio come Comunità , in una sorta di ritorno identitario non nell’inferno conradiano di una contemporanea “Apocalypse now” dei nostri moderni ‘demoni’ cattivi ma nel gioco “leggero e piano” della ricerca dell’ “io” della nostalgia ,della bellezza,della mitezza ,del silenzio e delle malinconia. Il viaggio come metafora generale della nostra esperienza individuale-comunitaria dove “il remo-rimmo e l’aratro-palillo” ritornino strumenti dell’homo-faber e non dell’homo-srevus . Il nostro viaggio comunitario è il classico “viaggio eterno” dove convivono a loro perfetto agio i profondi e doloranti sconforti di Franco con le argomentazioni più eterogenee dei cultori del logos,della doxa, dei sogni, della fantasia, dei professionisti delle tèkne e delle arti primarie e secondarie solo se non riscatto o ricerca di potere……non dei santi,navigatori ed eroi in cerchi di isole o paradisi perduti. Scegliamo di viaggiare senza i confini e i pericoli…..lacci e lacciuoli della formalizzazione burocratica…di andare avanti in “ una cornice provvisoria che si allarga e si restringe, in cui si va e si viene liberamente”. Vogliamo inventare anche un nuovo modo di fare un viaggio dove andata e ritorno non sono mai inizio e fine. Con uno spirito curioso, multiforme e misterioso guidato assieme da Ermes e Atena, le due divinità che lo proteggono con una natura molteplice e versatile in un incontro piacevole tra dionisiaco ed apollineo. Può assumere tutte le forme, prendere tutte le strade, tendere verso tutte le direzioni in modo sinuoso e avvolgente. La sua natura è ricca di colori e di geroglifici, come un arazzo, un tappeto o un quadro. E’ artificioso come un’opera d’arte, intrisa di magmi notturni e di voli solari e segnata da costellazioni luminose, velato e misterioso come la rotta dei pirati, dei ladri, dei trovatori , dei clowns, dei mercanti e degli amanti. Non abbiamo-ripeto- isole felici da raggiungere ma vogliamo vivere felici nella isola che ci è stata donata dai nostri padri con fatica e anche con gioia. Non abbiamo mondi da scoprire o da indicare ma vogliamo conoscere profondamente e far conoscere il territorio in cui siamo nati e vissuti non sempre con la comprensione e il rispetto di chi lo ha governato e sfruttato. Amiamo il viaggio per amore del viaggio come Gulliver e Robinson non con la malinconia lacerata di Amleto ma con la versatilità operosa di Ulisse. Abbiamo conoscenza delle insidie della solitudine ,del silenzio,della malinconia e della nostalgia e riusciamo a viverle per conoscere più profondamente noi stessi ai nei tanti nascondigli, labirinti,trappole del dolore e della tristezza.Ma sappiamo per esperienza umana troppo umana che sono sentimenti che non si possono temere o tacere ma vivere nella loro diversità e durezza. La malinconia è insidiosa e la nostalgia è diversa, perché la nostalgia è un sentimento di assenza, cioè fondamentalmente di assenza ma che può essere recuperata con la memoria ,il ricordo e sopratutto con il ritorno a casa e al proprio passato nei limiti del tempo possibile e della terra ridotta e curata dei padri. A patto che in questo nostro viaggio sia la nostalgia che la malinconia diventino sentimenti belli e attivi che ci costringono a superare la pigrizia, la noia , i rancori e le tristezze stimolando la voglia di intraprendere sempre nuovi viaggi dentro di noi e dentro la terra che ci è toccato di vivere per non diventare mai “massa silenziosa della civiltà dell’APPARIRE” ma individui liberi e provvisori dell’ESSERE.
mauro orlando