Il mondo è diventato una nuvola

Siamo ancora capaci di guardare il mondo? Possiamo ancora emozionarci, meravigliarsi davanti alla bellezza del mondo? Forse si, forse accade ancora, ma sono accadimenti brevi, fugacissimi. È che siamo storditi. Anche la giornata più ordinaria porta con sé troppe cose. In un giorno incontriamo tante persone, gli incontri in rete comunque sono incontri e le parole sono parole e le emozioni sono emozioni: è tutto vero e tutto falso ed è tutto un ronzio che ci sfinisce. Per guardare il mondo ci vuole un poco di silenzio, bisogna restaurare le vigilie. Adesso le cose accadono una dietro l’altro, le attacchiamo senza tregua, senza spazi vuoti: magari ascoltiamo un messaggio mentre ci laviamo la faccia, parliamo al telefono mentre guidiamo, decidiamo un amore villeggiando al sole di facebook. I luoghi possono ancora essere visti, ma non basta andare in un luogo, bisogna aver cura di vedere poco, di fare poche cose in un giorno, di lasciare un poco di vuoto in mezzo alle giornate. L’assillo di esserci rischia di farci diventare sempre più irreperibili a noi stessi e agli altri. E il mondo diventa vago e imprendibile come una nuvola.



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Pubblicato da Arminio

Nato a Bisaccia è maestro elementare, poeta e fondatore della paesologia. Collabora con “il Manifesto”, e "il Fatto quotidiano". È animatore di battaglie civili e organizzatore di eventi culturali: Altura, Composita, Cairano 7x, il festival paesologico ""La luna e i calanchi"". Da molti anni partecipa a innumerevoli manifestazioni sulle problematiche dei territori. Recentemente ha avviato scuole di paesologia (ne ha già svolto una decina in ogni parte d’Italia). In rete è animatore del blog Comunità provvisorie. E' sposato e ha due figli.

Una opinione su "Il mondo è diventato una nuvola"

  1. Forse la parola chiave da rispolverare è ATTENZIONE, nei suoi molteplici sensi.
    Fare attenzione a…( gli uomini, le cose, i sentimenti) e anche nel senso di “attendere a….” ( un compito, una mansione, un dovere, un piacere). In questa seconda versione vi è in più un’accezione di gentilezza “consapevole” che mi riporta nel cuore un’emozione di cose e attitudini un po’ antiche…forse perdute?…

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