a proposito di festival

Abbiamo ancora un paesaggio bellissimo e quasi tutto il territorio della nostra provincia meriterebbe la qualifica di parco, meriterebbe di essere valorizzato e protetto. Nessuno pensa che questo compito possa essere svolto da un concerto, da un’installazione artistica, da una performance teatrale, ma è stato bello partecipare all’Home festival e vedere tanti giovani nel ruolo di produttori di cultura e non di semplici consumatori. Ed è a questi giovani inquieti che dobbiamo guardare con speranza, è a loro che dobbiamo fare spazio per costruire una cittadinanza eticamente ed esteticamente più sensibile. Chi legge, chi suona, chi ama il teatro, diventa anche più attento a quello che accade intorno.
L’Home Festival si è chiuso con un concerto che mi è parso entusiasmante. Non spetta a me parlarne visto che ne sono stato protagonista, ma direi che in quel concerto c’è una buona chiave per capire cosa fare in futuro. Gli spettatori hanno ascoltato storie della propria terra, scritta da uno che vive qui, storie intrecciate a esperienze musicali maturate in una città lontana. Ecco la nuova Irpinia che si prefigura, legatissima ai suoi territori e alle sue tradizioni, ma senza avere la testa voltata all’indietro. Il secondo dei miei figli, per fare un esempio che ben conosco, ama il rock e lo suona, ma ama anche la pasta fatta in casa e va dalla nonna per imparare come si fa.
In un territorio in emergenza la cultura è più preziosa che altrove. Importante è che non sia semplice e frettoloso consumo. Le cose vere per accadere hanno bisogno di tempo. È bello che un attore famoso venga a fare il suo monologo, è ancora più bello se viene coinvolto in un corso di animazione teatrale coi giovani del posto e magari non porti qui un prodotto confezionato altrove, ma metta in scena il frutto del suo lavoro coi ragazzi irpini. Ed è importante ricordarsi che gli attori o i registi bravi non sono solo quelli che vengono da lontano, ce ne sono anche in Irpinia. Dobbiamo uscire dalla logica dalla fama quando si organizzano i festival. Tra l’altro ormai funziona solo per i famosissimi.
La scuola Holden non ha nei suoi fini quello di risolvere i problemi dell’Irpinia e non sarà certamente colpa sua se l’esperienza dei giorni scorsi non dovesse avere seguito. L’esperienza può e deve continuare, coi necessari correttivi. Sicuramente non è il caso di lavorare contemporaneamente su cinque paesi. Inevitabilmente vengono svantaggiati quelli più lontani e quelli più piccoli. E allora si potrebbe fare un Home Festival itinerante. Scegliendo di volta in volta di agire in territori omogenei. Non c’è solo l’Irpinia d’oriente. Penso, solo per fare alcuni esempi, a Taurasi e i paesi vicini; penso a Greci e ai paesi vicini; penso a Senerchia e ai paesi vicini. Da questo punto di vista l’Irpinia presenta solo l’imbarazzo della scelta. Non si venga a dire che non ci sono risorse. E non si deve immaginare che il compito di finanziare queste cose spetti solo alle pubbliche istituzioni. Un festival si fa anche se i cittadini mettono a disposizione le loro case per ospitare gli artisti. Un festival si fa se i produttori locali comprendono che nella società della comunicazione non basta fare cose buone, bisogna saper raccontare le cose che si fanno. E non è neppure vero che per tutto servono i soldi. A Bisaccia nei giorni scorsi la piazza è stata arredata in maniera suggestiva senza spendere un euro. È bastato il talento e la buona volontà di una professoressa del paese.
L’Home Festival può dunque cambiare nome e destinazione, può valorizzare ancora di più e meglio le risorse del territorio, magari invitando artisti da fuori solo nel caso che vogliano partecipare per la suggestione dell’esperienza più che del guadagno. È in effetti quello che si è fatto per due anni a Cairano. Quello da scoraggiare sicuramente sono le feste in cui si chiamano cantanti che non ascolta nessuno. O fuochi pirotecnici a cui più nessuno guarda con meraviglia. Io non ho nulla contro i cantanti, non amo il loro uso pigro, non amo il fatto che vengano usati come sfondo per lo struscio. Mi sono piaciuti gli amici della terra che hanno invitato Nada e l’hanno fatta esibire sotto una quercia secolare, hanno invitato Cristina Donà e l’hanno fatto esibire sul lago di Conza. L’idea felice in quel caso è di incrociare lo spettacolo degli artisti con lo spettacolo della natura. Non è l’unica idea possibile. Ognuno può immaginare altre strade per uscire dalla cultura polverosa o da quella frivola, per dare alla cultura il valore di un’esperienza che migliora la vita di chi la fa e di chi la fruisce.

franco arminio

Una opinione su "a proposito di festival"

  1. Ascoltare musica, buona musica e casomai pure qualcosa che fa parte della stratificazione popolare della cultura di massa, in ambienti suggestivi e densi di diversa bellezza come le nostre aree di grande pregio naturalistico, ha significato sperimentare la possibilità di predisporre alla visione, alla conoscenza, alla ammirazione di tanta particolarità naturalistica.
    Acqua Sonante, così si chiamava la sezione più spettacolare e coinvolgente del progetto di Amici della Terra legato ai corridoi naturalistici fluviali della Rete ecologica campana, che interessano l’Irpinia, ha consentito un consumo e duna fruizione del concerto e dei paesaggi “familiare”, amichevole, con gli artisti che non erano ne vip e ne chiusi nei loro camerini, al contrario. Tutti sono stati ospitati per più di un giorno in Irpinia per consentire loro il tempo della prima conoscenza con questi nostri paesaggi e peculiarità. Nada è andata a spasso per Aquilonia, ha visitato il museo etnografico e poi è stata a Carbonara. Cristina Donà è stata tra i vicoli di Calitri e poi sulle sponde del lago di Conza, Dario Brunori, l’unico a venire per un solo giorno, avrebbe preferito restare ancora, rapito dalle colline dai segni del paesaggio della Valle dell’Ufita. Alcuni, come la sensibile Cristina Donà, torneranno a trascorrere tempo per conto proprio nella primavera irpina.
    I concerti organizzati, ogni domenica pomeriggio, sui fiumi e sui laghi irpini, hanno anche sperimentato un tempo ed un luogo non consueto per un concerto: è una strada forse percorribile anche in futuro. Creando vero sistema e vera rete con altre esperienze che in questi anni hanno riportato al centro di una attenzione mediatica e culturale l’Irpinia. Oltre all’Home Festival penso all’Ariano FolkFestival, al Mercogliano Music Festival, a TerraArte , Flussi, Interferenze e così via. Ecco se le istituzioni non hanno mai avuto la capacità di ostruire uno spazio di comunicazione ampio e che calendarizzasse e promuovesse l’Irpinia attraverso la cultura, possiamo farlo noi.
    Ma forse di questo se ne può discutere in qualche incontro che COMUNITA’ PROVVISORIE può cominciare a farsi carico di organizzare.
    Luca Battista (Amici della Terra)

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