Tangenziale Est

un inedito di Maria Grazia Calandrone

 

 

Voi non sapete la vostra bellezza, i colori magnifici che fate, la vastità marina dei cassetti

con le isole meridiane dei calzini

amaranto al mattino, come commuova il lasco

delle frizioni in questa ora quieta del Sud.

 

Tra corpo e polietilene non c’è spazio. Eppure resiste

qualcosa

di ancora non caduto, di non completamente

disseccato. Scocca di resine. Organi

scuri e molli. Milza. Pistone. Adesso guarda

dentro questa assenza di spazio, tocca questo stiparsi. La materia granata

del cuore. Contachilometri. Stantuffo. Serratura. Portello

posteriore. Gangli

di cavi e valvole. La pituitaria. Ganglio

dell’ipotalamo. Ora abbandona tutta la speranza

lascia che affiori

dal tuo volto la meridiana gialla

del caso – giallo

radiante, giallo

maturo. Un sorriso

di scimmia. Bianco. Un sorriso

canino. Cambio. Filo dei freni. Tendini

e loro estensione. La gravità ci piega verso il basso. Cilindri, aghi

e puntatori. Prolungamento delle rotule nell’albero

motore. Il biglietto coi nomi che hai lasciato

nella cavità della roccia,

la scia di sangue con la quale hai sbiancato il suo cuore.

 

Guarda queste colonne orizzontali, questo moto da luogo, guarda il compatto

e insieme il differenziato, questa massa bellissima di corpo e macchina

mossa

ogni giorno da mantici di volontà.

Siamo una collettiva dedizione. Dopo, ci dividiamo.

 

Pensa al continuo affrontarsi

di cortecce orbitali,

pensa

che un millimetro scarso di membrana conserva le creature

nel sacco del proprio comportamento morale. Pure, non c’è omicidio. Le autovetture sfilano con obbedienza

lungo la tangenziale. Uno spettacolo

di ordine amoroso. Potrebbe essere

un massacro, una piaga d’ira. Ma siamo

gentilissimi. Dorsali. Retti

da un quotidiano affetto di scimmie. Nessun investimento volontario. Raramente

qualcosa sfugge. Un trionfo ordinario di amore,

un rogo morale

di volti umani e vetro.

 

Sotto di voi è distesa la colata di pace

della carreggiata. Raramente qualcosa

deraglia. Solo talvolta il cuore – l’orbita

magna – guizza

nella maglia d’uranio

della sopraelevata. Solo talvolta

un soffio del sangue

porta fin qui, sui groppi

di cemento del ponte

la luce delle rose. Allora

la gabbia di zinco dello spartitraffico riluce in questa quiete

come la scia del sorriso degli immortali

allora soffia

sulla groppa di minerale inerte che s’inarca

nell’ampia e bianca radiazione

tra Scalo San Lorenzo e

Via Prenestina un’asciuttezza di sabbia

con le rovine e le biciclette d’oro.

 

Adesso sei continuamente in contatto

completamente divaricato dal canto

sei allo scoperto, tutto

smemoratezza, esposto

in tutta la superficie

e per ciò inattaccabile

sdrucciolo

brilli come una catena di luce che oscilla.

Brilli come una cosa.

Sei curvo come un masso di sentimenti.

Riesci ad amare il tuo benefattore.

 

Roma, 29 settembre 2011

 



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Una opinione su "Tangenziale Est"

  1. Conoscevo la Calandrone solo di nome , prima di leggere questa sua composizione in versi dove , a mio sentire , ci si sente come posizionati su un piano continuamente in sommovimento , sul quale il mondo esterno e le viscere del corpo si accolgono in un “masso di sentimenti” …. forse per “amare un benefattore” ? che forma potrebbe avere se tutto ammassato . Mi viene in mente la parola “cesellare” ….il masso .

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