sono appena tornato da bari per la prima presentazione di terracarne. non potevo che partire da sud e da oriente. adesso la prossima uscita è la feltrinelli di piazza dei martiri a napoli, mercoledì 19. spero di salutare qualche amico della cp. stasera a bari mi ha commosso la presenza di luciano. è venuto da solo, nonostante che per lui ottobre è un mese di gran lavoro. e mi ha portato pure gli amaretti. la rivoluzione per me è luciano. e fino a quando nel mondo ci saranno persone come lui vorrà sempre dire che non tutto è perduto. quasi sicuramente il prossimo apputamento di comunità provvisorie sarà per il primo novembre ad aquilonia. avremo con noi anche moreno miorelli e antonella bukovaz, gemellaggio tra carbonaria e topolò.
ho avuto il libro tra le mani ieri pomeriggio …. limpide e commoventi le pagine sulla Lucania . Una terra che ho attraversato diversi anni fa …. anche io sulle tracce di Scotellaro e di Levi . Al museo civico di Matera , di fronte al dipinto di Levi che ritrae la vita e la morte del poeta socialista , rimasi incantato e scoppia a piangere , tanto sentivo forte la vicinanza per quel “giovane padre”, che con la poesia dell’anima parlava ai contadini per destarli dal sonno atavico che li rendeva schiavi.
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Noi che facciamo?
Ci hanno gridata la croce addosso i padroni
per tutto che accade e anche per le frane
che vanno scivolando sulle argille.
Noi che facciamo? All’alba stiamo zitti
nelle piazze per essere comprati,
la sera è il ritorno nelle file
scortati dagli uomini a cavallo,
e sono i nostri compagni la notte
coricati all’addiaccio con le pecore.
Neppure dovremmo ammassarci a cantare,
neppure leggerci i fogli stampati
dove sta scritto bene di noi!
Noi siamo i deboli degli anni lontani
quando i borghi si dettero in fiamme
dal Castello intristito.
Noi siamo figli dei padri ridotti in catene.
Noi che facciamo?
Ancora ci chiamiamo
fratelli nelle Chiese
ma voi avete la vostra cappella
gentilizia da dove ci guardate.
E smettete quell’occhio
smettete la minaccia,
anche le mandrie fuggono l’addiaccio
per qualche stelo fondo nella neve.
Sentireste la nostra dura parte
in quel giorno che fossimo agguerriti
in quello stesso Castello intristito.
Anche le mandrie rompono gli stabbi
per voi che armate della vostra rabbia.
Noi che facciamo?
Noi pur cantiamo la canzone
della vostra redenzione.
Per dove ci portate
lì c’è l’abisso, lì c’è il ciglione.
Noi siamo le povere
pecore savie dei nostri padroni.
ROCCO SCOTELLARO
Amici, gemelliamo le lingue, le visioni, l’inquitudine, i venti, la musica, la luce, l’utopia, la poesia!
Scambiamoci le anime, le storie, la memoria.
Cari amici, io vorrò esserci, spendermi e restare nel soffio dei vostri pensieri, intridermi dei vostri sogni! Ditemi che devo fare, che devo donare, che che fuoco dobbiamo far regnare nel cratere dell’anima, ditemi quali bagliori alla pari dobbiamo sparare nel cielo, quale cuore infranto dobbiamo sorreggere (il mio, di franco,di antonella,di miorelli, di orlando, di antonio, di enzo, di nanos, di luciano, di paolo, di virginio, di pasquale, di elda, di fabio, di un vecchioe sotto quale incanto dobbiamo scrivere i nostri passi, scrivere un rigo nuovo condiviso nel sangue, e leggere nel girotondo della nuova grazia misericordiosa, vostro gaetano calabrese, sempre nel vostro abbraccio.