….. indifferenza, fragilità e provvisorietà comune.

“L’essere consapevoli che la fragilità come esperienza necessaria, significa accogliere e rispettare la fragilità degli altri;  senza disconoscerla e  senza ferirla” E. Borgna.

Foto di David Ardito 

di mauro orlando

Nella nostra esperienza comunitaria ho messo in gioco , istruendo un processo d’amore (philìa), alla stessa filosofia, rea  di pensare solo  per conoscere invece di ricercare  un modo e un senso del vivere per essere belli,buoni,giusti   e felici. Una prassi quotidiana ed esistenziale  non un lavoro di cervello. Partendo dalla categoria della fragilità più che della forza…della incompiutezza  che della pienezza,della molteplicità più che dell’unità. Nella pratica,insomma, della felicità  non cercata nelle teorie astratte ed eteronome  ,logiche,etiche,metafisiche o religiose ma nelle autonome  vie ,discipline,stili di vita che consentono di uscire  indenni ed attivi dalle trappole e tagliole intriganti dell’esistenza. Ma una felicità  che  non è  le tavole  della legge mosaica   o la legge morale kantiana dentro di noi ma….è “eudaimonia”…cura di sé  come .ordine ed equilibrio dei vari demoni della nostra anima individuale  e equilibri e giustizia  della nostra vita in comune. Per cercare in sé stessi e nelle nostre piccole e grandi  comunità un equilibirio ed una armonia  capaci di difenderci e ricattarci  dalla fragilità della paura ,del dolore  e degli squilibri delle diversità e pluralità.La “paesologia” non  come una sorta di nuova  o vecchia  pedagogia  del senso,dell’intelletto e della ragione ma una sorta di “esercizio spirituale” attraverso cui ognuno di noi trovava la sua identità (equilibrio) personale  e la sua  (koinonìa) comunanza  sociale con gli altri.Camminare, leggere, meditare, armonizzare la giungla dei propri sentimenti e passioni,ascoltare, fare silenzio, coltivare amicizie,dialogare nella vita concreta di tutti i giorni e nella realtà effettuale .”Scolpire la propria statua” come scriveva Plotino, non per ergerla su un  nuovo e d originale piedistallo di potere ma per fare e praticare , come prescriveva la scultura greca e umanistica, opera di sottrazione,di alleggerimenti di scorie  per successivi svelamenti.

Scappellando dal nostro marmo grezzo ed informe tutto ciò che è  falso,superficiale ed inutile  che ci si è attacato col tempo culturale al nostro corpo e anima  e liberare  l’essenziale armonico di quel che noi veramente e autenticamente  siamo. Recuperare con questa esperienza anche il senso vero della filosofia non come   attività puramente teorica e speculativa ma di recupero-svelamento (alethèia) dell’idea aurorale di filosofia come  conversione umanistica,guarigione ,prassi di sanità-armonia  mentale. ”Fare il proprio volo ogni giorno” senza abbandonare la nostra specificità di esseri umani terrestri,”..Almeno in momento che può essere breve, purchè sia inteso.Ogni giorno una esperienza umana e territoriale come un “esercizio spirituale”, da solo o in compagnia di una persona che vuole parimente migliorare.Uscire dalla durata. Sfozarsi di spogliarsi della proprie passioni,delle vanità, ,del desiderio di rumore intorno al proprio nome. Fuggire la maldicenza.Deporre la pietà el’odio. Amare tutti gli uomini liberi. Questo sforzo su di sé è necessario, questa ambizione giusta” (Pierre Hadot) .Le idee e i concetti  di questo studioso del mondo greco mi hanno fatto pensare al senso che noi vogliamo dare  alla parola “rivoluzione” nella nostra esperienza comunitaria e provvisoria: “ rendercene degni” oltre che  “immergerci interamente nella politica militante,nella preparazione della rivoluzione sociale”.Fragilità e provvisorietà ci aiutano non solo a resistere ma soprattutto ad essere modernamente consapevoli ed attivi. E’ l’indifferenza il peggiore dei sentimenti freddi che ci costringe in una solitudine arida e pietrificata, che nulla ha a che fare con la solitudine interiore, creatrice che riscopre la semplicità ela bellezza, ama il silenzio non come rinuncia  ma come ricchezza  e non ci costringe all’isolamento..Nella indifferenza si inaridisce e si esaurisce una qualsiasi comunità provvisoria interpersonale o di destino che riuscirebbe  per incanto anche a  rendere vivibile e degno di pensiero…. una vita vissuta anche nella dolore, al margine, nella provvisorietà ,nell’angoscia ,nella sofferenza o nella disperazione per contrastare un nihilismo disperato  verso un confortevole passato o un inquietante futuro.Una vita degna di essere vissuta  per la sua naturale  vitalità  e che vede anche solo nel  dono gratuito della amicizia  (philìa) un possibile  superamento dei labirinti  consapevoli e inconsapevoli del nostro ego  che ci possa far  vivere anche il dolore e la sofforenza ,la fragilità, il morire e il nascere  nostro ed altrui come qualcosa che ci interessa molto da vicino come un destino comune anche in cui siamo coinvolti anche noi.Una comunità del cuore che va oltre la comunità di cura o di lotta in cui siamo capaci di  capire e convivere come nostra anche la fragilità, la difficoltà, la sofferenza  degli altri. Un destino comune come esperienza complessa,difficile, affascinante ma anche inquietante. In questo senso mi inquietano e mi affascinano le parole profonde e sofferte della Elda e nel mio caso mi incitano a continuare con testardaggine e ripetitività a vederle necessariamente inserite nel percorso della nostra esperienza comunitaria in Irpinia anche a costo di testate di incomprensioni , dolorose e insopportabili. Per non cadere in un solipsismo nobile  e degno  che non ci costringe ad inventare,sognare e cercare vie di uscite  dignitose  in un mondo culturale e politico che ha perso il bandolo umanistico della suo  essere  vivibile.Ed ho pensato ad un riferimento umano e storico che mi confortasse non solo con bellissime e profonde parole ma con azioni e fatti storici che veramente hanno determinato situazioni e cambiamenti “rivoluzionari” interiori ed esteriori…..

mauro orlando



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Una opinione su "….. indifferenza, fragilità e provvisorietà comune."

  1. Molto bello , Mauro . La fragilità come fonte di irradiazione della bellezza e delle buone pratiche…. riconoscere negli altri per riconoscersi…. vero.

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