La nuova Politica agricola comunitaria è ancora una bozza, ma registra un’inversione di tendenza che fa ben sperare. La Repubblica, 9 gennaio 2012
L’Europa agricola gira pagina. Più soldi andranno a chi proteggerà il paesaggio rurale. A chi curerà i terrazzamenti, le siepi, gli stagni, i fossi, i filari di alberi. A chi, invece delle immense estensioni di solo grano o di solo mais, preferirà differenziare le colture e quindi la biodiversità. A chi farà dell’agricoltura un fronte per frenare i cambiamenti climatici. La svolta era nell’aria.
Ora è nero su bianco nella bozza della nuova Pac (la Politica agricola comunitaria) messa a punto dalla Commissione europea e valida dal 2014 al 2020. Adesso comincia un faticoso lavorìo perché i singoli paesi proporranno aggiustamenti. La traccia resta però questa ed è chiara la prescrizione a praticare un’agricoltura che recupera metodi tradizionali a scapito di un’agricoltura industriale.«Stavolta, invece di una vaga esortazione, l’Europa investe fondi nella tutela del paesaggio, favorendo chi limita le emissioni di carbonio e i concimi chimici e contrastando un’agricoltura divoratrice di energia», spiega Mauro Agnoletti, professore alla Facoltà di Agraria di Firenze, fra i promotori di questa inversione di tendenza.
La Pac destina in sette anni 400 miliardi di euro all’agricoltura comunitaria. 1 miliardo e 200 milioni ogni anno sono indirizzati a interventi agro-ambientali, il cosiddetto greening. Uno dei punti di svolta è l’incentivo a chi diversifica le colture. L’articolo 30 stabilisce che per accedere ai finanziamenti, ogni agricoltore che possiede oltre 3 ettari di superficie deve praticare almeno 3 diverse coltivazioni: chi possiede 100 ettari può seminarne a granturco, per esempio, non più del 70 per cento, il 15 deve destinarlo a pomodori o melanzane, il restante 15 a legumi o ad alberi da frutta. «L’Europa finanzia chi salvaguarda un mosaico paesaggistico complesso, che è una delle caratteristiche più apprezzate del paesaggio rurale italiano e che però nel nostro paese si è andata perdendo, si è semplificata e banalizzata, non solo a causa dell’espansione edilizia, ma anche per l’abbandono dei terreni, circa 130 mila ettari l’anno, e per l’incedere dei boschi, che aumentano di 80 mila ettari l’anno», aggiunge Agnoletti.
L’Europa indica un’altra strada. Almeno il 7 per cento di ogni proprietà (recita l’articolo 32) deve essere costituito da “aree di interesse ecologico”, che possono avere al loro interno terreni a riposo, terrazzamenti e altri “elementi caratteristici del paesaggio”, che poi andranno definiti territorio per territorio, ma di cui la Commissione stila una prima lista: terrazzamenti, siepi, alberi in filare… «L’Italia dovrebbe includere altri elementi, come colture promiscue, viticoltura, olivicoltura e frutticultura tradizionale», insiste Agnoletti. E poi vanno conservati i prati permanenti e le superfici per il pascolo, che in Italia sono diminuiti da 6 milioni (1861) a 3 milioni di ettari odierni.
«È molto significativa l’attenzione ai terrazzamenti, che hanno caratterizzato per secoli il paesaggio italiano, dalla Valtellina alla Toscana alla costiera amalfitana», spiega Agnoletti. Laddove sono stati conservati, hanno anche impedito le frane, come in Liguria: «Per conto del Fai abbiamo condotto un’indagine nelle zone distrutte dall’alluvione di ottobre. Solo in 5 casi su 88 le frane hanno interessato terrazzamenti. Nel 95 per cento hanno investito terrazzi abbandonati e invasi da vegetazione arborea o arbustiva».
Francesco Erbani
mi fa piacere leggere questo testo prima dell’ennesimo viaggio in un posto sperduto,..
oggi sono a salvitelle
ho un mal di testo immenso ma parto, vado a onorare il paesaggio….
ho linkato ad amici della zona questa iniziativa.
” ho un mal di testo immenso….”
caro franco,
ti basta una vocale per cambiare un paesaggio
Speriamo si concretizzi anche da noi senza le solite dispersioni di denaro a fondo perduto. Il nostro paesaggio è davvero un patrimonio che abbiamo trascurato troppo a lungo. Basta vedere com´è ridotta l´intera pianura padana, tra monocolture e righe di fabbriche monocolori e piatte. Ben vengano le direttive dell´UE, sperando vengano implementate in maniera responsabile.
A breve in linea i risultati della significativa mole di lavoro svolta durante l’attività che Amici della Terra ha promosso questa estate.
“Tra i Sic i corridoi ecologici”
Le connessioni del paesaggio nelle discontinuità antropiche
Un’azione coordinata ed integrata di proposta scientifica, culturale e di educazione ambientale per la valorizzazione dell’aree protette della Rete Natura 2000 in Irpinia.
Pubblicazioni, raccolta dei contributi scientifici, documentari sui fiumi irpini, videoracconto dei concerti, delle escursioni, delle attività svolte con i bambini, restituiranno (spero) le imponenti potenzialità che un uso consapevole del paesaggio generano anche in termini economici.
La riforma della PAC (politica agricola comunitaria( con quanto indicato nel post è stata la guida degli interventi mirabili e centrati svolti dal prof. Marotta e dalla prof. Nazzaro dell’Università del Sannio ed estensori materiali del PSR della Regione Campania (in particolare per le misure di finanziamento agroambientali) durante lo svolgimento del workshop sull’economia ambientale.
http://www.amicidellaterrairpinia.it/sic-corridoi-ecologici/workshop/
Mi fa piacer leggere queste notizie…… a breve pubblicherò su Blog una mia riflessione sulla depredazione del nostro territorio tra 700 e 800…….